Io
sono Li (2011) di Andrea Segre ha segnato una tappa importante per il cinema
italiano ed una fondamentale per quello veneto.
Per
quanto riguarda l’intero stivale ha permesso la diffusione di un’immagine
veritiera della regione, lontana, allo stesso tempo, sia da stereotipi e
caricature, che da un’immagine idealizzata, integerrima della regione. Alla
produzione locale ha invece mostrato di poter contare su un territorio degno di
interesse anche al di fuori della cornice di Venezia.
La
Chioggia nella quale prende vita la storia è una zona lagunare e a rischio
allagamento, proprio come il capoluogo, ma a differenza di questo non viene
piegata alle esigenze narrative, non diviene metafora, di volta in volta, del
romanticismo, dell’avventura o della malinconia com’è quasi sempre accaduto con
i film ambientati a Venezia. In questo senso la regione ha finalmente mostrato
uno dei suoi volti, piuttosto che una delle sue maschere.
È
cambiata inoltre la geografia culturale, non più monopolizzata da gondole e
canali, bensì estesa all’intero orizzonte del mestiere e delle tecniche
tradizionali della pesca, che fanno da contrappunto alla scene riprese
all’interno del bar.
Un
aspetto interessante è dato anche dai protagonisti, entrambi stranieri. Shun Li
ed il Poeta rappresentano i due estremi del percorso d’integrazione: la prima è
giunta dalla Cina da pochi mesi, mentre il secondo è emigrato dall’Istria da
decenni. Il Poeta aiuta Li ad entrare nella cultura del luogo, passando da un
indicazione pratica come il “caffè corretto prugna” fino al ben più sottile
insegnamento del sapersi sacrificare per non ostacolare un bene maggiore.
Attraverso
questa coppia, questo duplice punto di vista, Segre riesce sempre a mettere a
fuoco la situazione, lasciando che i pregi ed i difetti del paese affiorino e
si affrontino senza pendere da una o dall’altra parte. Con le parole di Edward
Said le figure dei due protagonisti sono, per il regista, “quel distacco
culturale e quella generosità indispensabili per un'autentica visione delle
cose”.
Dalla
capacità analitica del regista trae vantaggio l’intera matrice etnografica del
film, che in modo rigoroso ma piacevole offre uno sguardo sul nordest della
crisi, con lavoratori cinesi sempre più inseriti nel tessuto produttivo. Quella
della barista Li non è insomma una situazione atipica, ma l’emblema di una
prassi. Per Roberto Chiesi, che ha curato un articolo dello speciale sul cinema
della migrazione proposto dalla rivista Segnocinema (n.179), “[Per Li] Chioggia
è apparentemente una dimensione rassicurante, ma presto subisce i pregiudizi
della solita, gretta provincia italiana”. Il giudizio è un po’ tranciante e non
tiene conto di una verità diversa, com’è lo strano rapporto di
diffidenza-fiducia che si è creato nella realtà tra veneti e cinesi:
all’interno del film i frequentatori del bar invitano effettivamente il Poeta a
fare attenzione sulle reali intenzioni della donna, ma riescono anche ad
instaurare con lei un’amicizia.
La pellicola si pone come snodo importante della vita artistica di Segre, portando in dote all’esordio nel cinema di finzione tutta l’esperienza raccolta con il lavoro di documentarista, sia per quanto riguarda la capacità d’osservazione – maturata, ad esempio con La Mal’ombra, di cui si parlerà in un prossimo intervento –, sia per quella di comprensione del fenomeno dell’emigrazione e delle sue conseguenze.
La pellicola si pone come snodo importante della vita artistica di Segre, portando in dote all’esordio nel cinema di finzione tutta l’esperienza raccolta con il lavoro di documentarista, sia per quanto riguarda la capacità d’osservazione – maturata, ad esempio con La Mal’ombra, di cui si parlerà in un prossimo intervento –, sia per quella di comprensione del fenomeno dell’emigrazione e delle sue conseguenze.
D’altro canto Io sono Li è anche il
punto di partenza per un’ulteriore indagine sul mondo degli stranieri in
Italia, La prima neve, opera ambientata tra le valli trentine in cui nasce una
sincera amicizia tra un ragazzino che ha da poco perso il padre ed un immigrato
togolese.
Giovanni Rubin
Io
sono Li
Un film di Andrea
Segre. Con Zhao Tao, Rade Sherbedgia, Marco Paolini, Roberto Citran, Giuseppe
Battiston. «continua Giordano Bacci, Spartaco Mainardi, Zhong Cheng, Wang Yuan,
Amleto Voltolina, Andrea Pennacchi, Guo Qiang Xu, Sara Perini, Federico Hu, Hi
Zhijian, Ni Jamin Drammatico, durata 100 min. - Francia, Italia 2011
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