Masturbazione
Violenza
Sesso
Omosessualità
Suicidio
Aborto
Libertà
Speranza
Tematiche forti, intense, che sono state sviscerate
durante le due ore abbondanti di spettacolo, argomenti ritenuti, tutt’oggi,
scomodi in una società abituata a nascondere, evitare, a non vedere. Quale
luogo migliore per metterle in scena se non nel posto più classico in assoluto?
Il Teatro Verdi di Padova ha ospitato la produzione
italiana di Spring Awakening – Risveglio di Primavera dall’8 al 13 aprile
(precedentemente al Teatro Goldoni di
Venezia dal 3 al 6 aprile).
Per lo statico frequentatore della platea “verdiana” e
similari consiglio di lasciare all’ingresso la fiducia e il perbenismo verso un
palco che può stravolgere, per chi non è abituato, il personale concetto di
fruizione della scena.
Parlo da accanita frequentatrice di spettacoli di teatro
contemporaneo – la durata massima che posso sostenere in platea è un’ora,
un’ora e mezza al massimo - i musical non sono il mio pane quotidiano, ma non
posso che parlarne bene di questo lavoro per la regia di Emanuele Gamba sotto
la direzione artistica di Pietro Contorno, che sta facendo il giro di tutte le
città italiane. Spring Awakening è un musical rock, vincitore di numerosi Tony
Awards, su musiche di Duncan Sheik e con libretto e testi di Steven Sater,
ampiamente conosciuto e premiato all’estero.
Spring Awakening tratto dall’opera Risveglio di Primavera
di Frank Wedekind, risale al 1891.
Se pensiamo al periodo in cui è stato scritto e all’epoca
in cui siamo oggi sembra impossibile quanta attualità ancora traspaia in queste
tematiche, che continuano a rimanere tabù, ad essere additate come
“scandalose”.
Questa contemporaneità è portata in scena prima ancora
che col corpo, con la musica, da un gruppo di giovani talentuosi
attori-cantanti che incarnano una gioventù a cui sono state tappate le ali dal
ben pensare e l’ipocrisia degli adulti che anziché comunicare con i propri
figli, li oscuravano dai normali
processi della vita, tenendoli lontani dai loro istinti, punendoli anche
fisicamente.
I protagonisti della vicenda sono ragazzi timorosi,
sognatori, curiosi, arrabbiati e innamorati della vita.
La scoperta della sessualità diventa un modo per
conoscere se stessi e gli altri, diventa anche qualcosa che spaventa, che
allontana o che unisce. Due atti ricchi di canzoni che traducono gli stati
d’animo, le azioni e i tormenti dei protagonisti, in particolare di Wendla
Bergman, Moritz Stiefel, Melchior Gabor e Ilse.
Immaginate un gruppo di giovani pieni di speranze verso
il futuro, ricchi di amabile disincanto, di sentimenti puri e poi ancora la
passione del corpo, la difficoltà di essere ascoltati dagli adulti (genitori,
insegnati, medici interpretati con ecletticità da Francesca Gamba e Gianluca
Ferrato), ostacoli che sembrano insormontabili, la voglia di lasciarsi andare e
la paura di non avere nessuno nel buio che li circonda. Immaginate una scena
cruda come un suicidio, un colpo di pistola e poi, giù, un colpo tonante che
invade il palco, immaginate un funerale e un aborto. Immaginate anche in mezzo
a tutto questo i primi approcci col sesso, dalla masturbazione alla prima-vera
esperienza sessuale, ai sogni erotici, alle infatuazioni per l’insegnante di
piano. Immaginate ragazzi e ragazze, uniti nell’amicizia più forte e poi
immaginate la speranza alla fine del tunnel che abbraccia e avvolge tutti,
pubblico compreso, in una speciale purple summer.
Le soluzioni sceniche e registiche sono state
impeccabili, mai scontate né banali (per esempio nella scena in cui i ragazzi
vanno a scuola e le sedie diventano cartelle scolastiche), alcuni punti
originali nella semplicità e linearità degli elementi, poco era presente sul
palcoscenico. Una piattaforma centrale raccoglie le scene principali, la grande
lavagna alle spalle della scena, laterale rispetto alla centralità, che
s’inserisce perfettamente tra le due rampe di scale che permettono piani
sequenza differenti, originano ambienti e situazioni simultanee, come due
“film” in parallelo. La lavagna è certamente l’elemento scenico principale
perché racconta e traduce ogni canzone e stato d’animo in un continuo flusso di
scritture che donano ancora più enfasi alle tematiche, parole che rimangono più
indelebili nella mente e che a tratti fanno riflettere.
Nell’ultima scena la piattaforma centrale si apre e crea
uno “spazio bianco”, una stanza dove terreno e aldilà si uniscono in un momento
pieno di speranza e fiducia verso la vita. Una natura che diventa la
protagonista assoluta nelle parole e nelle immagini che danno vita ad un
continuo quadro creato alle spalle degli attori, nella terza parete, immagini
in bianco e nero in cui le ombre dei protagonisti diventano parte integrante
della scena descritta.
Uno spettacolo ben fatto, per la scena, le musiche e le
canzoni, per il cast giovane e bravo (con Flavio Gismondi, Federico Marignetti,
Arianna Battilana, Tania Tuccinardi, Gianluca Ferrato, Francesca Gamba, Paola
Fareri, Vincenzo Leone, David Marzi, Chiara Marchetti, Andrea Simonetti, Renzo
Guddemi, Albachiara Porcelli, le musiche dirette da Stefano Brondi, le scene ad
opera di Paolo Gabrielli, le luci a cura di Alessandro Ferri e i video di Paolo
Signorini), nonostante si potesse cogliere una presenza scenica e un vissuto
ancora un po’ acerbo per poter trasmettere con impatto tutte le situazioni
rappresentate.
Per molti uno spettacolo “scomodo”, in particolare per
chi fa fatica a guardare, perché mette sotto la lente d’ingradimento
particolari intimi delle relazioni e della natura umana. Ma, se non le troviamo
a teatro tutte queste cose dove le possiamo incontrare? Spesso spettacoli del
genere mettono alla prova il pubblico, ma nel bene o nel male lasciano un segno
che ogni spettatore si porta a casa a modo suo, facendolo diventare un proprio
intimo vissuto.
Ognuno di noi ha una sua personale primavera, intesa come
un momento di risveglio, dove qualcosa cambia, dove qualcosa s’interrompe per
far nascere altro, nella fiducia della natura che ci insegna che dopo una morte
c’è sempre una rinascita, dopo la fine di un ciclo c’è sempre l’inizio di
qualcos’altro, dopo la primavera c’è sempre un’estate, dove la speranza e i
sogni hanno diritto e dovere di continuare ad esistere e persistere,
l’importante è crederci.
I
believe.
Prossime date per vedere lo spettacolo sono il 10 e 11
maggio al Teatro Duse di Bologna!
Cristina Zanotto
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