Nato a Napoli nel 1971 Massimo Pastore inizia il suo
percorso artistico da autodidatta e nel
1997 decide di dedicarsi alla fotografia lavorando prima come assistente di laboratorio di
sviluppo e stampa fotografica e successivamente come assistente fotografo. Nel
1999 inaugura a Napoli la sua prima personale di fotografia “Di Luce Propria”
affermandosi come ritrattista. Contestualmente alla sua ricerca artistica
inizia a collaborare con la Fondazione Banco di Napoli per l’Assistenza
all’Infanzia organizzando corsi di fotografia e di sviluppo e stampa del bianco
e nero rivolti a ragazzi socialmente disagiati. Nel 2003 si diploma in
fotografia all’IEAO di Perugia e segue diversi workshops di fotografia. Nel
2006 crea con Antonio Maiorino PrimoPiano Napoli, una galleria impegnata nella
ricerca e nell’esposizione di artisti che lavorano con la fotografia, nonchè
laboratorio personale e collettivo.
Ha esposto i suoi lavori in varie mostre collettive e
personali in Italia, Francia, Germania, Lussemburgo,e tanti altri paesi.
Conosciuto , studiato in diverse accademie nel mondo per la sua fotografia,
estremamente realistica, e specchio della contemporaneità.
Negli ultimi anni
c'è stata sicuramente un'inflazione di fotografi, aiutati dalle nuove
tecnologie sicuramente, si hanno risultati
ottimi, ma in cosa si differenzia un fotografo professionista?
Ritengo
sia necessario fare una distinzione tra chi utilizza la fotografia per scopi
puramente commerciali e chi invece trova in essa il proprio strumento di ricerca
artistica. L'avvento del digitale, associato alla fotografia commerciale, ha
permesso di abbattere i costi di produzione delle immagini e grazie alla
tecnologia e all'automatizzazione dello strumento è concesso ad un numero
crescente di persone di poter lavorare come fotografi il che favorisce si un
abbattimento della spesa per il committente ma anche un inevitabile
abbassamento della qualità del prodotto fotografico generato dalla necessità
del risparmio e da un eccesso di concorrenza spesso sleale (fenomeno che in
tempi di crisi cresce enormemente). Nel campo della ricerca artistica invece
credo che il discorso sia diverso, il digitale consente di ampliare il campo di
azione del Fotografo/artista consentendogli di creare situazioni
"altre" grazie soprattutto all'utilizzo di software per la
rielaborazione delle immagini digitali o digitalizzate. Una grande opportunità
di crescita.
Ricordo
che quando ero bambino avevo una kodak di plastica blu, di quelle che montavano
la pellicola e quando andavo in gita con la scuola ognuno di noi ne possedeva
una simile, stessa cosa sarebbe accaduta alle medie e alle superiori, ma di
tutti quei ragazzi che possedevano una macchina fotografica sono stato il solo
a diventare fotografo.
Massimo Pastore, è quel che ci rende uguali. Tratta dal sito www.massimopastore.com |
Successivamente,
l'avvento del digitale associato con lo sviluppo tecnologico ha reso lo
strumento per catturare le immagini più accessibile, sia in termini economici
che funzionali, abolite le pellicole e incorporando la macchina fotografica
anche all'interno dei telefoni portatili lo strumento è diventato estremamente
democratico, ognuno di noi può così ritrarre ogni momento della propria vita,
molti hanno forse imparato a guardare il mondo attraverso un monitor ma essere
un Fotografo è cosa diversa dallo scattare fotografie, dal raccogliere immagini
che non vengono più stampate ma conservate negli hard disk o pubblicare sui
social network. Essere Fotografo è qualcosa di più complesso, necessita
innanzitutto la conoscenza del mezzo e la relativa consapevolezza del suo
utilizzo, la macchina fotografica, che sia analogica o digitale, deve diventare
il prolungamento delle proprie braccia e della propria vista, deve diventare
strumento che sappia rendere visibile un'idea, una sensazione, un progetto. Si
è Fotografi quando si fanno fotografie con coscienza.
Nelle tue fotografie, vien fuori quel mondo fatto di
ossessioni e piccole gioie , dove trovi la tua ispirazione per le tue
creazioni?
Ma
non è forse la vita, intesa come esistenza, ad essere costellata di gioie,
dolori e piccole o grandi ossessioni?
Sin
dall'inizio ho concentrato la mia ricerca personale su quei temi che fanno
parte della vita di ogni essere umano, i sentimenti e le relazioni umane (nel
progetto Monolithos), il sesso e le diverse sessualità (in .Org), la ricerca
del senso della separazione intesa come Morte nell'opera multimediale
(fotografie, video, audio installazione) Bianco Cold landscapes, il piacevole
gioco della conoscenza che si articola nel mio ultimo progetto As You Like It
in cui le persone ritratte vengono da me invitate a raccontarsi e a raccontare
un luogo specifico.
La costante del nudo come mai?
Amo
la vita quindi amo il corpo che è lo strumento che consente la comunicazione
tra il mondo interno di ciascun essere umano e quello esteriore, noi ci relazioniamo
al mondo grazie al nostro corpo, attraverso il linguaggio ma prima ancora con
la gestualità. Ogni sua singola parte si muove nel generare espressioni e non
trovo vi sia differenza tra le sue singole parti , tra una mano, un pene, un
seno, un sedere, un volto, un piede, etc... il teatro danza, così come gli
artisti che si esprimono con la performance hanno ben chiari questi concetti,
buona parte della mia ricerca fotografia necessita appunto dell'utilizzo della
azione performativa, sia nei casi in cui decida di ricorrere all'autoritratto
sia quando invece lavoro con altre persone. In entrambi i casi il soggetto si
cala intimamente nel ruolo da interpretare e attraverso il corpo lo rende
visibile, fruibile allo sguardo, la fotografia in questo caso diviene il
processo finale di un percorso intenso che si sviluppa interiormente e si
esprime attraverso i muscoli, le ossa, i tendini, i nervi, posso affermare che
il vestito dei miei soggetti ritratti è
il corpo stesso. Non c'è nulla di più bello e sensuale di un corpo nudo che si
muove, come i danzatori o gli sportivi che attraverso il corpo disegnano lo
spazio entro il quale si muovono questo concetto sarà la base della mia
prossimo progetto.
I
vestiti a volte sono un inutile ingombro soprattutto in fotografia.
Come nasce il progetto As you like it in mostra fino al
30 luglio alla Galleria Primopiano?
As
you like it è la naturale evoluzione dei miei progetti precedenti. In questo
caso il soggetto assume un ruolo attivo nel processo di creazione del ritratto,
nel senso che viene invitato a riflettere su se stesso, a relazionarsi con il
mezzo fotografico, con il fotografo e con lo spazio entro cui ha libertà di
muoversi, il fotografo assume il ruolo del curatore e i soggetti ritratti
quello dell'artista che pensa, svolge l'azione e decide successivamente il
titolo del proprio ritratto. Tutto nacque nel 2006 durante i lavori di
ristrutturazione dello spazio che sarebbe diventato pochi mesi dopo Primopiano
home gallery. Via via che i lavori proseguivano emergevano tracce di
decorazioni di diverse epoche, dagli inizi del 1700 fino ai nostri giorni, più
di 300 anni di storia in cui si sono succedute diverse storie di persone che si
sono alternate in questo luogo. Contemporaneamente si facevano spazio tra la
polvere oggetti che potevano fornirmi indicazioni più precise sui vari
passaggi, come un banchetto di scuola, di quelli che si usavano negli anni 50 o
una rivista porno degli anni 70 accuratamente nascosta nell’intercapedine di
una delle porte, o una scatola piena di radiografie, un posacenere, ed altri
oggetti. Potevo sentire il fluire di queste anime, ogni traccia rinvenuta mi
permetteva di “immaginare” e a volte fantasticare su chi prima di me aveva
abitato questa “Casa”. Tutte tracce di passaggi che abbiamo accuratamente
custodito e valorizzato. Sapevo che da li a poco altre storie si sarebbero
alternate nel corso dei giorni, mesi e anni successivi quindi ebbi l’idea di
raccontarle registrando i loro passaggi sulla pellicola fotografica, con un
approccio innovativo magistralmente descritto dai curatori della mostra, Denis
Curti e Antonio Maiorino e grazie anche agli interventi/cameo di Andrea
Viliani, Nicola Davide Angerame e Marina Presciutti i cui testi hanno
impreziosito il volume che accompagna la mostra.
Vedremo altre esposizioni oltre quella di Napoli?
Proprio
in questi giorni ho incontrato la titolare di una storica galleria di Bari e
stiamo appunto organizzando l'esposizione di As you like It negli spazi del
Museo Nuova Era per il prossimo mese di dicembre. Le tappe successive saranno
poi rese note man mano che si decideranno le date.
Della divulgazione
dell’arte attraverso i social cosa pensi?
L’era
della comunicazione sta cambiando velocemente grazie alla Rete che si sta
dimostrando uno strumento estremamente utile per veicolare qualsiasi tipo di
informazioni in tempo reale oltre ogni confine geografico.
E’
(fortunatamente) finita l’era dell’egemonia dei giornali o quotidiani cartacei
ai quali era affidato il compito di pubblicizzare un qualsiasi prodotto (anche
artistico), che inevitabilmente tagliava fuori chi non aveva i soldi per
comprarsi uno spazio o chi non aveva contatti diretti con le diverse redazioni.
Era anche molto più complesso, lungo e dispendioso contattare gallerie,
curatori, Istituzioni, bisognava investire nella realizzazione cartacea di
portfolios e spedirli fisicamente ai vari destinatari che nella maggior parte
dei casi nemmeno rispondevano.
Da
qualche anno a questa parte le varie piattaforme social consentono di mostrare
il lavoro e il pensiero dell’artista su scala globale. A me è capitato di
essere stato contattato tramite facebook (per esempio, per citarne uno)) da
curatori che dopo aver visto i miei lavori mi hanno coinvolto in mostre in
luoghi anche importanti come il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di
Cosenza. Credo che nella nostra epoca chi voglia farsi conoscere debba essere
presente nella rete, altrimenti il rischio è quello di essere invisibile!
A proposito delle nuove tecnologie ultimamente hai
aperto il tuo nuovo sito…
Beh!
Ho scelto di realizzare un sito semplice, facile da consultare e nel quale poter
inserire tutte le informazioni che riguardano la mia storia artistica passata e
presente e giusto qualche accenno al futuro.
Non vi sono animazioni per non
distrarre il visitatore, gusto un sottofondo musicale per rendere più piacevole
la navigazione ed enfatizzare la visione delle opere fotografiche, compito affidato alla Passacaglia di George Frideric Handel, da buon napoletano
non potevo non optare per il barocco.
Curata da Andrea Axel
Nobile
che grande il prof
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