Foto Giuseppe Punzi |
Cari lettori del Corriere dello
Spettacolo,
oggi, in esclusiva per voi,
risponderà alle mie domande Gianni Milano, ingegnere, divulgatore scientifico,
conduttore televisivo e, da pochi mesi, anche scrittore!
Ciao Gianni! Iniziamo proprio dalla tua nuova veste di scrittore. Ossia dal
tuo romanzo “In un Battito d’Ali” pubblicato lo scorso dicembre da Nane
Edizioni! Sei un professionista affermato in più settori del sapere. Cosa ti ha
spinto a scrivere il tuo “In un Battito d’Ali”?
All’inizio del libro c’è una sintesi dei motivi che,
secondo me, solitamente spingono in generale gli autori a scrivere e quelli che
hanno spinto me. Leggere è un privilegio e scrivere è un’esperienza
meravigliosa.
“In Un Battito d’Ali” mi ha consentito di ritagliarmi dei momenti di serenità e di concentrazione per confrontarmi con le mie emozioni, con i miei pensieri e con i tantissimi professionisti che mi hanno aiutato a migliorare la mia preparazione. Non è semplice tradurre uno stato d’animo o una sensazione in lettere e far in modo che i periodi così composti abbiano un senso compiuto e la dovuta correttezza formale. La scrittura di un libro non può prescindere dalla padronanza della lingua che si adotta, capacità sempre più rara, che può essere migliorata soprattutto attraverso la poco diffusa lettura dei libri, di qualunque natura essi siano. Come spesso affermo: la lingua straniera più diffusa in Italia è l’italiano. Se leggessimo di più avremmo un livello culturale medio più elevato che, senza dubbio, ci consentirebbe non solo di parlare ed esprimerci meglio, ma soprattutto di costruire i percorsi mentali più adeguati per attivare un pensiero e un ragionamento performante. Siamo chiamati a scegliere in ogni istante della nostra esistenza e chi non coltiva la propria conoscenza, banalmente, sceglierà senza avere cognizione di causa o, addirittura, affidandosi ciecamente agli altri. Mi piacerebbe sapere che “In Un Battito d’Ali” possa emozionare, fare in modo che il lettore si immedesimi e provi sulla sua pelle i sentimenti e gli stati d’animo dei personaggi avendo la possibilità di apprezzare cose che precedentemente non conosceva o non vedeva dirigendosi verso un nuovo stato di conoscenza di se stesso e del mondo in cui vive. Trovo che una maggiore consapevolezza di noi stessi possa facilitare il processo di crescita a cui tutti siamo chiamati a rispondere.
“In Un Battito d’Ali” mi ha consentito di ritagliarmi dei momenti di serenità e di concentrazione per confrontarmi con le mie emozioni, con i miei pensieri e con i tantissimi professionisti che mi hanno aiutato a migliorare la mia preparazione. Non è semplice tradurre uno stato d’animo o una sensazione in lettere e far in modo che i periodi così composti abbiano un senso compiuto e la dovuta correttezza formale. La scrittura di un libro non può prescindere dalla padronanza della lingua che si adotta, capacità sempre più rara, che può essere migliorata soprattutto attraverso la poco diffusa lettura dei libri, di qualunque natura essi siano. Come spesso affermo: la lingua straniera più diffusa in Italia è l’italiano. Se leggessimo di più avremmo un livello culturale medio più elevato che, senza dubbio, ci consentirebbe non solo di parlare ed esprimerci meglio, ma soprattutto di costruire i percorsi mentali più adeguati per attivare un pensiero e un ragionamento performante. Siamo chiamati a scegliere in ogni istante della nostra esistenza e chi non coltiva la propria conoscenza, banalmente, sceglierà senza avere cognizione di causa o, addirittura, affidandosi ciecamente agli altri. Mi piacerebbe sapere che “In Un Battito d’Ali” possa emozionare, fare in modo che il lettore si immedesimi e provi sulla sua pelle i sentimenti e gli stati d’animo dei personaggi avendo la possibilità di apprezzare cose che precedentemente non conosceva o non vedeva dirigendosi verso un nuovo stato di conoscenza di se stesso e del mondo in cui vive. Trovo che una maggiore consapevolezza di noi stessi possa facilitare il processo di crescita a cui tutti siamo chiamati a rispondere.
Leggendo il tuo libro, e sono solo all’inizio, mi ha colpito molto il tuo
sentirti, o direi “essere” in armonia con il cosmo e con te stesso. Ci puoi
svelare qual è il tuo segreto per raggiungere tale condizione?
Credo che ognuno di noi abbia una missione in terra, ma
purtroppo non tutti riescono facilmente ad individuarla, tantomeno ad onorarla.
Io ritengo di appartenere alla categoria di persone che, invece, è riuscita nel
primo intento e si impegna costantemente per mettere in atto anche il secondo.
Se siamo sul percorso che Dio ha disegnato per noi allora siamo centrati, direi
in asse con noi stessi e con l’universo, per cui nulla ci può davvero alterare,
perché sappiamo con certezza da dove siamo giunti e conosciamo la nostra meta.
Insomma non siamo alla ricerca inutile di cose effimere, piuttosto ci
circondiamo di affetti e valori che ci proteggono e ci aiutano a compiere la
missione. Credere in Dio, avere cioè fede, è la salvezza per ogni essere umano.
Lui non ci abbandona mai, nemmeno in quei momenti bui in cui, invece, riteniamo
lo abbia fatto.
In te albergano due “anime”, quella scientifica, figlia dei tuoi studi di
ingegneria, e quella umanistica. Ci spieghi in quale modo avviene il “dialogo”
tra le due culture e se una delle due prevale nella tua personalità?
Intanto grazie per questo complimento forse eccessivo.
Non sono ne’ uno scienziato, ne’ un letterato, direi solo che sin dalla nascita
sono sempre stato animato da molta curiosità e appassionato dal funzionamento
del mondo in cui viviamo. Ho studiato per anni e non smetterò mai di farlo
perché la conoscenza mi aiuta a sentirmi più completo e quindi più vicino
all’universo di cui siamo una piccolissima parte. Ovviamente nel campo
scientifico mi muovo con maggiore destrezza mentre in quello umanistico e delle
scienze sociali procedo con cautela e interesse certamente mosso dalla passione
che non manca mai in ogni mia attività.
Mi permetto di entrare un pochino nel personale… L’incidente che ha
cambiato la tua vita e che hai ben narrato nel tuo romanzo, è stato determinato
dalla negligenza di alcuni operatori. A distanza di anni, che tipo di
sentimenti provi per quelle persone?
Il mio sentimento nei loro confronti non è mai cambiato:
non ho mai provato odio per alcuno e continuerò a farlo! Il perdono e la pietà
sono due chiavi fondamentali per apprezzare al meglio la nostra esistenza e poi
chi nasce tondo non può morire quadro. Non ha senso sprecare energie per chi
non ne merita. La negligenza, la mediocrità e la sufficienza dilagano in questo
mondo e non sarà certamente il mio caso a far cambiare persone che hanno fatto
di queste parole dei falsi comandamenti per la loro vita. Credo solo nella
cooperazione e nella necessaria denuncia delle cose e delle persone che non
funzionano o che non fanno il loro dovere. Mi sono trovato in una situazione, a
dir poco, paradossale, ma grazie a Dio, sono ancora qui a raccontarla.
Per dedicarti agli studi e alla carriera, pensi di aver trascurato qualche
aspetto della tua vita privata o credi che “si possa avere tutto dalla vita”?
Non si può avere tutto dalla vita senza alcun dubbio.
Lungo il cammino necessariamente lasciamo qualcosa, ma contemporaneamente ci
arricchiamo e portiamo via con noi qualcos’altro. Il dettaglio è solo parte del
tutto. Un ingegnere sa benissimo che ogni attività va vista come elemento di un
processo più completo e strutturato che è sempre regolato da un’equazione di
bilancio. Nulla si fa e nulla si ottiene senza un costo, sia esso economico,
morale, psicologico o fisico per cui dico sempre che il conto, prima o poi,
arriva per tutti. Ovviamente per poter fare cose ambiziose bisogna impiegare
grandi risorse e spesso sacrificare anche qualcosa o qualcuno: non è facile
saper coniugare tutte le esigenze che ogni età richiede. Spesso mi chiedo come
sarebbe stata la mia vita se non avessi fatto quella scelta oppure quell’altra,
ma poi concludo sempre allo stesso modo le mie riflessioni: la vita ci porta
dove deve condurci a patto di saper leggere i segnali che ci vengono offerti e
di saper operare le scelte giuste. Tutto arriva per chi sa attendere non basta!
Credo piuttosto nel motto che mi hanno insegnato da piccolo: se insisti e
resisti, raggiungi e conquisti.
Quali sono i tuoi consigli per vivere al meglio in questo periodo non
facile in cui il brutto tempo lascia poco spazio al sereno?
Intanto sono un inguaribile ottimista e prima di ogni
altra cosa un marinaio per cui sono certo che il mal tempo passerà. Il sole è
un’infinita fonte di energia e non smetterà mai di riscaldare il nostro
pianeta, o meglio, lo farà quando noi saremo già passati a miglior vita.
Bisogna darsi da fare, impegnarsi e non mollare mai. Il Maestro Einstein diceva
sempre che nei momenti di crisi vengono fuori i grandi talenti e i loro valori
per cui se ne abbiamo non dobbiamo temere, diversamente…
Chi sono i protagonisti del nostro secolo che ti appassionano di più?
Questo pensando a vari settori culturali, artistici e dello spettacolo.
Non riuscirò a fare un elenco completo, ma posso provare
ad individuare i personaggi che per me sono, senza alcun dubbio, i punti di
riferimento insostituibili nei diversi settori. Per la scienza in generale e la
capacità divulgativa il prof. Antonino Zichichi. Per la televisione Pippo
Baudo. Per la musica rock gli U2. Per il cinema Al Pacino e Nicole Kidmann. Per
la spiritualità e la pace nel mondo Madre Teresa di Calcutta e Giovanni Paolo
II.
Pregi e difetti di Gianni Milano.
Chi elenca i propri pregi lascia trasparire il suo più
grande difetto: la presunzione. Trovo più gradevole, e cortese, lasciare agli
altri l’individuazione di eventuali pregi (almeno uno c’è sempre). A me non
resta che una sorta di “avviso ai naviganti” sui miei difetti. Del resto, lo
dicono tutti i saggi, prendere coscienza di se stessi significa avere già
percorso metà dell’opera.
Quindi ecco i miei difetti:
1. Spesso non
mi rendo conto che non è normale per tutti dormire con i cani sul letto o
vedere un film sdraiato sul divano tra loro e i cuscini e soprattutto baciarli
o abbracciarli senza pudore.
2. Sono
esigente con tutti coloro che mi circondano: mi danno fastidio le persone
inaffidabili, incoerenti, disordinate, imprecise, ritardatarie e bugiarde.
3. Spesso non
riesco a controllare la mia mimica facciale quando qualcuno o qualcosa non mi
va a genio lasciando trasparire quello che penso.
4. Quando sono
stanco sono scontroso e preferisco restare da solo. Di solito cerco di
raggiungere i luoghi dove l’acqua calda termale si può prendere cura di me.
5. Non rinuncio
quasi mai alla partita settimanale di calcetto con gli amici di sempre.
6. Non sono una
persona paziente con chi mi fa ripetere le cose più di tre volte o con chi mi
chiama in continuazione per chiedermi la stessa cosa.
7. Non vado
tanto d’accordo con chi non ha voglia di cucinare o di preparare delle
prelibatezze anche se sta da solo perché ritengo che si debba mangiare anche
per gusto e non solo per sopravvivenza.
8. Non amo fare
le cose troppo stereotipate come ad esempio uscire il sabato sera solo perché
lo fanno tutti o andare al cinema il mercoledì senza sapere cosa si vada a vedere.
9. Non amo
frequentare i luoghi e i locali in cui si accalca la gente; non mi fa piacere
avere a fianco persone che fumano.
10. Non sopporto
l’idea di andare al mare restando fermo in spiaggia tra una miriade di sedie
sdraio e di persone che giocano, mangiano, parlano e prendono il sole.
11. Non mi piace
che amici e parenti si presentino a casa mia senza essersi annunciati con
anticipo ed aver atteso una conferma considerato che, oltre ad essere una cosa
educata, mi consente di poter disporre di quel poco tempo che ho a disposizione
per rilassarmi quando sono per l’appunto a casa.
12. Mi
infastidisce il fanatismo, religioso, culturale, ideologico, politico e
sportivo.
Grazie Gianni per averci dato modo di conoscerti meglio sotto svariati
punti di vista. In bocca al lupo per la tua già brillante carriera!
Da Claudia Conte per ora è tutto! Arrivederci al prossimo articolo amiche
ed amici del Corriere dello Spettacolo!
Curata da Claudia Conte
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