28 luglio, 2014

La baraonda di colori della “Carmen” del Mix Festival. Tra amatorialità e professionismo. Di Stefano Duranti Poccetti


Cortona Mix Festival. Teatro Signorelli, Cortona. Sabato 26 luglio 2014

Troppo celebre la trama della “Carmen” di Bizet: siamo in Spagna, dove il militare Don José, amato da Micaela, s’innamora della sensuale gitana Carmen. L’amore è corrisposto fino a un certo punto, visto che in seguito la donna s’innamora del Toreador Escamillo, facendo scaturire la gelosia di Don José, che alla fine ucciderà l’amata accoltellandola durante una corrida.

Come era accaduto l’anno scorso per “Aida”, anche quest’anno il Cortona Mix Festival propone un’opera – precisamente un’opera comique – avvalendosi sia di componenti professionistiche sia di componenti amatoriali prelevate dalla comunità cortonese (si tratta di gruppi coreutici, comparse, bambini a cui vengono affidate parti corali). È per questo motivo che prima di effettuare una lettura tecnica della messa in scena bisogna considerare proprio il fatto che questa rappresentazione (tra l’altro dimezzata, portandola da quattro atti a atto unico) non nasce meramente come scopo di proporre uno spettacolo professionistico a tutti gli effetti, visto e considerato che l’elemento più visibile ed emblematico è proprio quello coloristico e di coinvolgimento della città che ospita il Festival – al pari di quello che accade con il “Pollicino” di Henze al Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano.
Detto questo, diremo che la messa in scena di Manu Lalli non è male, anche se si ravvisano certamente delle pecche – altra considerazione da fare è che questa “Carmen” sarebbe dovuta essere rappresentata all’aperto, ma poi per motivi meteoreologici è stata spostata all’interno del Teatro Signorelli, dunque non possiamo sapere di preciso quanto quello che abbiamo visto rispecchi quello che sarebbe dovuto essere in realtà.

Parlando in primis della scenografia (fissa per tutta la durata dello spettacolo), diremo che non è di certo impeccabile. È divisa in due parti, una composta da una struttura architettonica praticabile, l’altra da una quinta dipinta, strutture che, essendo diverse tra di loro – rappresentano due strutture architettoniche diverse! -, non si accostano bene l’una con l’altra. In più è pienamente visibile, sullo fondo della scena, una cassa che dovrebbe restarsene nascosta invece di diventare parte integrante dell’oggettistica di scena.

Le coreografie sono vivaci e, insieme ai variopinti costumi, devono esprimere quello spirito coloristico espresso da quella componente non professionista dell’organico (è stato molto bello vedere i bambini in scena che a gruppi si muovevano sul palcoscenico con le bandiere spagnole tra le mani intonando brani corali).

I cantanti sono professionisti e sono stati artefici di una buona prova. Ottima Tatia Jibladze nel ruolo di Carmen; si muove bene sul palcoscenico – sciolta anche nei movimenti danzati e serpentini -, è teatrale ed estremamente sensuale, come vuole il personaggio.
Ottima anche la prova di Angela Nisi (Micaela), per una parte ridotta un po’ all’osso rispetto a quella originale. La cantante è sempre molto emotiva, capace di esprimere al meglio quell’amore puro provato per Don José, che però è ormai ossessionato da Carmen.
Don José è forse il ruolo più difficile da interpretare dell’opera – temibile per tutti cantanti l’aria “La fleur que tu m’avais jetée” -, emblema dell’uomo innamorato, ossessionato, in eterna lotta tra forza e debolezza. Non è un ruolo semplice, ma Antonio Corianò lo interpreta piuttosto bene, anche munito di una voce adeguata e robusta.
Escamillo (Mario Cassi) dovrebbe essere il Toreador “macho”, l’uomo osannato e pienamente sicuro di sé, ma in questa versione troviamo un personaggio forse troppo caricato e macchiettistico, che sembra più provenire dalla Commedia dell’Arte che dalla Corrida. Un Figaro o un Leporello al posto del Toreador, cosa che mi ha fatto assolutamente divertire.

Anche l’organico dell’Orchestra della Toscana è ridotto per le esigenze di quest’opera; orchestra che comunque, guidata da Carlomoreno Volpini è artefice di una buona prova, senza picchi e senza pecche.

Stefano Duranti Poccetti


Opera in quattro atti nella versione per orchestra ridotta di Clare Grundman. Orchestra della Toscana diretta da Carlomoreno Volpini, con la partecipazione speciale del Coro dei Bambini e dei Cittadini di Cortona.
Regia: Manu Lalli
A cura della Fondazione ORT in collaborazione con Venti Lucenti

Carmen – Tatia Jibladze
Micaela – Angela Nisi
Don José – Antonio Corianò

Escamillo – Mario Cassi

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