Giorgione, I tre filosofi |
La
psicologia e psicologia sono due materie molto diffuse di cui non conosciamo
(compreso gli psicologi e psicoterapeutici) il lato negativo ben nascosto
relativo alla propria nascita e diffusione. Un’osservazione attenta compita su di
loro ha rivelato una realtà sorprendente, ossia che esse sono il frutto di atti
ossessivi – compulsivi che hanno diffuso valori etici morali e manipolatori. Ma
di cosa si tratta e da dove derivano?
I
medesimi atti compiuti in particolare dai psicologi – psicoterapeutici, derivano
proprio da valori etici morali
manipolatori che vengono costituiti dal percorso formativo che dipendono da chi
ha contribuito a fondare la psicologia, a iniziare dai filosofi precedenti o
contemporanei alla sua nascita; si tratta di soggetti di personalità che hanno
vissuto un’esperienza triste che in apparenza sembra superata, in cui vi è una
connessione con i valori etici morali insegnati, che generano il sentimento
della diversità in senso di sentimento negativo: dottore – paziente = guaritore
e malato; in altre parole, allo psicologo e psicoterapeuta viene insegnato che
la persona che ha di fronte è un altro, ossia uno che è disturbato, diffondendo
così il concetto di “malato” anche nel contesto sociale. Un grande errore, ma
non da parte di umani sani di mente per dirla in termini della psicologia; la
nscita di questi sintomi ossessivi – compulsivi di valori etici morali e
manipolatori è influenzato dal vissuto di singoli uomini, che generano una
propria visione e riflessione sulla vita e sulle cose; la psicologia è stata
proprio generata dal frutto di malanno, di frustrazione, rabbia e chiusura,
ossia: un’ossessione compulsava degli individui che hanno avviato il passo alla
scienza della psicologia. Tale ossessione è causa del vissuto personale, che il
singolo innesca in un formato inconsapevole, là dove il proprio vissuto, per
pura fobia, è diffuso al mondo, capovolto e orientato sugli altri; così
attraverso il pensiero di formule o azioni l’individuo attiva tali ossessioni
in cui il soggetto evita la consapevolezza del suo stato in modo diplomatico
senza farsi notare, in un passaggio in cui il singolo trova sistemi per
controllarle ed avere la certezza di non doverle mai affrontare, riuscendoci fino a quando qualcuno gli
ricorda quel momento di angoscia; da evidenziare che comunque intanto la
persona sofferente di tali ossessioni ha vissuto e vive la vita, cercando delle
figure materne e paterne - come ad esempio un proprio professore - con cui
collabora nella propria carriera. Tale fattore non è nulla di preoccupante,
l’unica connessione negativa è il dato di fatto che l’individuo raffredda i
sentimenti, la propria capacità di amare e di condurre i propri simili a creare
delle esperienze emozionali strategiche correttive per l’uomo, perché, oltre a
raffreddare i sentimenti, provoca la non capacità di riflettere. Tutto questo è
la causa per cui oggi non abbiamo più relazioni interpersonali vere e proprie e
il perché siamo sempre più ansiosi, liquidi, e pieni di insoddisfazioni e di
smarrimento.
In
questo stato di cose l’individuo vive l’esistenza normalmente e tranquillamente
in apparenza con un disagio nascosto.
La stessa cosa non è stata affrontata per
ragioni altrettanto etiche-morali, poiché entra in gioco quell’aspetto in cui
l’uomo stabilisce delle regole morali come quelle in cui sostiene che “non va
bene mostrarsi debole nel proprio dolore” ; si teme poi il giudizio degli
altri, tra l’altro è da evidenziare che non sempre si riesce a dire quello che
si tiene nel cuore e non sempre si trovano persone disposte ad ascoltarci
seriamente senza giudicarci; alcune emozioni del proprio vissuto così si
tengono dentro e scatenano gli effetti che influenzano l’uomo nel suo agire. A
tale proposito c’è stato un caso specifico avvenuto tra un paziente e un
psicoterapeutica afflitto proprio da tale sofferenza. Non posso raccontare in
modo dettagliato la storia di entrambi, in ogni modo questo psicoterapeutica si
è trovato di fronte a una persona che ha vissuto degli eventi, che gli hanno
ricordato una propria angoscia, che aveva chiuso in una parte del cuore,
dimenticandola (se vogliamo dolore inconscio). Questo ricordo gli ha dato molto
fastidio e gli ha scatenato la voglia di tirare fuori la sua rabbia verso una
persona che nonostante tutto ha una forza vitale per affrontare la sua vita. Lo
psicologo ha paura, si sente minacciato da qualcuno, perché attraverso questo
potrebbe scoprirsi un fallito per una mancanza di riconoscimento di sé - oppure
si sente già tale. Di conseguenza, lo
psicoterapeuta di fronte a questa persona segue il suo metodo terapeutico però
assumendo un comportamento folle, ossia usa dei toni aggressivi verso la
persona, su cui doveva per giusta regola attivare passi piccoli con
delicatezza, rispetto e sensibilità. Allo stesso tempo, doveva attivare lo
strumento dell’empatia, ossia quella capacità che ci permette di comprendere
quello che prova l’altro di fronte a noi. Non lo fa e non ascolta la persona
che ha di fronte, è disinteressato a tutto, si muove con la sedia, addirittura
un giorno si lega al filo del carica batteria del suo telefonino (segnale di qualcosa
di cui si è legati) e intanto nella sua mente ha formulato un presunto malanno
della persona che ha di fronte, senza analizzare e approfondire la situazione,
finché ad un certo punto inizia a dire esplicitamente alla persona che è un
semplice ammalato e tante altre cose. Per fortuna il paziente ha la grande
capacità di reagire, abbandonando la psicoterapia e il dottore, che il giorno
dopo farà un tentativo di recuperare la persona, invitandola ad riprendere la
terapia, non sarà ascoltato. Lo psicologo in questione ha usato proprio un
atteggiamento ossessivo; in tale ambiente è chiaro che vi è uno psicologo
disturbato da qualcosa, è una realtà, anche perché col il tempo il paziente
scopre una parte triste del passato del dottore, di cui tra l’altro durante
l’aggressione frustante accenna. Ora qui parlo di un caso anonimo e singolo, in
un contesto in cui si tempo fa si è chiesto al dottor Giorgio Nardone se una
frustazione può condurre a un atto aggressivo, la risposta non è tardata ed è
stata un sì. Ma lasciamo da parte tale caso e riprendiamo il nostro discorso in
cui è da rivelare che la psicologia e psicoterapia sono stati generati dal
frutto di un malanno di singoli individui che hanno contribuito alla loro
nascita, fondando principi di base della medesima scienza. La psicologia (se
osserviamo il contesto storico) fa parte della costituzione della deviazione
del proprio dolore dell’uomo, che vive la vita mascherando quello che vive
nell’animo. Forma valori etici e principi che diffonde in modo anche
manipolatore. Il vissuto influenza molto se stessi, la propria visione, la
propria etica, influenzando anche quella degli altri, determinando una
situazione in cui si crea una visione chiusa, fissa, per niente dinamica ;
si forma una filosofia chiusa in cui l’uomo fissa la sua visione, si mostra
disinteressato alla ricerca di altre realtà, si lega a una corda come ad
esempio lo psicologo si legava al filo del caricabatteria del proprio
cellulare. Purtroppo tutto questo è causa di mancanza di dialogo, di cui ogni
singolo uomo ha bisogno. In questo contesto è da sottolineare che la
psicologia – per quanto personalmente io
ne prenda le distanze - deriva dalla filosofia e che non è qualcosa di diverso
a questa, ma è una filosofia denominata psicologia; la differenza con la vera
filosofia madre superiore delle scienze sta nel fatto che la psicologia è una
saggezza chiusa a se stessa e generata proprio dal frutto un’ossessione
compulsiva da parte di chi ha contribuito a essa, fondendo così valori etici
morali manipolatori, che vengono iniettati in
modo speciale alle persone che studiano per divenire psicoterapeutici;
valori che ci portiamo dietro da generazioni a generazioni.
Quanto
detto in questo articolo è molto particolare e può mettere inquietudine, ma non
bisogna avere paura, poiché anche se c’è molto lavoro ancora da fare la
filosofia sta tornando alla vera saggezza, quella che non genera strumenti o
metodi tipici di visione fisse e ossessive. La filosofia sta tornando alla
riflessione e quindi sta uscendo dalla propria chiusura; ma è chiaro che
bisogna fare attenzione al passato per evitare errori: mutare i valori non è
facile. Ma ciò sarà difficile che accada se riprendiamo i filosofi dell’antica
Grecia e ritrattiamo la loro riflessione, meriti e demeriti con la critica, se
avviamo una profonda ricerca tra ieri e oggi; la via è lunga ma la strada è
molto aperta e i passi sono partiti già molto in anticipo grazie a Gerd B.
Achenbach, che ha ripreso la filosofia riportandola alla sua vera natura,
quella di occuparsi degli individui.
Giuseppe Sanfilippo
Sei terribile non ti fermi a nulla: hai deciso di fare la rivoluzione o la guerra?
RispondiEliminaConosco molto bene Giuseppe Sanfilippo è so che quando sostiene una cosa, non dice fandonie. Ivan
RispondiEliminaSu quali basi dici tutto questo?
RispondiEliminaUn dottore e un professionista nato, con cui nessuno può competere. Un personaggio che non ha bisogno di studiare per imparare ma per avere conferme della sua professionalità.
RispondiEliminaSiamo al delirio di onnipotenza! Ma per favore...
EliminaNessuno sta dicendo che un dottore non è un professionista nato, se affermarsi proprio questo offederei me stesso e in modo profondo tra l'altro.
EliminaPer quanto riguarda la competizione beh qui io rifletterei molto ponendo qualche dettagliata osservazione, ma anche sul fattore del bisogno di studiare o non studiare, rifletterei. Al livello professionale posso vantare di una grande professionalità che supera tutti ma senza lo studio non si può andare da nessuna parte, di conseguenza non diciamo favole che non esistono affatto.
Studiare è un aspetto molto importante ed è importante il confronto tra i lavori. evidenzio che nessuno fino a prova contraria è Dio, almeno che tu lo sia?
Per quanto riguarda le conferme a me personalmente non sono mancate e non mancato affatto e senza aver bisogno di studiare veramente. i vostri stessi commenti sono delle confeme. avete solo bocca, per dirvi professionisti, ma non avete affatto capito questo scritto.
Lo stesso che contine delle chiavi, che dovevano essere trovati dai psicologi - psicoterapeutici... chiavi che dovevano chiarire una imprecisione di ciò che ho scritto.
Provate a tagliere in questo scritto i "filosofi, i psicologi, psicoterapeutici" e provate a togliere anche la "psicologia - psicoterapia" e togliete ancora una volta il fattore che quel psicologo - psicoterapeutica fa di professione proprio questo lavoro. domanda: cosa rimane?
Eliminadomanda: siamo sicuri che siamo in delireo? e ancora cosa siamo prima di tutto, prima di essere professionisti, dottori, psicologi, psicoterapeutici, filosofi ecc... cosa siamo?
dimenticare cosa siamo, è molto grave... assumere questo atteggiamento di dimenticazza dimostrate semplicemente quello che io sostengo in questo articolo...state dando prova di ciò che sostengo, non state smettendo, ma state confermando.
Sono riuscito in un tentativo, che però speravo che non fosse una conferma: come chiamate ciò?... ricordiamoci che siamo esseri umani prima di ogni cosa, e una professione non ci eleva da ciò, siete in una parola in delireo.. rifleette
è proprio qui.. la chiave: i commenti giusti che dovevano arrivare, che mi aspettavo arrissero dovevano sostenere che prima di ogni cosa siamo esseri umani, con esperienze e vissuti che provocano delle reazioni, degli effetti.. qualcunque essi siano.
EliminaSu quel psicologo - psicoterapeutiva che cito, bisogna dire che era un essere umano prima di tutto. Mi domando come possiamo parlare di professionalità se dimentichiamo di essere semplicemente degli esseri umani, con sensibilità, fragilità da cui nessuno è escluso?
In una parola, vi confesso: Non siete per me le personalità che io descrivo in questo scritto, ma vi comportate tali, negato quello che siete veramente. Giuseppe Sanfilippo
Bello, ma potevi scrivere di più e anche meglio, nel senso che sei molto sintetico e poi solo nei psicologi – psicoterapeutici esiste tale disturbo?
RispondiEliminaQuesta è la domanda che mi aspettavo ricevere. Mi aspettavo però che tale domanda mi venisse fatta dai signori psicologi e psicoterapeutici o comunque persone della materia. Invece si sono accecati, non sapendo nemmeno leggere quello che ho scritto; e non solo, ma c’è stato anche chi ha dato conferma di quanto dico qui, sostenendo che loro sono sani di mente, perché dopo la laurea fanno 4 anni si specializzazione. Dimenticando qualcosa di molto importante è cioè chi sono prima di tutto prima di indossare la loro divisa?
EliminaIn ogni modo, grazie per questa domanda. Giuseppe Sanfilippo
Oltre a chi si è permesso di ricordami la specializzazione, vi è stato chi ha fatto di peggio; ma lasciamo stare: però non si può negare al mondo che i valori etici – morali pur con tratti di mutamento, ancora mantengono tratti di arretratezza; e possiamo andare anche oltre, al livello psicologico.
RispondiEliminaInfine, non posso dimenticare chi ha evidenziato che quello che ho scritto qui è molto “impreciso” (personalità della materia). Avendo il rispetto del mio lavoro, che va approfondito ovviamente (è ciò ho intenzione di farlo in una conferenza stampa); lavoro in cui mi appoggio al mondo della psicologia e psicoterapia soprattutto a quelli più rivoluzionari degli ultimi anni. Sono un filosofo, non condivido la psicologia e psicoterapia ma allo stesso tempo l’approvo; e quando lavoro, prendo spunti da essi, e spesso come dico nell’articolo li coinvolgo nel mio lavoro anche se indirettamente a causa (sperò) che hanno molti impegni da non potermi dedicare.
Infine sottolineo che se poi vi sono degli errori come dicono chi si ribella a questo articolo, ebbene prima di farlo, che controlli quello che scrive nei suoi testi, e riveda il tutto. In ogni modo, tutto va chiarito e approfondito e lo farò presto. Grazie per l'attenzione. Giuseppe Sanfilippo
Io non sono stato mai da un psicologo - psicoterapeutica, non so chi sia l'autore, ma ha ragione io non mi farei aiutare mai da professionisti che non hanno il senso di umanità..
RispondiEliminanon ci si può permettere di dire "siamo superiori a tutti"
RispondiEliminaQuesto articolo e una manipolazione sociopatica, noto cenni della triade oscura. Consiglierei che l'autore si reca da un psicoterapista al più presto.
RispondiEliminaè chi ci assicura che tale articolo sia una manipolazione?
RispondiEliminachi ci assicura che l'autore soffra di sociopatia? io noto semplicemente una persona con uno stile di scrivere molto complesso ma che potrebbe racchiudere qualcosa di molto importante. Un autore che scrive mettendo alla prova i professionisti del settore. attenzione quindi perchè ci potremo trovare questo.
Non comprendo tante polemiche, questo autore sta parlando di esseri umani, fatti di sentimenti, sensibilità e fragilità, sta solo dicendo che da ciò nessuno ne è fuori, come del resto sottolinea nel suo chiarimento del medesimo articolo.
RispondiEliminaPermettesi di affermare di essere professionisti e accusarlo di un presunto disturbo significa confermare quello che egli sostiene ossia: psicologi - psicoterapeutici ci sentono superiori ai loro simili.. di conseguenza complimenti all'autore
non solo si sento superiori ma forse si stanno mostrando dei professionisti incompetenti alla propria professioni.. chi scrive è una persona che si basa su fatti conosci al livello psicologico.. ci sono autori ne parlano e sono psicologi - psicoterapeutici.
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