Trieste,
Museo della Guerra per la Pace “Diego de Henriquez”, 28 e 29 giugno 2014
Dieci
personaggi, tutti a raccontare lo stesso evento, ognuno dalla propria
prospettiva, in contemporanea o a distanza di un giorno.
Messinscena
complessa, quella di “A Sarajevo il 28 giugno”, per la regia di Franco Però da
un’idea di Paolo Rumiz, tratto dall’omonimo testo in endecasillabi di Gilberto
Forti edito da Adelphi. Interessante il luogo scelto: il Museo della Guerra per
la Pace “Diego de Henriquez” di Trieste, nato dalla raccolta del collezionista
di cimeli bellici cui è stato dedicato.
Si
racconta l’attentato a Francesco Ferdinando, ucciso quel giorno del 1914
assieme alla moglie Sofia, causa scatenante di una guerra che sembrava a tutti
di rapida risoluzione e che invece durò ben quattro anni e distrusse l’Europa
della Belle Èpoque sconvolgendo il mondo.
Per
ognuna delle due serate, il 28 e il 29 giugno, in luoghi sparsi del sito, gli
spettatori hanno avuto la possibilità di sceglierne tre su cinque, uno per
capitolo: un consigliere aulico viennese (Antonio Salines), un sacerdote
polacco (Riccardo Maranzana), una donna di Artstetten (Esther Galazzi) allora
ragazza da marito, una duchessa (Ariella Reggio) divenuta casalinga ed emigrata
negli Stati Uniti, un archivista della capitale austriaca (Paolo Fagiolo), un
ingegnere ungherese (Maurizio Zacchigna), un guardacaccia (Gualtiero Giorgini)
e un botanico (Adriano Giraldi) entrambi assunti “all’epoca dei fatti” presso
la residenza dell’Arciduca erede alla corona imperiale, o il medico bosniaco
(Fulvio Falzarano), in qualche modo testimone per Gavrilo Princip,
l’attentatore morto poi nel 1920 nel carcere di Terezin, luogo fin d’allora
famigerato o, infine, un sergente (Paolo Rumiz), addetto alla persona di
Francesco Ferdinando stesso. Il
passaggio da una stazione e l’altra di questa inconsueta “via crucis” è stato
scandito dalle note di Schubert e di Johann Strauss figlio eseguite dal
Quartetto Iris: Laura Furlan, Emanuela Colagrossi (violini), Maria Lucia
Dorfmann (viola), Cecilia Barucca Sebastiani (contrabbasso).
Alcuni
dei personaggi erano presenti, nel momento fatale, altri erano stati in qualche
modo in contatto con i protagonisti degli eventi, ognuno con la propria verità
sulla vera causa dell’evento che diede l’inizio alla Grande Guerra. Presagi,
pettegolezzi, note cronachistiche, narrazioni di fantasia tutte basate però su
fatti storicamente documentati, che mostrano, da prospettive diverse, ciò che
avvenne quel giorno a Sarajevo, assieme al ritratto sfaccettato e complesso di
un uomo imprigionato in un futuro che non avverrà mai, erede non riconosciuto
da Francesco Giuseppe, costretto a un matrimonio morganatico dalla rigida
etichetta austro-ungarica che lo tiene “distinto” dalla moglie non abbastanza
nobile anche dopo la morte, insofferente verso un’esistenza che lo intrappola e
lo porta a sfogarsi cacciando in modo spietato, da annientatore, ma allo stesso
tempo amante delle rose, che coltiva con una dedizione altrettanto
ineguagliabile.
Affascina,
sorprende, riesce a rendere l’idea di un mondo che si sgretola senza che chi vi
apparteneva se ne rendesse conto, tranne forse i più semplici, gli appartenenti
ai ceti sociali più bassi, meglio abituati a leggere l’umanità presente
nell’altro, aldilà del rango o dei quarti di nobiltà.
Costumi
ed elementi scenici di Andrea Stanisci, luci di Paolo Giovanazzi, fonico Borut
Vidau, assistente alla regia Giulia Corrocher.
L’evento
è stato allestito in collaborazione con il Teatro Stabile Sloveno, il Civico
Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, la Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte
di Trieste e La Contrada – Teatro Stabile di Trieste.
Paola Pini
A Sarajevo il 28
giugno
di Gilberto Forti
Regia di Franco Però
Da un’idea di Paolo
Rumiz
Con Ariella Reggio,
Antonio Salines
e con Paolo Fagiolo,
Fulvio Falzarano, Esther Galazzi, Gualtiero Giorgini, Adriano Giraldi, Riccardo
Maranzana e la partecipazione di Paolo Rumiz.
Musiche di Johann
Strauss figlio, Franz Schubert eseguite dal Quartetto Iris: Laura Furlan ed
Emanuela Colagrossi (violini), Maria Lucia Dorfmann (viola), Cecilia Barucca
Sebastiani (violoncello)
Costumi ed elementi
scenici di Andrea Stanisci
Luci di Paolo
Giovanazzi
Fonico Borut Vidau
Assistente alla regia
Giulia Corrocher
Nessun commento:
Posta un commento