13 giugno, 2014

Signore & Signori, alla scoperta dei vizi e delle virtù di un tempo. Di Giovanni Rubin


Nell’intervista che qualche settimana fa ci ha gentilmente rilasciato Pietro Parolin, regista e sceneggiatore di Leoni, pellicola che sarà nelle sale fra qualche mese, si faceva menzione al film di Pietro Germi Signore & Signori.
Entrambe le opere sono state infatti girate a Treviso ed una domanda rivolta a Parolin riguardava proprio le analogie e le differenze tra la città di allora e quella dei giorni nostri.
Prendendo spunto dalle parole del regista rosatese, abbiamo deciso di analizzare l’opera del 1965 per meglio realizzare il confronto con Leoni.
Signore & Signori deve la sua ambientazione nella città della Marca alla collaborazione dello sceneggiatore Luciano Vincenzoni, nato proprio a Treviso e, dunque, ben consapevole dei vizi e delle virtù degli abitanti della provincia veneta.
È importante sottolineare come il film sappia combinare gli aspetti della farsa, della commedia agrodolce e dell’ipocrisia borghese con una vitalità ed un senso di dignità che, alla fine, riabilita tutti i personaggi. In altre parole il rischio di far apparire i personaggi come delle macchiette è evitato attraverso un loro salvataggio in extremis, un colpo di reni degno – come giustamente affermato da Parolin – di un film d’azione.
I protagonisti si trovano perciò a dover affrontare un problema per infine ritornare alla stessa posizione di partenza, senza che l’uscita dall’ordinario risulti averne modificato le abitudini. La moralità viene in qualche modo accantonata per permettere ai diversi personaggi di esprimersi nel modo più immediato e passionale possibile, camminando sempre su di un filo teso sopra all’inverosimile, ma in grado di appendervisi ogni qual volta vi sia il pericolo di cadere. D’altro canto quanto spesso la cronaca va al di là della verosimiglianza?




Un altro aspetto su cui è importante soffermarsi è il valore da attribuire al film. Il celebre critico cinematografico Lino Micciché, all’interno di un volume dedicato alla pellicola, ha sottolineato il carattere “autoriale” delle opere di Germi. Si tratta di un’affermazione di non poco conto, soprattutto alla luce di una rilettura della produzione del regista genovese, inizialmente tenuto in scarsa considerazione. La conseguenza più importante di questo riconoscimento è da rintracciarsi nel lascito, nell’eredità che, tra gli altri, Signore & Signori ha lasciato ai cineasti futuri e di cui non tutta la produzione recente ha saputo trarre vantaggio.
Il concetto di autorialità si lega alla qualità del lavoro di un regista, ma anche alla riconoscibilità delle singole pellicole, che in poche battute permettono di riconoscerne l’ideatore. Con Divorzio all’italiana Germi inizia un percorso all’interno della commedia – culminato proprio con Signore & Signori – caratterizzato da un’ironia tagliente e da un’indistruttibilità dei personaggi parodiati che mai in precedenza aveva raggiunto una tale forza espressiva.
Terzo e ultimo aspetto peculiare del film è la sua componente corale che, pur non essendo una novità, non solo serve a rilanciare l’azione ad ogni nuova vicenda, ma è anche un modo per tenere sempre accesa la brillantezza della pellicola, con un continuo palleggio di battute. Il ritmo è infatti incalzante e non lascia tregua allo spettatore, letteralmente bombardato dal dialetto italianizzato (o, forse, è meglio dire dall’italiano dialettizzato) dei vari dottori, architetti e prelati. Quasi come un contrappunto musicale ogni esclamazione di un personaggio è seguita dal commento – talvolta nella forma del borbottio tra sé e sé – di un altro che gli sta vicino.
A livello visivo questo spartito di dialoghi concitati ed esclamazioni è supportato dal brulicare dei corpi. In particolar modo nelle riprese realizzate sotto i portici della riconoscibile Piazza dei Signori, vero centro di irradiazione di tutte le vicende. La compagnia di amici di cui vengono seguiti i malaffari si stringe nello stretto spazio dell’inquadratura, come tanti piccioni attirati dal profumo di un possibile nuovo scherzo.
Signore & Signori è una carica esplosiva che rischia di deflagrare ad ogni istante, un rischio, ma anche un’immensa opportunità, peri registi che abbiano intenzione di prendervi spunto.


Giovanni Rubin

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