Eccezionalmente nei giorni 25-26-27 Giugno
(avete ancora a disposizione l’ultima data, quindi!), torna in sala La città incantata, il capolavoro del
regista giapponese Hayao Miyazaki premiato con l’Orso d’oro a Belino –prima
vittoria di un film animato al festival tedesco- e con l’Oscar 2002 per il
miglior film d’animazione. L’iniziativa fa seguito alla recentissima
riproposizione, nel Maggio scorso, di un altro classico di Miyazaki, Princess Mononoke (1998), ultima tappa
di un percorso di recupero pressoché completo delle opere del Maestro, compresi
i film usciti da noi direttamente per il mercato domestico, quindi finora
inediti in sala, come Il castello nel
cielo e Kiki - Consegne a domicilio.
Non mi dilungherò di nuovo (l’ho già fatto spesso!) circa l’importanza e il
piacere di poter vedere per la prima volta sullo schermo cinematografico film
che abbiamo potuto apprezzare solo alla televisione o che, meglio ancora, non
abbiamo mai visto…
In viaggio verso la loro nuova casa, la
piccola Chihiro e i suoi genitori si ritrovano per errore all’entrata di un
parco divertimenti abbandonato; incuriositi, decidono di visitarlo, ignari che
l’ingresso del parco è in realtà il portale d’accesso di una misteriosa città
magica governata dalla burbera strega Yubaba che, tanto per dar loro il
benvenuto, trasforma i genitori di Chihiro in maiali, punendoli per aver
mangiato del cibo senza permesso. In realtà, la città non è altro che un
gigantesco centro termale per spiriti in cerca di relax, di cui la vecchia maga è proprietaria e direttrice; aiutata
dal giovane Haku, Chihiro scopre che l’unico modo per riportare i genitori alla
normalità e tornare con loro nel proprio mondo è farsi assumere come dipendente
dello stabilimento e conquistare il rispetto e la fiducia dell’esigentissima
Yubaba…
La pluripremiata ottava opera di Miyazaki,
paragonata non a torto ad Alice nel paese
delle meraviglie, è senz’altro il
suo film più famoso e quello che gli ha meritatamente conferito prestigio e
ammirazione presso il grande pubblico di tutto il mondo. Il film è
caratterizzato dal tipico e irresistibile fascino pittorico delle produzioni
del Maestro, che continua a proporre la sua animazione tradizionale –con
interventi digitali minimi- in netta
controtendenza rispetto al trend
imposto da Pixar e affini, fondendo con mirabile sincretismo elementi tipici
della cultura, dell’arte e della spiritualità giapponesi con suggestioni
surrealiste e vagamente horror, e avvalendosi
per le musiche dell’insostituibile apporto di Joe Hisaishi, suo collaboratore
abituale. A livello tematico, La città
incantata è forse la storia più immaginifica di Miyazaki –autore anche
della sceneggiatura- che, come di consueto, focalizza la sua attenzione sull’infanzia
adottando il punto di vista pieno di meraviglia, ingenuità ed emozione tipico
dei bambini dell’età della protagonista Chihiro; ed il film, di fatto, è la
storia dell’iniziazione –decisamente sui
generis e dalla forte cadenza onirica- di Chihiro alla vita adulta ed alle
responsabilità (in questo la storia è simile a quella di Kiki, protagonista
dell’omonimo film): come le viene più volte ripetuto dai personaggi che la
accompagnano nel bizzarro mondo della città magica, la salvezza sua e dei suoi
genitori dipende unicamente da sé stessa e dalle forze di cui dispone; dopo un
comprensibile scoramento iniziale, la piccola si rimbocca le maniche –non solo
metaforicamente, viste le mansioni che le vengono assegnate- e prende pian
piano le misure alla nuova situazione in cui si è misteriosamente ritrovata,
finendo per ambientarsi alla perfezione nel folle regno di Yubaba che, come se
non bastasse, ha pure una sorella gemella, uguale nell’aspetto ma di carattere
opposto: Zeniba! Concentrato sull’esperienza iniziatica di Chihiro come tema
portante del film, Miyazaki mette da parte, per una volta, le tematiche
ecologiste e l’incombenza minacciosa e indefinita del male insito nell’animo
umano, mentre rimane immutata l’ambivalenza morale dei personaggi che popolano
il suo mondo, nel quale i confini tra Bene e Male risultano sempre piuttosto
sfumati e indefiniti. La città incantata
assume i connotati di una splendida fiaba piena di trovate fantastiche e
sorprendenti, dove poesia e comicità si rincorrono continuamente senza
soluzione di continuità e dove non può certo mancare, per quanto minoritario
rispetto ad altri suoi film, un ulteriore tema ricorrente nell’opera di
Miyazaki: il fascino per l’elemento-aria e per il volo; volano sia Yubaba che
Zeniba (ciascuna secondo la propria “tecnica”) e vola anche Chihiro insieme ad
Haku, quando questi assume le sembianze della divinità del Fiume. Almeno due le
sequenze memorabili all’interno del film: l’attraversamento iniziale del ponte
popolato dai pittoreschi abitanti della città e il viaggio in treno sulla
ferrovia sommersa.
Un’ultima annotazione, a beneficio di tutti
gli appassionati di vecchi videogiochi o retrogamers,
come dicono quelli che parlano bene: il volto di Kamaji, l’aracnoide uomo delle
caldaie, ricorda quello del Dr. Robotnik/Eggman, lo storico cattivo della
mitica saga di Sonic the Hedgehog,
mentre il triste e vorace Senzavolto assomiglia al mostriciattolo Shyguy -da
noi Tipo Timido- di Super Mario...qui
risaliamo ai primi anni ’90 ed all’epico dualismo NINTENDO/SEGA: ragazzi, che
tempi!!! Somiglianze casuali o citazioni volute? Alle console l’ardua sentenza…
Per chiudere, un breve commento sull’evento:
l’edizione speciale proposta al cinema sfoggia un nuovo adattamento dei
dialoghi -con relativo doppiaggio- a parer mio migliore del precedente (ho
utilizzato come riferimento la versione VHS), oltre che, naturalmente, la
qualità audio/video garantita dalla sala cinematografica. Tutto molto bello,
peccato solo per il prezzo del biglietto, un neo tutt’altro che trascurabile: i
10 Euro richiesti costituiscono un’esagerazione davvero difficile da accettare
e non sono certo giustificabili in base ad una piccola novità, sia pure
positiva, come il doppiaggio alternativo!
Comunque, questo gradito -ma un po’ caruccio!!-
ritorno in sala de La città incantata
può essere considerato come un ottimo diversivo per ingannare l’attesa
dell’uscita italiana, si spera nel corso del prossimo autunno, di Si alza il vento, il film con cui il
maestro Miyazaki ha annunciato di voler chiudere la sua straordinaria carriera
registica.
Francesco
Vignaroli
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