Foto Daria D. |
Il Teatro Manzoni è
un raro esempio di teatro che non è specializzato in un genere particolare
perché è specializzato in tutti i generi. La cosa potrebbe apparire una forma
di non-commitment, un non sapere in
che direzione andare e quindi provare tante diverse strade, sperando che
conducano da qualche parte. Niente di più sbagliato, perché al Teatro Manzoni,
ci tengono davvero a fare bene tutto: prosa, cabaret, musica, eventi culturali,
spettacoli per famiglie. Lo scopo
nobilissimo è quello di allargare gli orizzonti, per non fossilizzarsi in un
solo genere, assumendo un’identità che poi non ti scrolli più di dosso per
tutta la vita e allora diventi vecchio, non antico, in men che non si dica.
Lo storico teatro,
alla presentazione della stagione 2014/15, era con convinzione ben piantato nel
presente ma già sulla strada che porta all’EXPO, insomma proiettato verso il
futuro, insieme alla sua Milano, città veramente all’avanguardia, l’unica in
Italia.
Forse per questo
tanti artisti di diverse scuole, esperienze, background hanno accolto con
entusiasmo l’invito della Signora Wanda Foscale, novant’anni ma non li
dimostra, a esibirsi sul suo palcoscenico, con commedie, classici, comicità,
generi assai diversi ma uniti da un solo filone: la qualità degli spettacoli.
Oggi sono sfilati sul
palco Amanda Sandrelli e Sergio Muniz che con Ana Galiena e Marina Missiroli
porteranno “Tres” di Juan Carlos Rubìo, regia di Chiara Noschese, Luca
Barbareschi che ci ha parlato del suo “Cercando segnali d’amore nell’universo”
sempre con la regia della Noschese, Paolo Migone che simpaticamente ha esordito
dicendo al direttore Alessandro Arnone “le domande me le fai tu o me le faccio
io?” e che ci farà senz’altro ridere con la comicità surreale di “Italiani!”.
Poi Gianluca Ramazzotti ci ha introdotto “Il prestito”, facendoci venire una
gran voglia di vedere lo spettacolo, in cui reciterà anche Antonio Catania,
Gianfranco Jannuzzo e Debora Caprioglio la coppia sui generis di “Lei è ricca, la sposo…e l’ammazzo!” per la regia di
Patrick Rossi Gastaldi. Barbara Foria simpaticissima ci ha parlato di “Volevo
una cena romantica… e l’ho pagata io!”, un one
woman show diretto da Claudio Insegno e scritto dalla stessa attrice. E poi Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli
che con la loro compagnia Danny Rose ci presenteranno un testo, di cui sono
registi e adattatori, del commediografo inglese Richard Bean, tratto da “Il
servitore di due padroni” di Carlo Goldoni. Non dimentichiamo Maurizio Micheli,
gli Oblivion, Diego Parassole e Leonardo Manera, e tanti altri, tutti amati e
apprezzati dal pubblico.
Ad aprire il
cartellone, il 2 ottobre fino al 19, sarà Edoardo Sylos Labini con il suo
“Nerone duemila anni di calunnie”, una rilettura contemporanea dello storico
personaggio basata sul saggio di Massimo Fini e che solleva la nostra
curiosità, già dal titolo.
Foto Daria D. |
Fino ad aprile
potremmo gustare 8 spettacoli di prosa, il cabaret, la musica con Aperitivo in
Concerto, in più 10 spettacoli della novità Manzoni Family, e poi il Manzoni
Extra e Manzoni Cultura, 5 incontri moderati da Nicola Porro. Insomma ce n’è
per tutti i gusti. Gusti fini.
Per alcuni, come
Mengoni, Favino, Sandrelli sarà la prima volta al Manzoni per altri, un
ritorno, ma per tutti sicuramente una nuova emozione, come deve essere per chi
crea, per chi fa arte. Perché l’artista dovrebbe vedere la realtà con occhi
sempre nuovi, mai impastati di routine, di cliché, di noia, di smania di
successo e di fama a tutti i costi, costi quel che costi. Solo rimanendo innocente, curioso, potrà
farci sognare, riflettere, giocare, sperare insieme con lui.
Lunga vita al Teatro
Manzoni che come ogni anno, ma sempre con qualcosa in più, ci offre sogni e
risate, musica e danza, riflessioni e incontri perché la realtà ci sia meno
pesante, quando usciamo dal bel teatro, simbolo di arte, di aggregazione, di
lavoro, d’intelligenza.
Daria
D.
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