Roma, Fontanone Estate.
Venerdì 29 agosto 2014
Storie di vita. Le
storie sono un contenitore dove si trova tutto il percorso umano, tra ricchezze
e miserie o se preferite “tra fango e paradiso”. Bisogna ascoltarle, non a caso
una volta erano le storie raccontate dagli anziani a istruire i più piccoli
sulle cose della vita. Storie vere o inventate, semplici o romanzate. L’isola
madre è un racconto ricco di personaggi e di umanità varie, ma già nel titolo
nasconde un qualcosa di oscuro, un presentimento di dramma. La madre “come isola” in mezzo al mare o la madre
“che isola” dalle possibilità che il
resto del mondo offre, che rovina definitivamente la stessa esistenza da lei
generata. Il romanzo (mai pubblicato) di Liliana D’Annolfo, da cui è stata
tratta una sceneggiatura cinematografica prima e questo adattamento teatrale
poi, a cura del regista Ciro Scalera, ha al suo centro sì due storie d’amore
tormentate, ma le forze oscure (materne) che da una parte ostacolano con
perfidia e dall’altra celano un orrore sotto una pesante coltre di omertà,
traviano due giovani vite che altrimenti avrebbero potuto unirsi
felicemente. Poco riesce a modificare la
triste situazione, un’amicizia antica, sincera. Una storia che si potrebbe
facilmente mettere in scena a teatro, ma a Ciro Scalera piacciono evidentemente
le imprese difficili, visto che si è cimentato, in questo caso a quattro mani
con Elisabetta De Vito, a riadattare una sceneggiatura e a presentarla in
maniera insolita, con un tocco di magia.
L’isola madre vista al Fontanone
Estate non è un reading nel vero senso della parola, non è uno spettacolo
teatrale tout-court, ma la sagacia del regista e il suo gusto per la sorpresa
hanno partorito un piccolo miracolo. Sin dall’inizio, con l’entrata in scena
degli otto protagonisti dal fondo della sala, in una sorta di “otto personaggi”
in cerca… di un produttore (Gianni Palocci Poveri). Non si limitano a stare
dietro un leggìo, ma con movimenti scenici, una recitazione che non è mai incollata
al foglio ma che anzi spesso se ne discosta, l’utilizzo sorprendente di suoni
ambientali perfettamente sincronizzati con quanto accade sul palco, luci, e i
bellissimi disegni (di Andrea Ronconi) proiettati sullo sfondo bianco a far da
“segnalibro” nei continui salti temporali dei flashback (normali in un film,
non certo a teatro), riescono a trasformare un’operazione potenzialmente e
pericolosamente noiosa in uno spettacolo interessante e anche divertente. Forse
difficile all’inizio da capire nelle sue sfumature, ma poi la bravura, diciamolo,
di tutti i protagonisti, che hanno il merito, non scontato, di caratterizzare
fortemente i propri personaggi, riesce a prendere in mano il timone e a
condurre in porto (visto che parliamo di isole) la barca. Qualcosa, nel
tragitto, inevitabilmente si perde. Qualche passaggio, un collegamento… ma
sempre di una sceneggiatura si tratta e portarla in scena è un progetto
complicato, considerato anche il poco tempo che la compagnia ha avuto per
raffinare il tutto. Il grande merito, che molta parte del numerosissimo
pubblico confermava al termine della serata, va alle scelte registiche di
Scalera, non nuovo a sorprendere gli spettatori con trovate originali.
Un plauso ai giovani attori, tutti dello staff
del Fontanone Estate, che hanno interpretato adeguatamente i rispettivi ruoli,
davvero una bella sorpresa. Dalle due ragazze, Monica Belardinelli e Virginia
Della Casa, ai due ragazzi (uno dei quali Carlo Fabiano), tutti consapevoli
dei rispettivi ruoli e ben calati nella scena, con sfumature drammatiche
interessanti, al “patron” Riccardo Bàrbera, affascinante narratore e amante
maldestro. La classe di Elisabetta De Vito, algida madre padrona, di Sandra
Caruso (un cameo di grande intensità il suo) e, non mi stancherò mai di
ripeterlo, la mimica facciale straordinaria dello stesso Scalera, ritrovata
dopo il successo in “Vicini di stalla” (di A. Grosso) nella passata stagione, completano
il quadro di uno strano, insolito, ma riuscito spettacolo di fine estate.
Paolo
Leone
L’isola madre
(tratto dal romanzo inedito di Liliana D’Annolfo). Adattamento teatrale a cura
di Ciro Scalera ed Elisabetta De Vito
Con: Riccardo Bàrbera, Monica
Belardinelli, Sandra Caruso, Virginia Della Casa, Elisabetta De Vito, Carlo
Fabiano, Ciro Scalera, Gianni Palocci Poveri
Luci e fonica: Francesco
Bàrbera e Gabriele Boccacci
Regia: Ciro Scalera
Si ringrazia l’ufficio
stampa nella persona di Elisabetta Castiglioni
confermo quanto scritto. Ero anche io al Fontanone e sono convinto che Scalera è un regista bravissimo, oltre che attore. Meriterebbe molto più spazio nel teatro italiano! Bravi tutti!
RispondiEliminaesatto!
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