Roma,
Teatro dell’Angelo (via Simone de Saint Bon 19). Martedì 25 novembre 2014
Un cono di luce sapientemente dosato
nella sua intensità, un leggìo, un teatro gremito. Torna a Roma Giuseppe
Pambieri al Teatro dell’Angelo con il suo Infinito Giacomo, che da quattro anni
gira per l’Italia omaggiando uno dei più grandi poeti europei. Un Leopardi
umanissimo, seppur geniale, proposto, in questa biografia romanzata, dalla
profonda voce di un attore tra i più grandi in Italia. Giacomo sin da piccolo,
con i suoi nomignoli, i suoi studi “matti e disperatissimi”, la “splendida
inettitudine” del padre, le ritrosìe e i capricci tipici dei giovani. Un
viaggio di sola voce, senza scena, senza azione, eppure vorticoso, ricco di
vita e di sorprese. E di poesia, naturalmente, tra un pensiero e una sfrenata
golosità, tra un’irriverenza e un desiderio d’amore, tra la malattia terribile
e il desiderio intenso di vita, di luce, di sapori.
La maledizione del poeta, divina maledizione, sventurato e anche colpevole agli occhi altrui, tanto da essere solo, in una solitudine a sua volta creatrice di estrema bellezza. La voce di Giuseppe Pambieri ci porta nel mondo, nel tempo, nelle strade battute dal genio di Leopardi, nei suoi alti pensieri attraverso le sue opere, dallo Zibaldone all’Epistolario, dalle Operette Morali ai Canti, svelandoci la sua profondità d’animo, le sue “ricordanze” (Alla Luna), le considerazioni sull’Italia e gli italiani che sembrano scritte oggi (ma non cambia mai niente?), il suo testamento poetico neLa Ginestra e tanti altri scritti e poesie. Tutto
legato da una sapiente drammaturgia, capace di accostare racconti di vita alle
più celebri composizioni poetiche. Ma quel che colpisce, nel testo di Argirò, è
l’uomo Giacomo. Malato eppure pieno di vita, condannato dalla natura ma della
stessa eccelso cantore, immenso poeta ma ragazzo ribelle, inquieto,
anticonformista, capace di estrapolare il dolore esistenziale ripulendolo dalle
ipocrisie e da tutto ciò che la natura, lei immobile nel suo esistere, può
spazzare via in un istante. La caducità dell’uomo, la disperata umanità, la cui
unica salvezza è sempre, oggi come allora, una solidarietà lontana che sembra
rimanere irraggiungibile. Un disperato grido d’amore, che attraversa i secoli.
Stupendo il finale con L’Infinito, dopo aver recitato gli ultimi istanti di
vita del poeta.
La maledizione del poeta, divina maledizione, sventurato e anche colpevole agli occhi altrui, tanto da essere solo, in una solitudine a sua volta creatrice di estrema bellezza. La voce di Giuseppe Pambieri ci porta nel mondo, nel tempo, nelle strade battute dal genio di Leopardi, nei suoi alti pensieri attraverso le sue opere, dallo Zibaldone all’Epistolario, dalle Operette Morali ai Canti, svelandoci la sua profondità d’animo, le sue “ricordanze” (Alla Luna), le considerazioni sull’Italia e gli italiani che sembrano scritte oggi (ma non cambia mai niente?), il suo testamento poetico ne
Una serata di grande poesia, che
avrebbe meritato un ascolto e un’attenzione massima, difficile impresa se in
platea ci sono duecento studenti in età adolescenziale.
Paolo
Leone
Roma,
Teatro dell’Angelo (via Simone de Saint Bon 19). 25 novembre
“L’infinito
Giacomo – vizi e virtù di Giacomo Leopardi", scritto e diretto da Giuseppe
Argirò
Con
Giuseppe Pambieri
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