Milano,
Teatro della Contraddizione. Dal 18 al 21 dicembre 2014
Si
scende giù per entrare al Teatro della contraddizione di Milano, una
decina di gradini che ti conducono già “abbascio ‘a grotta”
dove nel singolare foyer, le anime velate di due attori iniziano a
vomitare frasi che spaventano, attraggono e ti conducono nella
dimensione mistica dello spettacolo che si rivela sublime con
l’ingresso in sala, dove una terza anima sembra avere spasmi
inconsci, prolungati da un elastico che da li a poco diventerà
l’anello di congiunzione del fil rouge della violenza.
I
tre attori sono diverse anime di violentati e violentatori; tra di
loro si guardano poco negli occhi ma si sfiorano, si toccano quanto
occorre per lasciare che il corpo strepiti più della voce in una
composizione scultorea dal sapore di un’amara poesia. Gli
interpreti Nino Bruno, Antonio Piccolo e Antonio Diana – autore e
regista – vivono in diversi personaggi e luoghi: il forno, la
strada, una chiesa, un pozzo, a scuola, in campagna, in cantina e
sono uomini, donne, bambini abusati, picchiati, violentati. Tre
fisicità diverse che si uniscono in un canto di dolore, nel tessuto
della violenza, dove sono sepolte le ferite di ognuno.
Le
aspettative che ci presentavano un titolo in dialetto, hanno fatto
temere probabilmente il pubblico ad una difficile comprensione del
testo, un pregiudizio smentito sin dalle prime scene dove il dialetto
napoletano viene espresso in forma poetica, dando forza e musicalità
alle parole che aderiscono alle gesta pittoriche degli interpreti e
degli elementi scenici che vibrano, sospesi tra l’anima e la
coscienza. La drammaturgia, che verte tra la lingua italiana e il
dialetto napoletano, ci rigurgita storie, racconti e visioni, alcune
ti danno il tempo di scendere e risalire da abbascio ‘a grotta,
altre si fermano al primo gradino perché bastano solo poche frasi
per dartene la comprensione, riuscendo così a bilanciare la crudeltà
con un soffio di levità che tiene il pubblico in tensione e nel buio
di una cantina. Gli angeli dell’apocalisse che suonano trombe di
distruzione, si intersecano con lampi narrativi come se gli episodi
di violenza fossero un presagio che annuncia la fine del mondo e il
giudizio universale.
Le
musiche e le canzoni di Mariano Bellopede, compositore napoletano,
sono parte indispensabile di quest’opera, guidano il testo nelle
sue dure direzioni, lo fortificano con atmosfere musicali taglienti,
che si spostano dalle arie Brechtiane al canto popolare, passando per
la contaminazione partenopea degli anni ’70 fino a sfiorare le
melodie del musical, creando una diversità di generi e suoni
vorticosi e convulsi in armonia con testo e regia.
Non
sempre gli spettacoli finiscono quando gli attori sembrano ormai non
piu’ posseduti dai loro personaggi, gli applausi continui che
elogiano l’interessante opera teatrale e le riverenze vengono
interrotti con una dissolvenza di passi che conducono gli interpreti
in platea, a pochi centimetri dagli spettatori che si sentono
sussurrare nell’orecchio storie di violenza che potrebbero
assomigliare alle loro, oltre a suggerimenti su come liberarsi da
dolori e ferite e convivere con loro. Dopo lo stupore i tre attori
vengono accolti come tre confessanti e confessori, ai quali donare
qualche minuto di ascolto e di liberazione attraverso un dialogo
intimo inaspettato dove ci si scambia piacevolmente una benda per
medicare reciproche ferite.
Dopo
i consensi ottenuti al Roma Fringe Festival ed i premi come miglior
regia e messa in scena al festival dirittinscena, lo spettacolo,
prodotto da madrearte teatro, è stato ospitato nella stagione
teatrale del Teatro della Contraddizione di Milano dal 18 al 21
Dicembre, ricevendo consensi che encomiano l’autore e regista
Antonio Diana e tutto il lavoro teatrale che non mostra imperfezioni,
colpisce e ti rapisce.
Luca
Maria TPO
"Abbascio
'a grotta" Madrearte Teatro
scritto
e diretto da Antonio Diana
con
Antonio Piccolo, Nino Bruno, Antonio Diana
Musiche
originali di Mariano Bellopede
Nessun commento:
Posta un commento