Piccolo Teatro
Grassi, Milano. Dall’8 al 13 aprile 2014
Foto Bepi Caroli |
Accompagnato
dalle note malinconiche di una composizione per pianoforte di Stefano Bollani,
Battiston/Auster entra in scena e subito la riempie, se ne impossessa e la sua
figura preponderante quanto i ricordi che si appresta a raccontarci, si muove
su un tappeto di vecchi vestiti, riflettendosi su un enorme specchio sbilenco,
che sembra crollargli addosso come un passato che ritorna.
E
così un figlio, dopo la morte del padre, avvenuta una domenica mattina,
giornata alquanto inopportuna per andarsene, ma “sono sempre le brutte notizie
a non poter aspettare”, si ritrova nella casa paterna con lo scopo pratico di
liberarla per i nuovi inquilini. Tra scarpe usate, pentole unte, fotografie,
vestiti e decine di cravatte che pendono sul palcoscenico e poi cascano inermi
e ormai inutili, si svolge il racconto di una vita invisibile, che non ha
lasciato tracce se non quegli oggetti disposti in bell’ordine, ma polverosi e
sporchi.
Foto Bepi Caroli |
E il
ricordo di una vita passata nell’indifferenza e nella solitudine, riapre la
ferita di un rapporto mai instaurato con un padre che vedeva il figlio solo
“attraverso le nebbie della sua solitudine, un’ombra che appariva e spariva in
una regione male illuminata della sua coscienza”.
Foto Bepi Caroli |
Mentre
Giuseppe Battiston nella parte di Paul Auster, l’autore di “The Invention of
Solitude” memoir scritto nel
1982, dava a ogni parola un senso visivo molto forte oltre naturalmente a
quello emotivo, si aveva l’impressione che il silenzio in sala fosse più
profondo che mai, forse perché reso inquieto e turbato da ricordi, assonanze,
echi che si facevano largo a poco a poco nella mente e nel cuore di ogni singolo
spettatore.
Una
vicenda universale che racconta con malinconia, rabbia, amarezza due vite che
hanno proceduto ignare l’una dell’altra, senza amore, comprensione, vicinanza.
Solo
dopo la morte, tra oggetti da buttare nella spazzatura e altri da regalare ai
parenti, quel non- rapporto troverà una spiegazione, ma quando ormai sarà
troppo tardi.
Triste
ma bello, uno spettacolo che Battiston porta fino in fondo senza mai
allontanarsi da quel figlio ferito e straziato, in cerca di un padre, e non di
ombra nella nebbia, cui dedica un memoir,
con l'illusione di poter di curare quell'antica ferita.
“E'
stato non sarà mai più ma tu ricorda”.
Daria D.
Piccolo Teatro Grassi
(via Rovello, 2)
dall’8 al 13 aprile
2014
L’invenzione della
solitudine
di Paul Auster
"L’invenzione
della solitudine", copyright (c) 1982 Paul Auster, edito in Italia da
Giulio Einaudi Editore
con Giuseppe
Battiston
regia Giorgio
Gallione
scene e costumi Guido
Fiorato
musiche Stefano
Bollani
luci Aldo Mantovani
produzione Teatro
dell’Archivolto / Teatro Stabile di Genova
Foto di scena Bepi
Caroli
Orari: martedì e
sabato ore 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16.00.
Lunedì riposo.
Durata: 70 minuti
senza intervallo.
Prezzi: platea 33
euro, balconata 26 euro.
Informazioni e
prenotazioni 848800304 - www.piccoloteatro.org
Battiston...odioso sopravvalutato!!!
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