Gerd B. Achenbach |
La consulenza filosofica è l’attività professionale alternativa alle
psicoterapie, la cui invenzione è riconosciuta al filosofo tedesco Gerd B. Achenbach. Una nuova
professione, ma che tanto nuova in realtà non lo è; difatti le sue origini le
troviamo nel mondo antico (soprattutto quello greco), là dove la filosofia era
fondamentale per l’essere umano o meglio per i singoli esseri umani, che, come
al giorno di oggi, potevamo cadere in depressioni o altri disagi; di
conseguenza non dobbiamo credere che questi sintomi non esistessero prima della
nascita delle psicoterapie come a sua volta non dobbiamo credere che non
esistessero quei concetti o aspetti che le psicoterapie chiamano “disturbi” - semmai
venivano concepiti e chiamati con nomi diversi, ma esistevano ed era il
filosofo ad occuparsene. Ogni singolo filosofo elaborava le sue dottrine e i
suoi metodi terapeutici (L’arte della levatrice di Socrate è un esempio) che
spesso si basavano sul dialogo - ricordiamo Socrate, che girava per Atene
facendo consulenza. Vi erano comunque filosofi che applicavano la medesima
attività in appositi spazi, è il caso del filosofo sofista Antifonte (di cui
non abbiamo fonti precise), che a quanto sembra aveva aperto uno studio di
consulenza e non solo, forse egli elaborava anche delle tecniche e dei metodi
per aiutare l’individuo.
Pensandola come attività nuova e alternativa alle psicologie e
psicoterapie possiamo sostenere che, con la consulenza filosofica, la filosofia si riappropria della
sua identità originaria, ovvero quella di essere al servizio dell’uomo. Ma come
funziona questa attività?
In semplici
parole, la persona che si rivolge alla consulenza filosofica è una persona che
ha difficoltà ad affrontare i suoi problemi, che possono essere benissimo
affrontati attraverso il dialogo tra filosofo e cliente: in una sorta
d’agevolatore maieutico, di elemento stimolatore di processi decisionali e
chiarificatori. Essa così faciliterà una valorizzazione maggiore delle risorse
personali del cliente ed una maggiore possibilità d’espressione, superando così
quelle ambiguità che lo vede protagonista d’ansie, preoccupazioni, paure e
mancanza di riconoscimento di sé; qui dove l’uomo si ferma al suo status e non
fa nulla per il suo ego, o meglio si blocca dal fare qualcosa per questo. La
consulenza filosofica non è né psicologia e né psicoterapia o consulenza
spirituale. Essa opera quindi in un ambiente di lieve immobilismo umano, in cui
non è patologico aver paura, porsi domande, sottoporre a verifica le proprie
idee, prendere in esame la propria visione del mondo per vedere quanto c’è
d’angusto, di coatto, di inidoneo per affrontare i cambiamenti della propria
vita e i mutamenti così rapidi e imprevisti del mondo che mettono inquietudini
e ansie, disagio e sofferenze. Qui possiamo trovare risposte attraverso la
filosofia, nata in Grecia non come conoscenza, ma come pratica di vita e di
aiuto all’uomo. In tale quadro ritengo importante la consulenza filosofica,
perché a mio giudizio oggi sempre di più l’uomo non riesce a riflettere e a
vedere le cose sotto un’altra luce. Egli ha bisogno di palare, di raccontarsi,
tirar fuori quello che tiene dentro di sé, con qualcuno che non sia un
guaritore, ma una guida per trovare delle soluzioni. Quando sostengo che l’uomo
“ha bisogno di tirare fuori” intendo che egli possiede dentro di sé le
soluzioni alle sue problematiche, che devono essere risolte e questo si può
fare solamente dialogando con una persona che non sia la persona che ha le
soluzioni in mano, bensì che aiuti l’uomo a trovarli da sé, fondando così la
propria realizzazione di sé, trovando soddisfazione, divenendo un essere capace
d’interagire meglio al di fuori della consulenza, di fronte a quei contesti che
chiama “problemi.” Gli stessi che sono solamente delle espressioni che il
singolo genera, attraverso delle immagini nebulose della sua realtà, ma che in
verità non esistono, non sono che concetti idealizzati a causa delle situazioni,
esperienze vissute. Lì dove l’uomo vive un proprio blocco filosofico. Non
riesce a reagire e affrontare la sua condizione ed ha paura e timore per un
domani.
Questo aspetto
fa parte, come sappiamo, del nostro quotidiano; di conseguenza l’uomo ha
bisogno di un aiuto per aprirsi alla sua capacità riflessiva che oggi è ferma;
in tale processo, come ben si può comprendere per far ciò, c’è da prendere in
considerazione l’arte della levatrice di Socrate, che consisteva appunto nel
“tirar fuori le cose”, tirar fuori le soluzioni ai problemi, qui dove l’uomo
deve ritrovare la sua valorizzazione la propria dignità. È in questo ambiente
che la consulenza filosofica insegna che ognuno di noi è un essere speciale e
unico, autentico, e non c’è chi è superiore e chi inferiore. Ogni singolo
individuo ha da donare e ricevere; non c’è nessuno che ha e che non ha, in
nessuna condizione. Anche la persona depressa ha qualcosa da donare al mondo e ai
suoi simili. Non esistono malati, bensì solamente individui. Siamo individui
che ci dobbiamo aiutare in modo paritario, svolgendo un’attività di aiuto,
proprio come la consulenza filosofica, che aiuta l’individuo attraverso il
dialogo, unico strumento e tecnica di questa professione, dove il filosofo
consulente aiuta i consultanti a scoprire i diversi significati che sono
contenuti nei loro modi di vita e dentro di loro. Il filosofo non offre teorie,
ma piuttosto pratiche e strumenti per analisi concettuali, individuazioni
d’assunti nascosti, descrizioni, distinzioni, indicazioni di rapporti. Tali
strumenti possono aiutare i clienti ad esaminare le realtà criticamente e a
rivederle sotto diverse prospettive, ottenendo una chiarificazione
della nostra visione del mondo, responsabile del nostro modo di pensare, agire,
gioire e soffrire. Qui, a mio giudizio, l’uomo
oggi esige e vuole un’autonomia per risolvere le sue situazioni, e quindi avere
una guida a costruire quello che l’uomo non trova più in sé: la sua genialità e
creatività: aspetti che fanno recuperare la dignità dell’individuo, ovvero quel
valore
intrinseco e inestimabile di ogni essere umano. In questo contesto è da
evidenziare che la
consulenza filosofica opera aiutando l’individuo senza che la sua condizione
venga catalogata in un disturbo. Si
tratta di un filosofare critico, continuamente disposto al dialogo e alla messa
in discussione e che quindi stimola il pensiero… il filosofare non è
nient’altro che un filosofare. Alla consulenza filosofica interessa la visione
che l’individuo ha sulla propria situazione e non l’aspetto psicologico
dell’individuo.
Possiamo
dunque raffigurare un processo di educazione verso la ripresa della propria
facoltà di filosofare, qui dove il singolo arriverà al raggiungimento del senso
delle cose e a percorrere un cammino in cui di fronte a ogni vissuto egli sarà
un essere mentalmente illuminato e quindi affronterà le cose con più calma, saggezza
e con forza vitale. Riuscirà a ricercare di fronte alle cose negative gli
aspetti giusti. Insomma, l’uomo nella consulenza filosofica acquista la facoltà
di aver cura di sé, attraverso il dialogo, che raffigura un processo educativo;
lo stesso che si sviluppa automaticamente durante una semplice chiacchierata
stimolante il pensiero.
Uno degli
obiettivi importanti che a mio avviso deve porsi una consulenza filosofica è
quella di rafforzare il singolo nella propria facoltà di amare e vedere la
bellezza delle cose. Solo così l’uomo starà meglio e riuscirà ad interagire
altrettanto meglio, trovando un proprio benessere.
Raggiungere
tale livello è fondamentale, anche se non aiuta a dimenticare completamente
quello che si è passato, bensì porta il singolo a fare di quel passato un’opera
d’arte: un aspetto di vita che gli ha donato qualcosa di bello da vivere e
godere; lo stesso sviluppa la formazione della propria personalità e del
proprio Io, permettendogli di riacquistare la propria dignità. Il tutto in un
criterio in cui è trattata la situazione, l’evento del singolo individuo.
Giuseppe Sanfilippo
Grande Giuseppe Sanfilippo sei unico
RispondiEliminabravo Giuseppe
RispondiEliminaIl nostro nuovo Socrate: Giuseppe Sanfilippo grande
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