Roma,
Teatro Ambra Jovinelli. Dal 23 ottobre al 2 novembre 2014
Ognuno di noi nasce, cresce, vive in una
scena. Ognuno di noi interpreta una parte, che dipende dalla scena di un dato
momento. Ad ogni elemento della scena si può attribuire un significato, che
cambia tante volte, quanti sono i punti di osservazione. Questo è l’incipit de
La scena, la nuova commedia di Cristina Comencini, rappresentata al Teatro
Ambra Jovinelli dalla coppia femminile Monti – Finocchiaro e da Stefano Annoni,
apparentemente l’agnello sacrificale della storia, ma solo apparentemente Punti
di vista, scene differenti. Due amiche, l’una disinibita e a caccia perenne
dell’uomo giusto, con netta precedenza al sesso, l’altra riflessiva, con la
testa a posto, anche troppo, tanto da sublimare il suo bisogno incontrando
uomini si, ma soltanto sul palcoscenico, non nella vita normale, verso la quale
è ampiamente in credito. La prima che recita la sua parte con tutti, l’altra
solo in teatro.
Entrambe, in fondo, desiderose di amore, come chiunque. Come anche il giovane ragazzo rimorchiato da Maria, dopo una notte di alcol e passione, che al risveglio si trova in mutande in casa delle due amiche, confuso, tanto da scambiare l’una per l’altra. Comincia un gioco, inizialmente malizioso, ma che presto si trasforma in un processo di tutti contro tutti. Interrotto, alla fine, dalla violenta reazione dell’uomo, stanco di vedersi affibbiare la parte che lui non sente propria, rivendicando il suo diritto a non dover recitare per avere successo con le donne e nella società. Un gioco al massacro, da cui nessuno esce vincitore, tentando una improbabile rieducazione sentimentale reciproca. La necessità che emerge è invece quella di dover cambiare la scena, di crearne una nuova per poter vivere in armonia, donne e uomini, fuggendo dalle macerie di ogni nostro vissuto, compresa quella appena rappresentata sul palcoscenico dove, in fin dei conti, si gioca con la vita. L’unico posto, forse, in cui si è ancora si è liberi di farlo.
Entrambe, in fondo, desiderose di amore, come chiunque. Come anche il giovane ragazzo rimorchiato da Maria, dopo una notte di alcol e passione, che al risveglio si trova in mutande in casa delle due amiche, confuso, tanto da scambiare l’una per l’altra. Comincia un gioco, inizialmente malizioso, ma che presto si trasforma in un processo di tutti contro tutti. Interrotto, alla fine, dalla violenta reazione dell’uomo, stanco di vedersi affibbiare la parte che lui non sente propria, rivendicando il suo diritto a non dover recitare per avere successo con le donne e nella società. Un gioco al massacro, da cui nessuno esce vincitore, tentando una improbabile rieducazione sentimentale reciproca. La necessità che emerge è invece quella di dover cambiare la scena, di crearne una nuova per poter vivere in armonia, donne e uomini, fuggendo dalle macerie di ogni nostro vissuto, compresa quella appena rappresentata sul palcoscenico dove, in fin dei conti, si gioca con la vita. L’unico posto, forse, in cui si è ancora si è liberi di farlo.
Il testo della Comencini, come sempre, è
ricchissimo di riflessioni profonde, portate in scena con la leggerezza
dell’ironia, del sorriso, mai della banalità. Delude un po’, però, la messa in opera
delle sue argomentazioni, che complessivamente risulta un po’ macchinosa, senza
quei guizzi che, ad esempio, brillavano in Due
partite, la sua precedente opera teatrale. Intendiamoci, ben vengano
spettacoli che non si limitano alla facile risata farcita di no-sense, ma
sinceramente ci si aspettava di più, nel complesso. Considerato che una Prima,
di solito, è un cantiere aperto, si spera che si provvederà a mettere mano
registica ad alcuni “spigoli” che ostacolano la fluidità della commedia,
rendendola in alcuni momenti troppo statica. Maria Amelia Monti e Angela
Finocchiaro si confermano affiatate, capaci di alzare la tensione tra i tre
personaggi e di bilanciare con i giusti tempi comici i momenti più drammatici,
bravissime nel passare dal ruolo di sprezzanti inquisitrici a quello di vittime
indifese. Il giovane Annoni, pur essendo l’elemento da contraltare, non incide
più di tanto nella resa delle emozioni risultando, a tratti, sopra le righe.
Argomento di estrema attualità, quello dei
conflitti tra il mondo maschile e femminile, due universi differenti e
distanti, ma anche quello altrettanto serio dei conflitti interiori in ognuno
di noi, dei rapporti difficili nelle nostre famiglie di provenienza, spesso
causa di quelle “case terremotate da cui si deve fuggire”… cercando un’altra
scena, che sia migliore.
Spettacolo interessante, ma con qualche
ombra.
Paolo
Leone
Compagnia
ENFI Teatro – produzione di Michele Gentile, in coproduzione con Teatro Stabile
del Friuli Venezia Giulia presentano: La Scena, di Cristina Comencini.
Con:
Angela Finocchiaro, Maria Amelia Monti e Stefano Annoni.
Scene
di Paola Comencini; Costumi di Cristiana Ricceri; Disegno luci di Sergio Rossi.
Regia
di Cristina Comencini.
Organizzazione
generale di Carmela Angelini.
Si
ringrazia l’ufficio stampa del Teatro Ambra Jovinelli, nella persona di Maria
Letizia Maffei.
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