Roma,
Fontanone Estate. Venerdì 1 agosto 2014
Muri. Davanti a noi,
dentro di noi, intorno a noi. Separano, difendono, escludono, forse proteggono,
ma fino a quando? Ed è giusto chiudersi dietro fortificazioni? E’ normale? Dove
sta il limite tra la difesa e l’autoesclusione, l’annichilimento sociale?
Angelo Longoni è un autore e un regista con tante idee, sempre in fermento.
Chissà se quando tirò fuori dal suo cilindro magico questa opera teatrale, che
qualcuno ha definito “piccola opera rock”, pensava di ottenere il successo che
dovunque ha riscosso. Dalla prima assoluta nel carcere di Rebibbia a Roma, ai
pienoni del Teatro Golden, alla tournèe in giro per l’Italia, lui e il suo
gioiellino sono tornati nella capitale per la rassegna Fontanone Estate con tre
serate che, se non fosse stato per il maltempo incombente della prima, avrebbe
registrato tre sold out su tre.
Uno spettacolo che mescola molti elementi, dalla prosa di Eleonora Ivone ed Ettore Bassi, i due affiatati protagonisti, alla musica stupenda dei Pink Floyd suonata dal vivo più che egregiamente dai Sound Eclipse, da una regia psichedelica, forte di un afflato di controcultura tipica degli anni 60 e del supporto visivo (e visionario) di proiezioni bellissime sul velatino che divide la scena dalla band. E le domande, tante ed inquietanti, che ci si pone assistendo al dipanarsi della storia sul palco, di una coppia che si incontra, si conosce, si innamora, progetta, fino a trovarsi davanti al muro (del carcere, per lui) che mina una felicità sognata e che forse non si realizzerà più. Muri di corruzione, muri di vergogna, muri di sospetti, di omertà, che cambiano le persone, che tolgono la voglia di correre insieme, che tornano a separare ciò che tentava di unirsi. Non c’è buonismo in questa opera, ma rabbia, speranza, illusione, dubbio. Gli stessi propositi positivi della protagonista femminile, che tenta disperatamente di difendere il sentimento della coppia, a costo di soffocarla in un recinto, non trasporta verso un finale lieto e scontato. Rimane anzi il dubbio, una sensazione di inquietudine, sulla muraglia alzata per escludere tutto il resto dalla loro vita. Ben rappresentata dalla disperazione dell’uomo, che vuole essere “come tutti gli altri”, ma gli altri non lo sentono. E lui non sente più gli altri, in una sospensione spazio temporale tutt’altro che rassicurante. Il bambino è cresciuto e il sogno è svanito. Forse si può ricominciare, ma anche no.
Uno spettacolo che mescola molti elementi, dalla prosa di Eleonora Ivone ed Ettore Bassi, i due affiatati protagonisti, alla musica stupenda dei Pink Floyd suonata dal vivo più che egregiamente dai Sound Eclipse, da una regia psichedelica, forte di un afflato di controcultura tipica degli anni 60 e del supporto visivo (e visionario) di proiezioni bellissime sul velatino che divide la scena dalla band. E le domande, tante ed inquietanti, che ci si pone assistendo al dipanarsi della storia sul palco, di una coppia che si incontra, si conosce, si innamora, progetta, fino a trovarsi davanti al muro (del carcere, per lui) che mina una felicità sognata e che forse non si realizzerà più. Muri di corruzione, muri di vergogna, muri di sospetti, di omertà, che cambiano le persone, che tolgono la voglia di correre insieme, che tornano a separare ciò che tentava di unirsi. Non c’è buonismo in questa opera, ma rabbia, speranza, illusione, dubbio. Gli stessi propositi positivi della protagonista femminile, che tenta disperatamente di difendere il sentimento della coppia, a costo di soffocarla in un recinto, non trasporta verso un finale lieto e scontato. Rimane anzi il dubbio, una sensazione di inquietudine, sulla muraglia alzata per escludere tutto il resto dalla loro vita. Ben rappresentata dalla disperazione dell’uomo, che vuole essere “come tutti gli altri”, ma gli altri non lo sentono. E lui non sente più gli altri, in una sospensione spazio temporale tutt’altro che rassicurante. Il bambino è cresciuto e il sogno è svanito. Forse si può ricominciare, ma anche no.
“Il Muro” di Angelo Longoni riesce a coniugare
tutti questi aspetti, drammaturgici, scenografici e musicali, in uno spettacolo
molto gradevole e ricco di significati, oltre che di ottima musica. La regia è
accurata nei movimenti scenici e nell’alternanza tra recitazione e brani
musicali. Entrambi creano un puzzle in cui l’una introduce e supporta gli
altri, e viceversa, in un gioco tra presente e passato molto suggestivo.
Mattoni, appunto, di un muro, o se volete di un copione ben preciso, netto, con
tagli prettamente cinematografici. La grazia e l’eleganza innata di Eleonora
Ivone, sempre più atletica ed eterea, nel suo ruolo di donna ferocemente
determinata, ben si coniugano con un Ettore Bassi la cui prova d’attore
convince ed emoziona. Un plauso particolare alla band dei Sound Eclipse, la cui
potenza e pulizia di esecuzione trasmettono vibrazioni forti. Il Muro continua
il suo successo, il Fontanone Estate la sua rassegna ricca di appuntamenti.
Paolo
Leone
Il Muro, di Angelo Longoni
Con: Eleonora Ivone ed
Ettore Bassi
Musiche dei Pink Floyd
suonate dal vivo dai Sound Eclipse (Voce: Stefano Cacace; Chitarre: Marco Zanni;
Basso: Andrea Agates; Batteria: Emanuele Puzzilli; Tastiere: Emiliano Zanni)
Scene: Leonardo Conte,
Alessandra Panconi. Costumi: Paola Bonucci
Si ringrazia l’ufficio
stampa “Press office & Public Relations” nella persona di Elisabetta
Castiglioni
Nessun commento:
Posta un commento