18 luglio, 2014

Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia mette in scena l’attentato a Sarajevo. Di Paola Pini


Trieste, Museo della Guerra per la Pace “Diego de Henriquez”, 28 e 29 giugno 2014

Dieci personaggi, tutti a raccontare lo stesso evento, ognuno dalla propria prospettiva, in contemporanea o a distanza di un giorno.
Messinscena complessa, quella di “A Sarajevo il 28 giugno”, per la regia di Franco Però da un’idea di Paolo Rumiz, tratto dall’omonimo testo in endecasillabi di Gilberto Forti edito da Adelphi. Interessante il luogo scelto: il Museo della Guerra per la Pace “Diego de Henriquez” di Trieste, nato dalla raccolta del collezionista di cimeli bellici cui è stato dedicato.
Si racconta l’attentato a Francesco Ferdinando, ucciso quel giorno del 1914 assieme alla moglie Sofia, causa scatenante di una guerra che sembrava a tutti di rapida risoluzione e che invece durò ben quattro anni e distrusse l’Europa della Belle Èpoque sconvolgendo il mondo.
Per ognuna delle due serate, il 28 e il 29 giugno, in luoghi sparsi del sito, gli spettatori hanno avuto la possibilità di sceglierne tre su cinque, uno per capitolo: un consigliere aulico viennese (Antonio Salines), un sacerdote polacco (Riccardo Maranzana), una donna di Artstetten (Esther Galazzi) allora ragazza da marito, una duchessa (Ariella Reggio) divenuta casalinga ed emigrata negli Stati Uniti, un archivista della capitale austriaca (Paolo Fagiolo), un ingegnere ungherese (Maurizio Zacchigna), un guardacaccia (Gualtiero Giorgini) e un botanico (Adriano Giraldi) entrambi assunti “all’epoca dei fatti” presso la residenza dell’Arciduca erede alla corona imperiale, o il medico bosniaco (Fulvio Falzarano), in qualche modo testimone per Gavrilo Princip, l’attentatore morto poi nel 1920 nel carcere di Terezin, luogo fin d’allora famigerato o, infine, un sergente (Paolo Rumiz), addetto alla persona di Francesco Ferdinando stesso.  Il passaggio da una stazione e l’altra di questa inconsueta “via crucis” è stato scandito dalle note di Schubert e di Johann Strauss figlio eseguite dal Quartetto Iris: Laura Furlan, Emanuela Colagrossi (violini), Maria Lucia Dorfmann (viola), Cecilia Barucca Sebastiani (contrabbasso).
Alcuni dei personaggi erano presenti, nel momento fatale, altri erano stati in qualche modo in contatto con i protagonisti degli eventi, ognuno con la propria verità sulla vera causa dell’evento che diede l’inizio alla Grande Guerra. Presagi, pettegolezzi, note cronachistiche, narrazioni di fantasia tutte basate però su fatti storicamente documentati, che mostrano, da prospettive diverse, ciò che avvenne quel giorno a Sarajevo, assieme al ritratto sfaccettato e complesso di un uomo imprigionato in un futuro che non avverrà mai, erede non riconosciuto da Francesco Giuseppe, costretto a un matrimonio morganatico dalla rigida etichetta austro-ungarica che lo tiene “distinto” dalla moglie non abbastanza nobile anche dopo la morte, insofferente verso un’esistenza che lo intrappola e lo porta a sfogarsi cacciando in modo spietato, da annientatore, ma allo stesso tempo amante delle rose, che coltiva con una dedizione altrettanto ineguagliabile.
Affascina, sorprende, riesce a rendere l’idea di un mondo che si sgretola senza che chi vi apparteneva se ne rendesse conto, tranne forse i più semplici, gli appartenenti ai ceti sociali più bassi, meglio abituati a leggere l’umanità presente nell’altro, aldilà del rango o dei quarti di nobiltà.
Costumi ed elementi scenici di Andrea Stanisci, luci di Paolo Giovanazzi, fonico Borut Vidau, assistente alla regia Giulia Corrocher.
L’evento è stato allestito in collaborazione con il Teatro Stabile Sloveno, il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, la Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste e La Contrada – Teatro Stabile di Trieste.

Paola Pini


A Sarajevo il 28 giugno
di Gilberto Forti
Regia di Franco Però
Da un’idea di Paolo Rumiz
Con Ariella Reggio, Antonio Salines
e con Paolo Fagiolo, Fulvio Falzarano, Esther Galazzi, Gualtiero Giorgini, Adriano Giraldi, Riccardo Maranzana e la partecipazione di Paolo Rumiz.
Musiche di Johann Strauss figlio, Franz Schubert eseguite dal Quartetto Iris: Laura Furlan ed Emanuela Colagrossi (violini), Maria Lucia Dorfmann (viola), Cecilia Barucca Sebastiani (violoncello)
Costumi ed elementi scenici di Andrea Stanisci
Luci di Paolo Giovanazzi
Fonico Borut Vidau
Assistente alla regia Giulia Corrocher


Nessun commento:

Posta un commento