oggi in esclusiva per voi, la vostra redattrice Claudia
Conte intervisterà Daniele Boccarusso, giovanissimo attore di origini
napoletane!
Ciao Daniele! Iniziamo dalla prima domanda. Desideri ed
aspirazioni da bambino. Già in tempi non sospetti sognavi di diventare un
attore?
Una
cosa è certa: da bambino sognavo molto, e fortunatamente lo faccio ancora. Non
credo che l’idea di fare l’attore sia nata in me sin da subito ma sicuramente è
successo molto presto. Per quanto ingenuo potessi essere, sin da bambino
sentivo di non essere destinato a un lavoro “comune” ma a qualcosa di più. Ho
capito di cosa si trattava più o meno a 14 anni.
Daniele, sei tra i protagonisti di “Gioventù Sballata”,
docu-fiction prodotta dall’APS Nova Era (Onlus fondata da me ed Emanuele
Ajello) con il contributo della Regione Lazio. Nel cast grandi personaggi come
Lando Buzzanca. Ci vuoi parlare di questo progetto che tratta della tematica
della tossicodipendenza giovanile? Come mai hai deciso di partecipare?
Sai,
per me questo mestiere non è un lavoro ma è prima di tutto una passione. Quindi,
in ogni progetto c’è sempre qualcosa che mi coinvolge molto in prima
persona e stimola in me la curiosità verso un aspetto che voglio conoscere
meglio. Rifletto spesso sul fatto che mi piacerebbe vedere in giro per strada,
tra i miei coetanei, più singoli individui in un gruppo piuttosto che un gruppo
di individui; in tre parole: fenomeni di massa. Questo significa a volte fare
cose senza nemmeno chiedersi se lo vogliamo davvero e purtroppo le conseguenze
possono essere al di là della nostra immaginazione. In questo progetto c’è molto di tutto questo,
la tossicodipendenza è anche una manifestazione acuta di questo fenomeno e
personalmente credo sia molto importante promuovere questo tipo di iniziative e
molto bello farne parte. Sul set si respira un’aria molto positiva, il gruppo è
coeso, ci sono idee chiare su come sviluppare il progetto e c’è molta fiducia
reciproca. Personalmente mi sto trovando davvero bene e oltre al rapporto
lavorativo sono nate subito delle amicizie all’interno del gruppo: questo è
molto indicativo. Essendo formato per gran parte di giovani, c’è molta vivacità
sul set e non mancano aneddoti singolari: mi fa ridere pensare che il primo
giorno di riprese, ci rendiamo conto, io e gli altri attori, che nessuno di noi
avesse mai fumato… dovendo essere un gruppo di ragazzi che fanno uso abituale
di droga direi che è il massimo!
Attualmente stai studiando presso la rinomata Accademia
Silvio D’Amico. Quanto è importante, secondo te, la formazione artistica per
diventare un bravo attore?
Questa
risposta l’ho maturata da poco, spero di riuscire a essere chiaro. Per quanto
mi riguarda, sono convinto che l’accademia mi stia dando veramente tanto. Se
penso a come ero prima di entrarci, solo un anno fa, mi rendo conto di quanto
mi abbia aiutato a crescere e a migliorare. Ma questo è un discorso che
riguarda me. In linea di principio quindi, dico: si, la formazione artistica è
molto importante, ma non indispensabile. Mi spiego meglio: si tratta appunto di
una formazione “artistica” e non a caso l’accademia non è una scuola. Studiare
per essere attori non è come imparare a risolvere delle equazioni o saper
parlare di fisica, cose per le quali è necessario uno studio specifico da cui
ricavare una soluzione. L’attore lavora con il proprio corpo, con la propria
mente e per fare ciò non esiste una
risposta esatta, non esiste appunto un metodo! Nessuno può dirti “ok, l’attore
si fa così”. Ciò significa che questo mestiere è strettamente collegato al
nostro percorso umano e ogni persona ne
ha uno diverso. In questo caso, seguire l’accademia non è indispensabile ma per
chi la fa è una necessità in quanto è proprio quello di cui quella persona ha
bisogno in quel momento della sua vita. Spero di essere stato il meno contorto
possibile!
Durante il Festival del Cinema di Roma di quest’anno hai
sfilato sul magico red carpet… Descrivici le emozioni che hai provato!
Inutile
dire che non dimenticherò mai quella serata. Camminare sul red carpet, esserci
sopra e non essere uno spettatore, mi ha
fatto vivere un’emozione unica, il coronamento di un sogno. All’inizio ero nervosissimo e non sapevo come gestire la
situazione: insomma dovevo attraversare passo dopo passo, per la prima volta,
il famoso tappeto rosso! Certo può sembrare una cosa semplice, ma per me non lo
era. Devo dire, però, che dopo qualche metro iniziavo a sentirmi
incredibilmente a mio agio, anche se tesissimo allo stesso tempo. Giorni dopo
sono tornato al Festival per andare a vedere altri film in concorso e prima di
entrare in sala mi sono unito alla folla per guardare chi stesse attraversando
il red carpet: mi sono emozionato tantissimo pensando quanto fosse
straordinario che qualche giorno prima, lì, c’ero proprio io.
Parlaci del film “I Milionari”, in uscita nelle sale da
marzo 2015!
“I
Milionari” è un film che vuole partire da un tema più profondo rispetto alla
semplice storia di camorra o malavita. La bellezza di questa pellicola è che il
punto di vista viene spostato sull’aspetto psicologico del protagonista,
narrando le sue vicende personali, i suoi rapporti familiari e tutte le
reazioni a catena che questa sua scelta di vita gli comporta. Guardando il film
si capisce che se da un lato la vita da criminale porta a una rapida ed esaltante
ricchezza, dall’altro costringe a una serie di rinunce e privazioni molto
pesanti da affrontare. Questa pellicola ovviamente è stata girata prima della
mia ammissione in accademia e avevo alle spalle solo tanta - ma relativamente
poca - teoria che adesso doveva essere messa in pratica. Non è stato facile per
me, considerando che è stata la mia prima esperienza lavorativa, e il ruolo di
Marcello, alias AlendDelòn, mi ha portato a un lavoro profondo e molto
stimolante. Il protagonista vive in un contesto per cui non è adatto, e questo
lui lo sa, ma in fin dei conti, lui, già a 17 anni, una vita normale non la
voleva. Mi sono dovuto allontanare molto
dal mio carattere cauto e introspettivo e questo mi ha affascinato tantissimo
diventando per me un’ottima occasione per lavorare sodo. Mi sono occupato solo
di una parte della vita di questo personaggio a cui darà vita e corpo Francesco
Scianna. Quello che ho visto alla anteprima al Festival di Roma è stato il
risultato di quello specifico lavoro che ho fatto, ma subito dopo è diventato
il punto di partenza da cui iniziare per migliorare ancora. Personalmente credo
che questo sia molto importante se si vuole fare bene questo mestiere.
Cinema, televisione e teatro. Cosa ami di più e perché?
Devo
dire che nella mia vita quelle poche esperienze che ho avuto sono state tutte
davanti una telecamera infatti prima di entrare in accademia non avevo fatto
nessuno spettacolo teatrale. Sicuramente ho
un debole per il cinema, è da sempre così. Non so come spiegarlo, fatto
sta che quando guardo i film divento un bambino. Nonostante questo, sono
convinto che il teatro resti la forma di manifestazione per eccellenza di
questo mestiere ed è ciò da cui ogni attore dovrebbe partire.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ma… a
dire il vero ora mi concentro sul presente. Seguo l’accademia e mi impegno al
massimo per farlo nel migliore dei modi, è troppo importante per me. Detto ciò
mi piacerebbe viaggiare e guardare il mondo, scoprire cose che possano
affascinarmi e alimentare in me la voglia di vivere sempre più a pieno questo
bellissimo lavoro che ho scelto di fare. Professionalmente mi piacerebbe avere
esperienze profonde e stimolanti, lavori che mi diano la possibilità di
mettermi continuamente alla prova e non a mio agio. Nella migliore delle
ipotesi è così che immagino i miei anni a venire.
Ed ora andiamo un po’ a conoscere Daniele Boccarusso, dal
punto di vista personale. Dimmi i tuoi maggiori pregi e difetti.
Che
dire... sono un ragazzo sensibile, umile e molto semplice. Mi lascio
affascinare dalla vita, ne sono innamorato, e questa è la vera ragione per cui
voglio fare questo mestiere: guardare il mondo attraverso occhi diversi dai
miei. Mi piacciono le piccole cose, ma forse non mi dispiacerebbe una bella
villa con giardino! Per quanto riguarda i difetti, ho la netta sensazione di
essere un po’ permaloso e ovviamente quello che dico è sempre la cosa giusta!
Dai non è proprio cosi, sono sempre aperto al dialogo. Sono un insicuro di fondo e molto, molto
autocritico. Per concludere, resto un eterno romantico sognatore e, anche se
può sembrare un pregio, è spesso un difetto nella realtà dei fatti.
Ho
degli hobby, primo fra tutti il pianoforte. Lo suonavo da ragazzino, poi ho
smesso di prendere lezioni perché non mi piaceva più. Con il tempo ho imparato
ad amarlo, da piccolo non capivo il suo valore, e da un po’ di tempo abbiamo
fatto pace! Oltre questo mi piace “suonicchiare” la chitarra, ascoltare musica
e, pigrizia permettendo, una bella corsa al parco. Se poi ne ho la possibilità, vado sempre
volentieri a una battuta di pesca con amici.
Attualmente c’è qualcuno nel tuo cuore?
No,
sono scapolo. Ma ho le idee molto chiare, quindi gusti molto difficili.
Un tuo motto o una frase che più ti rappresenta?
C’è
un film con Robin Williams che io adoro. Lui dice in poche parole quello che io
penso da sempre: “Volevo vivere con saggezza e in profondità, succhiando tutto
il midollo della vita… dei due sentieri scelsi il meno battuto per non scoprire
in punto di morte che non ero vissuto”
Caro Daniele, grazie per la tua disponibilità e il tempo
che ci hai dedicato. E’ stato un vero piacere.
Mi
trovo nello straordinario caso di non dover mandare i ringraziamenti a una
persona essendo invece la stessa che mi sta intervistando. Un grazie di cuore
va sicuramente a te, Claudia, per avermi contattato. Ci tengo a dirti che
ammiro davvero la tua professionalità e la tua eleganza. Ringrazio ovviamente
anche Emanuele Ajello per avermi dato l’occasione di prendere parte al progetto
e per la sua tenacia e sicurezza
dimostrate sul set. È sempre bello poter lavorare con persone che trasmettono
tanta energia positiva come voi.
Da Claudia Conte per ora è tutto! Arrivederci al prossimo
articolo amiche ed amici di questo meraviglioso portale!
Curata da Claudia Conte
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