REGIA: MAURIZIO NICHETTI
INTERPRETI: MAURIZIO NICHETTI, CATERINA SYLOS
LABINI, FEDERICO RIZZO, RENATO SCARPA, LELLA COSTA, CARLINA TORTA, CLAUDIO G.
FAVA
VERSIONE DVD: SI’, edizione MUSTANG
ENTERTAINMENT
Nell’ambito di una rassegna cinematografica
d’autore curata dal critico Claudio G. Fava (sé stesso), un’emittente
televisiva commerciale trasmette il film Ladri
di saponette –una rilettura/omaggio di Ladri
di biciclette, film cardine del neorealismo italiano- alla presenza
dell’autore, il regista Maurizio Nichetti (sé stesso), preoccupato di
controllare che la sua opera non venga maltrattata dalla TV. Ma la storia,
invece, è continuamente interrotta da spot
pubblicitari piazzati nel bel mezzo delle scene, e la loro presenza è talmente
invadente da condizionare progressivamente la trama del film fino a che,
complice un blackout elettrico, la
modella Heidi, protagonista di una pubblicità, si ritrova catapultata
all’interno di Ladri di saponette,
innescando una serie di paradossi che stravolgeranno completamente la
narrazione originaria. A questo punto, lo stesso Nichetti si vede costretto a
entrare nel film per tentare di riportare nei giusti binari la “toccante”
vicenda che vede protagonista l’operaio Antonio Piermattei (ancora Nichetti,
senza baffi), ma bisogna sbrigarsi: i telespettatori stanno per spegnere la
televisione e andare a dormire…
Con intelligenza, ironia e leggerezza
Maurizio Nichetti solleva una questione molto interessante e tuttora aperta:
che rapporto c’è tra cinema e televisione? La TV, che in fondo si nutre anche
di esso, rispetta il cinema oppure lo mortifica alterandone spazi e tempi? Domande
tutt’altro che banali o superate, se si pensa che –ironia della sorte- l’ultimo
passaggio televisivo di Ladri di
saponette è avvenuto proprio su Mediaset, cioè la TV tortura-film per
antonomasia: un vero calvario, tra interruzioni pubblicitarie piazzate “a
tradimento” anche nel bel mezzo di una scena e che a volte durano
complessivamente almeno quanto un quarto del film -provate a vederne uno di
120’ in “orario di punta”, se non ci credete!-, per non parlare poi dei tagli e
della soppressione –a volte totale- dei titoli di coda… Dopotutto, il film
risale alla fine degli anni ’80, cioè il decennio dominato dal consumismo più
sfrenato, le cui gioie e meraviglie la TV privata (detta anche “commerciale”: nomen omen…) ha tanto efficacemente
declamato, specialmente attraverso i “consigli per gli acquisti” (secondo la
celebre definizione di Maurizio Costanzo), divenuti progressivamente una
presenza costante, se non preponderante, all’interno del piccolo schermo. Da
qui si comprende l’urgenza polemica, anche se garbata, di un film come Ladri di saponette, che lancia un
profetico quanto –ahimé- inascoltato grido d’allarme circa il progressivo
imbarbarimento della televisione, di cui anche il cinema ha inevitabilmente
risentito. Magari i “maltrattamenti artistici” perpetrati dall’emittente
privata verso Ladri di saponette
fossero pura fantasia del regista! Purtroppo, come tutti possono facilmente
sperimentare quotidianamente, le fastidiose pause pubblicitarie che rovinano il
pathos dei film –specie se si tratta
di storie drammatiche come il “film nel film” Ladri di saponette, almeno nelle intenzioni del finto (vero?)
Nichetti, che vorrebbe rendere omaggio a Ladri
di biciclette con una storia ancora più amara e pessimista, dove tutto
finisce “male”- esistono ancora oggi (anzi,credo che sia peggio di allora!), e
risultano a dir poco frustranti per chiunque accenda il televisore con la speranza
di potersi gustare lo spettacolo in santa pace. Vi garantisco che la mia
recente esperienza della visione di questo film su Canale 5 è stata a dir poco
surreale, con le vere interruzioni pubblicitarie della rete alternate a quelle
finte di Ladri di saponette (senz’altro
più moleste le prime rispetto alle seconde…), tanto da non poter quasi più
distinguere la realtà dalla finzione… In questo modo sembrava che, anziché
essere il film una parodia critica della TV, fosse Canale 5 a farsi beffe di Ladri di saponette infliggendogli una sorta
di crudele contrappasso dantesco, e provocando un inestricabile “cortocircuito percettivo”
(la finzione che diventa più vera del vero, il reale che si uniforma alla
finzione…) davvero straniante!
Se a Mediaset la situazione non è rosea, non
si può certo dire che le cose vadano molto meglio da “Mamma Rai” che, come a
suo tempo vaticinato dal “Pippone” Baudo Nazionale, si è adeguata alle strategie
della televisione commerciale aumentando progressivamente gli spazi
pubblicitari all’interno dei programmi, film compresi. Fanno eccezione “riserve
indiane” come Fuori Orario di Rai 3
–ma bisogna trasformarsi in vampiri, visto l’orario del programma!-, Rai Movie
(sempre in fascia oraria “bassa”, però) o i canali tematici a pagamento,
altrimenti riuscire a vedere decentemente un film alla televisione è ormai
praticamente impossibile! Considerando tutto ciò, quindi, all’interrogativo
iniziale sul rapporto tra cinema e TV che Nichetti ci propone con spiritosa
acutezza, credo non sia possibile che dare una sola risposta: a queste
condizioni, la televisione danneggia il cinema! Vita dura per i cinefili,
quindi, che spesso scelgono di rinunciare. Gli unici a potersene infischiare,
al limite, sono i telespettatori (o teledipendenti?) che tengono accesa la “scatoletta
magica” giusto per farsi compagnia (per avere un “sottofondo”), come accade nel
film agli svagati membri della famigliola-tipo i quali, immersi in altre
occupazioni, credono di guardare Ladri di
saponette, mentre in realtà sono così disattenti (semplicemente fenomenale
il piccolo Francesco che, davanti alla TV, pian piano ricostruisce la
cattedrale moscovita di San Basilio con i mattoncini Lego!) da non accorgersi
neppure che la storia è impazzita…
Tornando al film, ritengo Ladri di saponette l’opera migliore di Nichetti
–titolo ex aequo con il successivo Volere volare (1991)- e un episodio originale e atipico nel
panorama cinematografico italiano; si ride meno che in altri suoi lavori
–l’unica scena che richiama apertamente la tipica comicità mimica del primo
Nichetti è il disastroso arrivo del regista agli studi televisivi-, a vantaggio
di un certo sperimentalismo che, nel complesso, risulta divertente e riuscito.
Pur non essendo una novità assoluta l’idea del film nel film e della
contaminazione tra realtà e finzione (per restare nell’ambito della mia rubrica,
cito La rosa purpurea del Cairo di
Woody Allen, recensione che potete recuperare, insieme alle altre già
pubblicate, cliccando sull’icona a forma di ciak
in alto a sinistra nella Home Page del sito), l’apparentemente sgangherato
intreccio mescola con efficacia tre piani narrativi differenti –cinema, pubblicità
e “realtà”- che producono un mix
dagli effetti imprevedibili e sempre più caotici, dove ogni logica va a farsi
benedire (la storia deraglia che è un piacere!). Un momento: ma non è
esattamente ciò che ci accade quando tentiamo di vedere un film alla TV? E’
forse impresa facile non smarrire il filo della narrazione in un film interrotto
quattro o cinque volte da pause che, se comprensive di notiziari e previsioni
del tempo, possono durare anche fino a un quarto d’ora??!!
Ladri
di saponette è,
al di là dell’intento parodistico che il titolo potrebbe far supporre, un
sentito e affettuoso omaggio (come dichiarato dallo stesso Nichetti) al
capolavoro neorealista Ladri di
biciclette e a Vittorio De Sica, volontà testimoniata anche dalle musiche
composte da Manuel De Sica (figlio di Vittorio), che ricordano le partiture di
un altro immortale capolavoro del regista, Umberto
D, il film che, a mio giudizio, rappresenta l’apice del neorealismo
italiano.
Credibilissimo e puntiglioso il bianco e nero
anni ’40 approntato per il dramma Ladri
di saponette, che stride con i colori sgargianti e un po’ sbavati,
tipicamente anni ’80, delle pubblicità.
Molto spiritoso e autoironico il contributo
del critico cinematografico Claudio G. Fava –scomparso recentemente-, che si ritrova
con un certo imbarazzo a parlare dello “sconosciuto” Nichetti in mezzo a mostri
sacri come Ernst Lubitsch e Jean Pierre Melville; nella parte di Don Italo
ritroviamo invece il bravo Renato Scarpa, indimenticabile compagno/vittima di
Carlo Verdone nell’improbabile viaggio a Cracovia di Un sacco bello, episodio che rappresenta la personalissima
rilettura verdoniana de Il sorpasso
di Dino Risi.
Il modo più semplice è guardare tutti i film attraverso questo sito https://filmpertutti.cloud/ È comodo e gratuito. Quello che mi è piaciuto molto personalmente. quindi ti consiglio di studiarlo.
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