11 aprile, 2014

L’INVENZIONE DELLA SOLITUDINE di PAUL AUSTER. REGIA di GIORGIO GALLIONE, CON GIUSEPPE BATTISTON. Di Daria D.


Piccolo Teatro Grassi, Milano. Dall’8 al 13 aprile 2014

Foto Bepi Caroli
Accompagnato dalle note malinconiche di una composizione per pianoforte di Stefano Bollani, Battiston/Auster entra in scena e subito la riempie, se ne impossessa e la sua figura preponderante quanto i ricordi che si appresta a raccontarci, si muove su un tappeto di vecchi vestiti, riflettendosi su un enorme specchio sbilenco, che sembra crollargli addosso come un passato che ritorna.
E così un figlio, dopo la morte del padre, avvenuta una domenica mattina, giornata alquanto inopportuna per andarsene, ma “sono sempre le brutte notizie a non poter aspettare”, si ritrova nella casa paterna con lo scopo pratico di liberarla per i nuovi inquilini. Tra scarpe usate, pentole unte, fotografie, vestiti e decine di cravatte che pendono sul palcoscenico e poi cascano inermi e ormai inutili, si svolge il racconto di una vita invisibile, che non ha lasciato tracce se non quegli oggetti disposti in bell’ordine, ma polverosi e sporchi.
Foto Bepi Caroli
E il ricordo di una vita passata nell’indifferenza e nella solitudine, riapre la ferita di un rapporto mai instaurato con un padre che vedeva il figlio solo “attraverso le nebbie della sua solitudine, un’ombra che appariva e spariva in una regione male illuminata della sua coscienza”.
Foto Bepi Caroli
Mentre Giuseppe Battiston nella parte di Paul Auster, l’autore di “The Invention of Solitude” memoir scritto nel 1982, dava a ogni parola un senso visivo molto forte oltre naturalmente a quello emotivo, si aveva l’impressione che il silenzio in sala fosse più profondo che mai, forse perché reso inquieto e turbato da ricordi, assonanze, echi che si facevano largo a poco a poco nella mente e nel cuore di ogni singolo spettatore.
Una vicenda universale che racconta con malinconia, rabbia, amarezza due vite che hanno proceduto ignare l’una dell’altra, senza amore, comprensione, vicinanza.
Solo dopo la morte, tra oggetti da buttare nella spazzatura e altri da regalare ai parenti, quel non- rapporto troverà una spiegazione, ma quando ormai sarà troppo tardi.
Triste ma bello, uno spettacolo che Battiston porta fino in fondo senza mai allontanarsi da quel figlio ferito e straziato, in cerca di un padre, e non di ombra nella nebbia, cui dedica un memoir, con l'illusione di poter di curare quell'antica ferita.
“E' stato non sarà mai più ma tu ricorda”.

Daria D.


Piccolo Teatro Grassi (via Rovello, 2)
dall’8 al 13 aprile 2014
L’invenzione della solitudine
di Paul Auster
"L’invenzione della solitudine", copyright (c) 1982 Paul Auster, edito in Italia da Giulio Einaudi Editore
con Giuseppe Battiston
regia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato
musiche Stefano Bollani
luci Aldo Mantovani
produzione Teatro dell’Archivolto / Teatro Stabile di Genova

Foto di scena Bepi Caroli

Orari: martedì e sabato ore 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16.00.
Lunedì riposo.

Durata: 70 minuti senza intervallo.
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro.


Informazioni e prenotazioni 848800304 - www.piccoloteatro.org

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