Milano, Piccolo Teatro Grassi. Martedì
28 settembre 2014
In una città «a prova
di polpaccio», che «sali, scendi, taglia, in piano» attraversandola in
bicicletta, si consumano la nascita, l’apoteosi e il tracollo di una banca.
La città è Siena, che
però non viene mai nominata, così come non viene mai citata direttamente la
Banca Monte dei Paschi. Ma Ummonte, il monologo scritto e interpretato da Elisa
Porciatti, (Milano, Piccolo Teatro Grassi, 28 settembre 2014) parla proprio di
questo. Di questo e di molto altro, perché ciò che è accaduto “in piccolo” a
Siena è emblema di quanto avviene “in grande” a livello mondiale: la piccola
città, figlia della banca, è stata dissestata dallo scandalo finanziario.
Con questa prima
opera individuale, la Porciatti, ex-dipendente del Monte dei Paschi, unisce la
sua formazione di economista alla sua vocazione teatrale e, in un felice
mescolamento di vita vissuta e metafora, cerca di riportare il linguaggio
finanziario-bancario ad una dimensione comprensibile a tutti.
Comprensibile agli
anziani, come Vera, la proprietaria della bottega “Il Paese dei Balocchi”, che
ha visto il Monte portare ricchezza nella piccola città e non vuole assistere
alla sua fine. Comprensibile ai bambini, come Zoe, la voce narrante. A Zoe
piacciono le parole e le parole hanno un significato preciso: come fa una banca
a diventare un Monte? Come fa un palazzo a diventare una Borsa?
É Ummonte, il
migliore amico di Zoe (chiamato così perché i soldi gli piacciono “un monte”) a
spiegare «i tre segreti mistici di come funziona il mondo»: come nascono i
soldi? Come crescono? Dove finiscono? I meccanismi dell’economia bancaria vengono
illustrati con il linguaggio ingenuo e diretto dei bambini, mentre gli adulti
scandiscono il letimotiv: «noi siamo fortunati perché ci sta il Monte». Il
Monte è un babbo che dà sicurezza a tutti i suoi figli, anche a quelli che non
lavorano in banca. Per questo, quando scoppia la bufera, l’incubo non parla il
linguaggio astruso della finanza, ma «sa di casa, sa di sugo di carne, di
schiuma da barba, odore di tufo dopo che ha piovuto».
La crisi ci ha
abituato a masticare quotidianamente parole che non comprendiamo del tutto:
nelle case degli italiani si parla di “spread”, senza sapere di cosa di tratti,
consapevoli solo di doversene preoccupare. Per questo, dice Elisa Porciatti,
«Serve uno spazio per tornare a guardare le persone negli occhi, a parlare loro
con termini comprensibili. Serve un meccanismo di riflessione che restituisca
un senso concreto alla parola».
Forte di una menzione
speciale al Premio “Scenario” 2013, Ummonte è stato presentato al Piccolo
Teatro di Milano all’interno del Festival “Trame d’Autore” (18-28 settembre
2014), organizzato da Outis (Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea) e
incentrato sull’area Eurasiatica. La rassegna ha portato in scena quindici
spettacoli di altrettanti autori (italiani e stranieri) accomunati dall’essere
“agitatori di coscienze”, attenti a tematiche sociali, politiche ed economiche
e desiderosi di stimolare riflessioni. Senza la pretesa di fare del “teatro
politico”, ma ricordando la valenza politica del teatro e riproponendolo come
spazio di militanza.
Greta Salvi
Bello! E bella la recensione!
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