Teatro Pietro Aretino, Arezzo. Giovedì 10 Aprile 2014
Foto Luca del Pia |
"Mi ostino a credere -
imprudentemente - che un complesso sintetico di segni significativi possa ben
conferire alla scena la trasparenza necessaria a rendere comprensibile anche
quello che non è veramente espresso." [Roberto Bracco]
Cosa rimane di una vita dedicata allo spettacolo,
consegnata all'intrattenimento di migliaia di sconosciuti? Di quegli artisti
che non riescono a "sfondare", che non raggiungono l'agognata gloria,
più sfortunati, forse meno talentuosi, quando manca la famiglia o altro, chi si
preoccupa di questi, chi si prede cura di loro?
In Italia esistono tre realtà (a Milano, Bologna,
Scandicci) che lavorano per ovviare a questa problematica sociale del nostro
Paese.
Lo spettacolo è per loro e per tanti artisti alla fine
delle loro vite e delle loro carriere, per difendere la loro dignità. Forse può
apparire ridicolo preoccuparsi di una questione del genere in un momento
storico che soffre già di tanti problemi, altri sicuramente più importanti.
Tuttavia, ancora una volta, ci troviamo davanti ad un problema ben più serio di
quello che può apparire: la trascuranza dell'arte; fatto che diventa un colmo
ed un paradosso in un Paese come il nostro. Batignani e Faloppa autori di
quest'opera ed esegeti insieme a Paolo Tintelli, decidono di andare oltre,
perché dietro le quinte di questo spettacolo apatico nei confronti dell'arte -
in scena da troppo tempo - si nascondono realtà che a volte dimentichiamo e più
spesso neanche immaginiamo.
"Tu eri me" è l'indagine dietro le quinte di
questo brutto spettacolo che oggi l'arte vive ed è l'indagine su quei tanti che
ne pagano le conseguenze.
Uno spettacolo dal sapore antico, con toni nostalgici,
che richiama modi lontani di fare teatro, più intimi, in grado di raccontare
l'amarezza di questa storia, che vale per molti altri e potrebbe valere chissà
per quanti.
L'originalità, però, sta nell'unire a questo aspetto più
arcaico, sacrale e in un certo modo familiare, che lo spettacolo prende,
concezioni più moderne del teatro.
Il personaggio principale, interpretato dalla Tintelli,
si racconta, e raccontandosi porta con sè tutte le sue paure, i suoi rimpianti,
le sue gioie, non solo attraverso la parola, ma con l'aiuto di diversi
escamotage scenici: ironicamente geniale ed allo stesso tempo drammatico l'utilizzo
della smorfia napoletana per la "tombolata", gioco che ormai è
entrato nell'immaginario collettivo pensando alle case di riposo.
Uno spettacolo ben studiato, forte di un lavoro
intellettuale, che non manca nel regalare sorrisi e risate. In due parole:
davvero delizioso.
Massimo Quarta
di David Batignani e Simone Faloppa
con David Batignani, Simone Faloppa e Paola Tintinelli
Meridiano Zero / Armunia Festival Inequilibrio
con il sostegno di Festival riGENERAzioni e Kilowatt Festival
serata in collaborazione con Kilowatt Festival
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