Roma, Teatro Ghione (via
delle Fornaci 37). Dall’11 al 16 novembre 2014
Un raffinato gioco
psicologico, sul filo della menzogna. O della verità, che è la stessa cosa.
L’illusione e la disillusione. Nulla è come sembra, o lo è solo grazie a nostre
proiezioni, a nostre aspettative. Un uomo, un grande scrittore, premio Nobel,
ritiratosi a vivere ai confini del Polo Nord, misantropo, apparentemente sicuro
di sé, accoglie con il fucile in mano uno sconosciuto giornalista giunto per
intervistarlo sul suo ultimo successo editoriale. Ognuno dei due si aspetta
qualcosa dall’altro, ognuno cela un segreto che pian piano, tra un bicchiere di
whisky e una staffilata sulle reciproche condizioni di vita, si va delineando.
“La verità delude sempre”, ma in questo caso sarà tanto devastante per Abel
Znorko, scrittore, quanto lo fu anni
addietro per Erik Larsen, pseudo giornalista.
Ci sono tutti, gli elementi della drammaturgia
di Eric-Emmanuel Schmitt, l’autore di questa pièce scritta nel 1996. I rapporti
complessi tra gli esseri umani, basati su un’incomprensione di fondo
irrisolvibile, l’incomunicabilità tra uomo e donna (soltanto?), il fascino del
mistero la cui bellezza “è il segreto che contiene, non la verità che
nasconde”. Un lungo duello dialettico tra i due uomini, ricco di colpi di scena
e considerazioni opposte sulla vita in genere e su quella di coppia in
particolare. Un testo bellissimo, profondo, che non disdegna un certo senso
dell’umorismo pur nella drammaticità degli eventi. Saverio Marconi, l’interprete
dello scrittore, è perfetto nel ruolo. Alterna efficacemente i toni sprezzanti
e sarcastici iniziali con quelli venati di dolore per una vita sublimata e non
completamente vissuta. Gian Paolo Valentini, alias Erik Larsen, fatica un po’
ad entrare pienamente nel personaggio, anch’esso molto contraddittorio, per poi
essere più convincente nella seconda parte. E’ una prima e al cospetto di
cotanto compagno in scena non deve essere certo facile.
Il rapporto tra gli
esseri umani possiamo solo intuirlo, ma mai afferrarlo. Questo è quanto Schmitt
ci dice con questa sua opera, rappresentata in Francia da Alain Delon e in
Inghilterra da Donald Sutherland, il cui titolo fa riferimento ad “Enigma
Variations”, composizione del musicista Edward Elgar (quattordici variazioni su
una melodia impossibile da riconoscere). Il tema del doppio, due verità e due
menzogne, passione o amore, la paura del sentimento “perversione della
sessualità”, vita vissuta e vita scritta, l’inafferrabilità dell’altro, il
bisogno inconfessato di amare comunque. Cosa siamo disposti a credere pur di
continuare ad illuderci di amare? E’ l’interrogativo grottesco del sorprendente
finale.
Da vedere con la
massima attenzione.
Paolo
Leone
Compagnia della Rancia
presenta: Variazioni enigmatiche, di Eric-Emmanuel Schmitt.
Traduzione di Saverio
Marconi e Gabriela Eleonori
Con Saverio Marconi e Gian
Paolo Valentini
Scene e costumi di Carla
Accoramboni; Luci di Valerio Tiberi. Regia di Gabriela Eleonori
Si ringrazia l’ufficio
stampa del Teatro Ghione nella persona di Claudia Maria Ragno
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