Roma, Teatro Koppo’ (via
Vestricio Spurinna 47/49)
Cercare
di proporre spettacoli che, oltre ad essere divertenti, diano un senso a
quell’organo che ci è stato donato senza averlo richiesto, il cervello.
Che sia teatro civile, impegnato, ma non pesante e di facile comprensione. E
che, particolare non trascurabile, permetta di guadagnare. Questo è l’intento
di due sventurati attori in bilico tra il sogno dell’arte e la dura realtà del
pane quotidiano da mettere sotto i denti. Mimmo e Pasquale, dopo un’analisi
dettagliata e comicissima degli argomenti utili per un’operazione teatrale del
genere, convengono che il tema dell’uranio impoverito e delle morti che si è
trascinato dietro dopo le “missioni di pace” dei nostri militari negli anni 90
non è ancora stato affrontato da nessuno, nemmeno dall’odiato Marco Paolini,
cantore di tante disgrazie italiane. Abbandoneranno l’uno la proposta di una
tournèe nel Miles Gloriosus di Plauto, l’altro il redditizio compito di suonare
nelle feste di matrimonio e cominceranno le prove di uno spettacolo sull’uranio
e le sue conseguenze.
L’artifizio
drammaturgico dello spettacolo nello spettacolo, di Shakespeariana memoria,
grazie a questo testo bello e divertente di Antonello Taurino è assolutamente
vincente. I due personaggi in scena, Pasquale (lo stesso Taurino) e Mimmo
(Orazio Attanasio, musicista e validissima spalla), con l’espediente delle
prove, forniscono dati precisi sullo spinoso argomento, sulla colpevole
superficialità con cui le gerarchie militari hanno esposto i propri soldati ai
pericoli dell’uranio impoverito usato nei proiettili americani, di cui tutti
sapevano e che tutti avevano negato. Una
storia tipicamente italiana, che si è potuta raccontare grazie allo studio e
alla ricerca di documenti, lettere, sentenze susseguitesi nel tempo,
interviste, testimonianze. Una storia di occultamenti, di bugie, di fango, di
misteri e vergognose reticenze. Di minacce e intimidazioni, anche ai nostri due
attori (quelli veri). Il grande merito di Taurino e Attanasio è quello di non
tralasciare nulla, anche gli aspetti più drammatici, riuscendo ad essere
ironici, con perfetti tempi comici, coinvolgendo il pubblico con sapiente equilibrio,
inducendolo alla riflessione e alla risata liberatoria con uguale facilità.
Sono bravi in scena e perfettamente affiatati, coi loro personaggi divertono e
commuovono, sempre in bilico tra la serietà degli argomenti e la cialtronaggine
simpatica di due disperati. Attingendo
anche alla commedia dell’arte (bellissima, nella sua pungente ironia, la figura
dell’avvocato Tartaglia), questo Miles Gloriosus di Antonello Taurino è un
esempio di come il teatro civile possa essere reso godibile da un più vasto
pubblico, senza autoreferenzialità, con graffiante ironia e ottime prove
d’attore. Un bel teatro. Ce ne sono,
in Italia, di bravissimi autori e interpreti. In questo caso abbiamo potuto
ammirare entrambe le componenti di uno spettacolo bello, serio, divertente, con
momenti toccanti. Per non dimenticare, per testimoniare, per non permettere,
che questa “rimanga una classica storia italiana, fatta di numeri e basta”,
senza quei ragazzi che non ci sono più.
Miles
gloriosus, ovvero morire di uranio impoverito, riesce
nell’intento descritto all’inizio. Da vedere, senza dubbio.
Paolo
Leone
Roma, Teatro Kopo’ (via
Vestricio Spurinna 47/49)
Fondo Ferri presenta: Miles
Gloriosus: ovvero morire di uranio impoverito. Scritto e diretto da Antonello
Taurino.
Con: Antonello Taurino e
Orazio Attanasio. Musiche di scena di Orazio Attanasio; Costumi di Michela
Battista; Produzione: Fondo Ferri.
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