Milano, Teatro Degli Arcimboldi (Viale dell’Innovazione
20). Fino al 23 Novembre 2014
Milano
invasa dai cigni: è così che si presenta la capitale lombarda in questo mese di
novembre, che vede per la seconda volta in città, la prima nel 2010, al Teatro
degli Arcimboldi, un fenomeno mondiale: Swan Lake di Matthew Bourne, ossia una
versione tutta al maschile del classico dei classici, Il Lago dei Cigni. Una
rivisitazione geniale, per nulla offensiva, della storia d’amore tra la
principessa Odette, trasformata in cigno da un incantesimo del malvagio mago
Rothbart che torna umana solo di notte, e il principe Siegfried: debutta al
Sadler’s Well Theatre di Londra il 9 novembre 1995, ed il lavoro dell’oggi
54enne coreografo inglese vede un corpo di ballo completamente maschile e
completamente contemporaneo: niente punte o tutù, ma piedi nudi ed un semplice,
ma molto particolare, paio di pantaloni piumati al ginocchio.
Un trucco semplice ma d’effetto, occhi cerchiati di nero e una striscia nera romboidale che parte da metà testa per arrivare sul naso a ricordare il muso del cigno, completa la visione di questo animale di Matthew Bourne, direttore della compagnia di danza contemporanea New Adventures. Questo lavoro ha vinto tre Tony Awards: regia, costumi e scenografie. Molti lo conoscono perché una piccolissima parte conclude il film Billy Elliott, quando il protagonista si vede ormai cresciuto e diventato danzatore di successo.
Un trucco semplice ma d’effetto, occhi cerchiati di nero e una striscia nera romboidale che parte da metà testa per arrivare sul naso a ricordare il muso del cigno, completa la visione di questo animale di Matthew Bourne, direttore della compagnia di danza contemporanea New Adventures. Questo lavoro ha vinto tre Tony Awards: regia, costumi e scenografie. Molti lo conoscono perché una piccolissima parte conclude il film Billy Elliott, quando il protagonista si vede ormai cresciuto e diventato danzatore di successo.
La
musica è tale e quale quella della versione classica; la storia, un po’
modificata. Il Principe c’è (Simon Williams, fisico non perfetto ma molto
teatrale ed interpretativo), oppresso da una madre onnipresente (Stephanie
Billers, bravissima) e da un esercito di cameriere e maggiordomi che non gli
lasciano la minima libertà nonché inseguito da una presunta fidanzata che non
lo molla un secondo (una simpaticissima Anjali Mehra). Odette è interpretata da
un danzatore, e non ha nome: semplicemente identificato come “Il Cigno”. Bourne
ha dichiarato che, secondo lui, la struttura fisica del cigno, forte,
muscoloso, con un’ampiezza di ali notevole, è più maschile che femminile: a pensarci,
non ha tutti i torti. Non c’è la storia d’amore, dunque, ma l’attrazione del
principe verso questo cigno misterioso che incontra una sera in cui riesce a
fuggire da palazzo per poche ore di libertà: cosa significhi, è soggettivo. Non
per forza una storia gay, come ha scritto qualche critico, ma l’attrazione di
ognuno di noi per qualcosa o qualcuno: una persona, un sogno nel cassetto, un
obiettivo. Il Cigno è ciò che ognuno di noi insegue,quindi è qualcosa di
diverso a seconda di chi lo guarda. Nel primo atto, come nell’originale, sono
inquadrati i personaggi principali; nel secondo, quello del cigno nero, siamo
ad una festa a palazzo dove irrompe questo sconosciuto vestito in pelle nera
alla Marlon Brando de Il Selvaggio che porta un po’ di scompiglio e corteggia
insistentemente la regina madre. Il terzo atto vede la conclusione della
storia, con una trovata registica eccezionale: il principe è nel suo letto,
tormentato da incubi, ed ecco che nello stesso momento escono i cigni da sotto
il letto ed addirittura da dentro! Il corpo di ballo, quindici splendidi
danzatori, pur essendo ben fisicati, è di un’eleganza e di una bellezza davvero
incredibili: volano davvero, in una coreografia molto fisica fatta praticamente
solo di salti. Forza ed eleganza insieme: un cocktail esplosivo, se poi uniamo
precisione e tecnica, non c’è altro da fare se non ammirarli. E’ proprio il
Cigno, Chris Trenfield, a catturare la nostra attenzione: alto, imponente,
tecnicamente impressionante, padrone del suo ruolo e di tutta la scena. Non si
può certo dimenticare Adam Cooper, il danzatore per cui il ruolo fu creato, e
che per aver aderito a questo progetto ha rischiato il suo posto al Royal
Ballett, ma Chris non lo fa assolutamente rimpiangere. Tutto sommato,
concordiamo con The London Independent: “See it or live to regret it”.
Chiara Pedretti
Teatro Degli
Arcimboldi
Viale
dell’Innovazione 20, Milano
Fino al 23 Novembre
2014
Da martedì a venerdì
ore 20.45; sabato e domenica ore 16.00 e ore 20.45
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