11 maggio, 2014

Francesca Pettinelli: Vi racconto la mia “Non è la Rai”. Intervista curata da Andrea Axel Nobile


Francesca Pettinelli, una delle più amate e seguite ragazze della trasmissione “Non è la Rai”, format di successo degli anni ‘90, racconta a quasi vent’anni di distanza la sua esperienza in uno dei programmi cult della tv italiana, ma anche come è stata la sua vita dopo. Lo fa attraverso un libro dal titolo "Non era la mia vita", volume che si trova per ora solo in formato ebook nei vari store digitali. Francesca all’epoca di “Non è la Rai”, vista la sua grande popolarità, pubblicò un disco dal titolo “Dance whit Francesca”, che la portò a scalare le classifiche dei dischi più venduti in Italia.

Come nasce l’idea del libro?

Il libro nasce da più stimoli; uno su tutti è sicuramente il riscontro della gente che incontravo o che mi scriveva. Mi incontravano per strada, mi fermavano e mi dicevano sempre la stessa cosa: "eri così brava, perché non hai continuato?" . In realtà l'idea del libro nasce proprio da questo bisogno di dare una risposta. Far capire le varie dinamiche che sono nate dopo la trasmissione, dietro un successo travolgente vissuto all’epoca anche in maniera inconsapevole. E poi mi piaceva l’idea di rileggere alcune delle centinaia di lettere che mi arrivavano agli studi di produzione e raccoglierle tutte assieme in un libro. Mi è sembrata un’idea carina, un omaggio a tutti quelli che mi hanno seguita con grande amore e stima.

Come ti sei ritrovata nel contesto televisivo?

Come narro nel libro nasceva tutto un po’ per caso. Io amo cantare e ballare, mi ritrovai nel contesto di Domenica In, dove avevo un mio spazio. L’anno seguente Gianni Boncompagni fu chiamato alla Finivest per un programma quotidiano e molte di noi fummo chiamate in questo contenitore nuovo. All’inizio lo spazio che ci venne concesso fu poco, tant’è  che nel 1991 me ne andai. Poi fui richiamata in trasmissione dallo stesso Boncompagni.

Come mai poi decidesti di rientrare nella trasmissione?

Perché proposero ad alcune di noi di frequentare una scuola di spettacolo, dove imparavamo dizione, canto e ballo. Un po’ di  tutto. Per me e molte altre fu un sogno, ma la cosa durò ben poco: molte mie colleghe non erano interessate a questo, ma al solo apparire. D'altronde, la trasmissione andava bene così, non si puntava sul talento ma sui personaggi o su dei particolari volti. Personalmente volevo esprimere me stessa tramite il ballo e il canto; non mi interessava il semplice apparire.  In quel periodo fu bello anche  il rapporto che si instaurò con molte ragazze che sono ancora oggi le mie amiche.

Credi che non si puntasse sul talento in quella trasmissione?

Credo che si puntasse poco al talento; come si sa c’erano delle vocalist a prestare le voci alle ragazze e in poche di noi cantavamo con la nostra vera voce. Sebbene vi fossero delle ragazze molto capaci che si davano da fare e hanno dimostrato di avere del talento anche fuori al contesto di “Non è la Rai”. Oggigiorno nei vari talent c’è uno scontro tra talenti e si punta soprattutto su questo. Il successo post-trasmissione ha premiato maggiormente quelle che erano meno in luce in quel contesto.

Il successo era tanto, ma come lo vivevi?

Era molto bello l’affetto del pubblico, però vivevo il tutto in maniera conflittuale, perché mi chiedevo: “sono qua per me o sono qua in quanto fan della trasmissione? Quindi o me o un’altra era la stessa cosa? Piaccio io o piace il programma?”. Mi sentivo un po’ in una dimensione dove ti senti spersonalizzata, sopraffatta dalla popolarità.

Dopo la trasmissione cosa è successo?

Come dicevo prima, molte di noi non sono riuscite a scrollarsi quel marchio: rimani e rimarrai Francesca di “Non è la Rai”; avrei voluto fare altro, perché non mi piaceva l’ammiccamento alla telecamera o ricoprire un ruolo del genere in tv. Io cercavo una forma di espressione artistica, e questo è stato molto complicato dopo la trasmissione; la popolarità era tanta ed eri vista con quel marchio specifico.

Hai provato a fare dei provini nei quali questa popolarità ti poteva aiutare?

No, perché quel tipo di tv non faceva per me. Io volevo cantare sui palchi ed essere felice, esprimendo la mia arte attraverso la musica. Sia chiaro: non discrimino chi fa quel tipo di televisione, ma non è il mio percorso. Io mi vedo un po’ come una rock-star.
 
Molti fan della trasmissione si chiedevano come mai te ne andasti al quarto anno. Sei pentita di questa scelta?

No, di questo non sono affatto pentita. Nella quarta edizione si abbassò l’età media delle partecipanti al programma, le mie amiche furono mandate tutte via e mi ritrovai ad avere 21 anni, con uno stuolo di ragazzine tra i 13 e i 16 anni. Non mi riconoscevo più in quel ruolo che mi fu affidato; mi sentivo che non potevo dare più nulla di quello che avevo fatto fino ad allora. E, quindi, lentamente ritornai alla vita di tutti giorni; mi iscrissi all’ultimo anno di liceo. E per me questo fu un momento importante, poiché stavo recuperando il rapporto con la quotidianità, facevo i conti con una popolarità, non acquisita nel tempo, ma arrivata veloce e inaspettata.

E  dopo cosa successe?

La popolarità diventava un problema. Quando andavo ai provini, mi sentivo ripetere “sei quella di Non è la Rai…”. Il problema è stato quando decisi di trovare un altro lavoro, con tutte le difficoltà che implica mettere un punto alle proprie passioni, nelle quali hai speso tanto. Mi sentivo discriminata nel mio essere una ex show-girl; ero vista quasi come una che non era adatta a un lavoro normale. Senza capire che ho iniziato da ragazzina, che talvolta quando si è piccoli ci si ritrova inseriti in cose più grandi di te e si prova a seguire i propri sogni.

Oggi cosa fai?

Oggi sono una donna serena. Ho un magnifico figlio, lavoro presso un’azienda che non ha avuto problemi ad assumermi e continuo a cantare con la mia band. Dopo un anno ho ripreso in mano il progetto musicale, per girare l’Italia in musica andando in lungo e in largo per proporre i nostri pezzi inediti, per chi mi volesse contattare, a me e alla mia band, per eventi live e serate, può farlo attraversso la mail uonnarock@gmail.com.


Curata da Andrea Axel Nobile

7 commenti:

  1. Spero che la chiamate per serate lei è top! Stefano

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  2. Una grande artista! come è duro il mondo dello spettacolo baci Cat Francy

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  3. Si chiamatela vi prego vogliamo un suo live! baci Orsetto Matto

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  4. Perchè non fate altri incontri con altre ex???

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  5. Andrea Axel Nobile sei una grande!!!!!!!!!!!

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  6. mi ricordo il suo bel culo quando mi segavo a 14anni!!!!!!!!

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