01 giugno, 2014

VIAGGIO ATTRAVERSO L'IMPOSSIBILE - sogni di cinema, a cura di Francesco Vignaroli. Recensione 19: "NOTIZIE DEGLI SCAVI"


NOTIZIE DEGLI SCAVI                                   ITALIA  2010  87’  COLORE

REGIA: EMIDIO GRECO

INTERPRETI: GIUSEPPE BATTISTON, AMBRA ANGIOLINI, ANNA PAOLA VELLACCIO, IAIA FORTE

EDIZIONE DVD: SI’, distribuito da CECCHI GORI







Il Professore (Battiston), un omone di circa quarant’anni timidissimo e un po’ tardo, vive e lavora come factotum in un piccolo bordello di Roma. Una sera riceve la telefonata di Lea, ex-dipendente della casa, che gli chiede (pagandolo) di andare in sua vece a trovare in ospedale la Marchesa (Angiolini), altra ex del postribolo, che si è sparata in seguito alla fine della relazione con la stessa Lea. Inaspettatamente, tra il Professore e la Marchesa -due persone diversissime ma accomunate dalla solitudine- nasce una tenera quanto improbabile amicizia, che lentamente si trasforma in complicità; dopo la guarigione, la Marchesa torna a lavorare nella casa mentre il Professore, durante una trasferta a Tivoli, visita la meravigliosa Villa Adriana, rimanendone affascinato…

Presentato fuori concorso a Venezia 67, l’ultimo film del regista/sceneggiatore Emidio Greco -che trae il suo racconto dall’omonima opera dello scrittore Franco Lucentini- è una commedia intimista trasparente e lieve, una piccola storia narrata in punta di piedi e a bassa voce, improntata ad un’essenzialità e ad una semplicità quasi neorealiste che lasciano intravedere tenui squarci di poesia, nel segno di un pudore e di una discrezione sempre più rari nel cinema (come nella società) odierno. Greco lavora di sottrazione in un film che parla poco e spiega ancora meno, dove  dialoghi e situazioni sono spesso soltanto accennati per essere poi lasciati a metà, in un’indeterminazione che dà comunque modo allo spettatore di intuire e capire, malgrado tutto venga soltanto suggerito e mai approfondito. Si trascorre un’oretta e mezzo scarsa in una piacevole sospensione dove, di fatto, non accade praticamente nulla, eppure la storia scorre fluida come l’acqua e quasi non ci si accorge del tempo che passa: qui non contano i fatti, ma le persone e i loro sentimenti. Ciò che rimane è il fascino dell’imprevedibile contatto empatico che si stabilisce tra due mondi opposti e apparentemente inconciliabili tra loro, uniti in realtà dal dolore della solitudine e dalla paura di restare soli: il Professore è terrorizzato dall’eventualità che la padrona di casa, la Signora, lo butti fuori, così come la Marchesa, che ha appena perso il proprio amore, si attacca con tutta la forza al suo goffo nuovo amico pur di poter avere un po’ di compagnia e calore umano. Nonostante i propri limiti e una timidezza enorme, anzi, forse proprio grazie ad essi, il Professore riesce a far breccia nel cuore di una donna presumibilmente “vissuta”, che viene messa al tappeto dalla disarmante ingenuità e dal candore, che non possono non suscitare tenerezza, di un uomo che sembra davvero provenire da un altro mondo e nella cui innocenza, forse, la Marchesa intravede una possibilità di redenzione. L’emozione rimane di fatto trattenuta, congelata, fino al liberatorio pianto del pre-finale, in cui i due protagonisti crollano abbracciandosi per strada e liberando così tutto il carico di dolore (che noi possiamo soltanto immaginare) che si portano dietro; questa scena conta forse più del finale vero e proprio, in cui, finalmente, il Professore riesce a regalare un sorriso alla Marchesa, anche se è lei a chiederglielo, al termine di un dialogo che è veramente sintomatico dello stile minimalista del regista: (Professore):“SCUSA, ERA CHE…” (Marchesa):“ PERCHE’ IO…CHE DEVO FARE?” (P): “SI’, LO SO. IO… MICA DICEVO. ERA PERCHE’…”(M): “LO SO, LO SO!”…Ovviamente, avendo seguito la storia, si può capire che non c’è bisogno di capire e tanto basta: stiamo semplicemente osservando due persone impacciate che riescono comunque a dirsi quel che conta e quindi a comprendersi, riferendosi forse (ma non ha importanza) a ciò che potrebbe essere successo e che il regista ha scelto di non mostrarci.




Grande merito alle interpretazioni, tanto a quella del “veterano” Battiston quanto a quella di una credibilissima Ambra Angiolini, che sarebbe finalmente ora di valutare per ciò che fa e non per i propri trascorsi televisivi.
Pienamente riuscito, alla maniera del Rossellini del capolavoro Stromboli Terra di Dio, l’inserimento nella storia di sequenze documentaristiche, come la straniante escursione nella Roma notturna “da bere”, in cui il Professore appare più che mai come un corpo estraneo smarrito in mezzo al popolo della notte, o le visite a Villa Adriana, durante le quali il protagonista scopre la bellezza del passato, ripensando alla quale non può che restare perplesso di fronte al mare di cemento che gli si srotola davanti agli occhi, senza soluzione di continuità, dai finestrini della corriera…
Molto belle le musiche del maestro Luis Bacalov –abituale collaboratore del regista- che richiamano alla memoria le atmosfere del tango di Astor Piazzolla. Ornella Vanoni canta Insieme, il brano che accompagna i titoli di coda, scritto dallo stesso Bacalov insieme al regista.

Francesco Vignaroli


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