Teatro Golden, Roma.
20 e 21 maggio 2014
Ci
sono spettacoli belli, interessanti, che lasciano sensazioni profonde. Spesso
occupano la scena nei teatri per pochi giorni, ospiti di un cartellone a fine
stagione. E quello visto al Teatro Golden di Roma nelle due serate del 20 e 21
maggio, scritto e interpretato da Daniela Morozzi, “Mangiare, bere, dormire.
Storie di badanti e di badati”, appartiene senz’altro a questa categoria.
Classe, poesia, divertimento, allestimento suggestivo, eleganza, riflessione.
Un canto dolente apre la serata, con la bellissima voce di Maria Grazia Campus,
sentori di terre lontane, lamento di un’umanità prossima eppure sconosciuta,
ignorata. Persone, innanzi tutto persone, con i propri vissuti difficili,
fardelli pesanti e muti, a cui la vita non regala nulla. Sei donne, sei mondi,
mirabilmente raccontati dalla Morozzi con grande efficacia e naturalezza. Dalla
Romania, dall’Africa, dal Venezuela, dall’Albania, dalla Bulgaria,
dall’Ucraina. Qualcuna torna nel proprio Paese, quasi tutte restano. “E’ una
trappola migrare, non si torna più indietro”, alle condizioni da cui si è
fuggiti.
Il sacrificio, l’amore negato o atteso, i figli, i mariti scappati. L’uomo è sempre il più debole, si sa. Universi che vengono in contatto, con le nostre famiglie, con noi, coi nostri affetti e i nostri sospetti di benestanti viziati. Racconti, poesie (tratte da “Ricordi di Alzheimer” di Alberto Bertoni) recitate da voci fuori scena, intrecciano le vite delle badanti con quelle dei badati, i nostri, che iniziano insieme a loro la fine dei propri giorni. Le avventure spesso dolorose di chi lascia le proprie radici vengono srotolate sulla bellissima scenografia, drappeggiata di lunghi teli color sabbia, anch’essa srotolata fino a lambire le prime poltrone, a ricordarci forse l’origine comune di tutti, badanti e badati, un’ unica madre terra.
Il sacrificio, l’amore negato o atteso, i figli, i mariti scappati. L’uomo è sempre il più debole, si sa. Universi che vengono in contatto, con le nostre famiglie, con noi, coi nostri affetti e i nostri sospetti di benestanti viziati. Racconti, poesie (tratte da “Ricordi di Alzheimer” di Alberto Bertoni) recitate da voci fuori scena, intrecciano le vite delle badanti con quelle dei badati, i nostri, che iniziano insieme a loro la fine dei propri giorni. Le avventure spesso dolorose di chi lascia le proprie radici vengono srotolate sulla bellissima scenografia, drappeggiata di lunghi teli color sabbia, anch’essa srotolata fino a lambire le prime poltrone, a ricordarci forse l’origine comune di tutti, badanti e badati, un’ unica madre terra.
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Ci
sono spettacoli belli, interessanti, che lasciano sensazioni profonde.
Paolo Leone
“Mangiare, bere,
dormire. Storie di badanti e di badati” di Daniela Morozzi e Leonardo Brizzi.
Con: Daniela Morozzi,
Leonardo Brizzi, Maria Grazia Campus.
Poesie tratte da
“Ricordi di Alzheimer”, di Alberto Bertoni
Voci registrate:
Riccardo Sottili e Marco Zannoni.
Regia: Riccardo
Sottili; Collaborazione ai testi: Valerio Nardoni; Immagini fotografiche di Monique
Erba Robin.
Scene e luci:
Beatrice Ficalbi
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