Roma, Teatro Kopó
Dal 9 al 19 ottobre 2014
Il
teatro Kopó inaugura la sua stagione con lo spettacolo liberamente ispirato al
romanzo I fantasmi della vita di Cristian Precamedi Conte.
Si
apre il sipario e la scena è quella di un film horror: una casa, vittoriana,
infestata da fantasmi, quasi mezzanotte. Un urlo iniziale spaventa e promette
buone cose. Ma questo inizio si trascina un per un po’.
Uno
spettacolo che a tratti diverte ma che dopo l’urlo non sembra partire, o meglio
salire. Scene già viste e sentite si accavallano a prototipi di spaventevoli
situazioni. Un gioco di fantasmi e rimorsi che abbastanza volte abbiamo visto
anche a teatro.
Cris,
il protagonista spavaldo, ma che si dimostrerà eroe e uomo ancor prima che
rimorso, ha uno sviluppo crescente in senso positivo: incarnando la
responsabilità della scelta definitiva, accende la curiosità dello spettatore,
anche se a volte sembra incastrarsi in giochi ripetitivi. Quando ci si lascia
prendere da questo senso, lo spettacolo tocca e ferma. Quando si guarda al
resto, si rischia un senso di banale clichè di genere. Ma per fortuna a salvare
da questa paura è la bravura degli attori, alcuni formidabili.
Cris,
il bravissimo Simone Guarany, riesce a dominare il racconto con una forte
spontaneità, simpatica la sua naturalità romanesca, il suo dialetto,
convincendo lo spettatore che la sua storia può essere quella di tutti: Cris
incarna alla grande tutto ciò che c’è dietro, davanti e in mezzo ad una scelta,
ma non a una scelta qualunque. La scelta della vita.
Poi
arriva il fantasma più temibile, quello che tutti esorcizziamo dalla mente. La
paura di morire dentro d’un colpo lasciando a metà, sospesa, un’inutile
esistenza. E arriva il formidabile e fuori dagli schemi Alessandro Giova che,
prima diavolo e poi angelo di un destino non più suo, scuote lo spettacolo
dalla testa a i piedi. Questo piace, diverte, ferma e fa pensare. Rapisce, dà
energia e anima e ,permettetemi, spaventa di bravura.
Tutti
gli altri “fantasmi” (Elisa Billi, Roberto Di Marco, Cristiana Mecozzi, Marina
Parrulli e Simone Pulcini) adempiono al loro dovere: bravissimi riescono a
tenere lontana la paura della banalità che in alcuni momenti sembra palesarsi.
Miriam de Vita
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