Se
non sapessi che il regista è un neofita del mestiere, direi che
siamo davanti al lavoro di un vecchio maestro che sa come raccontare
la storia delle storie. Complimenti alla regia di Antonio Castaldo, molto credibile,
all’ottima scelta della musica che alterna toni drammatici che si
addicono al tema del ricordo ma anche toni più brillanti, più
accesi che ci suggeriscono, per note, che è ora di guardare avanti e
che le malefatte del mondo vecchio sono, per adesso, soltanto una
reliquia. Un montaggio che rende giustizia alle immagini che
ritraggono bellissimi affreschi europei che l’ignoranza continua a
farci immaginare tristi e desolati a distanza di decenni.
Documentario che prima ancora di essere piacevole è utile, utile
alla memoria che troppo spesso fa finta di andare in stand by per non
ammettere i crimini di un’umanità spietata fin troppo vicina alle
generazioni più giovani.
Un pregevole documento visivo che svela la bellezza di luoghi che hanno avuto la forza e il coraggio di rialzarsi nonostante le notevoli batoste. Palcoscenici di guerre indimenticabili che adesso possono vantare non solo il primato di vittime ma anche di turisti affamati di verità, vogliosi di conoscere e socializzare con chi ha sofferto, vedendole da vicino, le pene dell’inferno perché in fondo siamo tutti fratelli della stessa mamma. Complimenti ai ragazzi scelti per questa “missione” perché si sono rivelati all’altezza tanto quanto chi li ha ripresi e seguiti. La profondità di alcuni interventi esterni, in loco, è disarmante; si percepisce tutta la sofferenza di chi si è visto portare via qualcosa, fosse anche soltanto un pezzo d’infanzia. Lavoro che rende bene lo scopo del viaggio, toccante quanto basta per passare un’ora all’insegna della sensibilità, ricordando ai giovani d’oggi, capaci di battute irrispettose nei confronti del prossimo, che in un tempo non lontano da questo non si scherzava, si faceva sul serio, le battute non erano battute, erano programmi di sterminio e la gente moriva davvero, compresi i bambini dagli occhi gonfi di speranza che chiedevano solo di crescere per realizzare i propri sogni esattamente come loro.
Un pregevole documento visivo che svela la bellezza di luoghi che hanno avuto la forza e il coraggio di rialzarsi nonostante le notevoli batoste. Palcoscenici di guerre indimenticabili che adesso possono vantare non solo il primato di vittime ma anche di turisti affamati di verità, vogliosi di conoscere e socializzare con chi ha sofferto, vedendole da vicino, le pene dell’inferno perché in fondo siamo tutti fratelli della stessa mamma. Complimenti ai ragazzi scelti per questa “missione” perché si sono rivelati all’altezza tanto quanto chi li ha ripresi e seguiti. La profondità di alcuni interventi esterni, in loco, è disarmante; si percepisce tutta la sofferenza di chi si è visto portare via qualcosa, fosse anche soltanto un pezzo d’infanzia. Lavoro che rende bene lo scopo del viaggio, toccante quanto basta per passare un’ora all’insegna della sensibilità, ricordando ai giovani d’oggi, capaci di battute irrispettose nei confronti del prossimo, che in un tempo non lontano da questo non si scherzava, si faceva sul serio, le battute non erano battute, erano programmi di sterminio e la gente moriva davvero, compresi i bambini dagli occhi gonfi di speranza che chiedevano solo di crescere per realizzare i propri sogni esattamente come loro.
Federico
Piegare Santiccioli
Condivido:le scelte riguardo alla musica sono veramente belle, azzeccate. Sono state quelle che mi hanno colpito sin dai primi momenti della visione. Alla fine del documentario viene da desiderare subito di ripartire nuovamente alla ricerca di altri luoghi che molti oggi non conoscono ma che hanno segnato profondamente tante persone e la storia di tanti paesi europei. (Oreste)
RispondiEliminaIeri l'ho registrato e stasera l'ho visto, mi è piaciuto molto.. Toccante, utile per non dimenticare gli orrori del passato, bravo il regista che con la freschezza dei protagonisti ha alleggerito atroci pezzi di storia. (Elisabetta)
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