Roma,
Teatro Torbellamonaca. Dal 19 al 21 dicembre 2014
Due
epoche che si riflettono, l’una dentro l’altra, grazie ad una
scenografia bella, semplice ma geniale. Storie, fatti, uomini, ma
soprattutto il senso autentico del potere. Che poi sia quello di una
regina crudele o di uno squinternato riccone, poco cambia. Formi 4,
la splendida compagnia che ha riscosso grande successo solo poco più
di un mese fa con Vita morte e miracoli, torna sul palco del Teatro
Torbellamonaca con il suo primo lavoro presentato nel 2012. Lo
Potere è uno spettacolo intelligente, un modo originale e
divertente di presentare le dinamiche immutabili dell’esercizio del
dominio. Dall’alto di un trono o dal palcoscenico di un concerto.
Subìto dal popolo vessato o da quello adorante idoli di cartone,
costruiti a tavolino. Cambiano le forme, non la sostanza. Entrambi i
“regnanti” hanno bisogno delle masse sottomesse.
E se la perfida Regina Germana Brunilde di Santolupo Verdevoglia, interpretata da un Fabrizio Sabatucci in stato di grazia, impartisce le quotidiane Lectio de lo potere al fine di ammaestrare lo corpo e lo spirito per usare lo comando verso lo suddito ne lo giusto modo, il moderno musicante (Riccardo Scarafoni, sorprendente) usa le sue conoscenze, tutte compromesse, per scalare le vette del successo fasullo, grazie a favori che non si possono rifiutare e al cinismo bieco e volgare. Entrambi vanamente contrastati dalla purezza d’animo, dagli ideali di giustizia, della principessa Malvolia Riccarda Terza di Saltimperio da un lato (una credibile e bravissima Veruska Rossi) e da un riflessivo maggiordomo dall’altro (Francesco Venditti, molto abile nell’uso delle pause e dei silenzi). Una grande cornice, gigantesca, sullo sfondo del palco, accoglie la scena ambientata nel 1500, quasi un trompe-l’oeil temporale, in cui il potere, anzi Lo potere, è narcolettico e si sveglia soltanto per esercitare l’abuso, la pragmatica spietatezza necessaria per perpetuare la propria posizione e respingere la paura del nuovo che avanza. Ma avanza veramente? O, come afferma sprezzantemente la Regina, è il “nulla che ristagna”? Sul proscenio la storia dei nostri tempi, in un ping pong, di situazioni ed epoche, divertente e ben condotto dall’attenta regia di Scarafoni.
Ma aldilà di
tutto, quello che sorprende è la sensazione di freschezza generale
che trasmettono questi quattro interpreti, il loro modo di recitare
assolutamente privo di forzature, naturalissimo, e che lascia
trapelare un grande affiatamento. La storia nasce da un’idea
bella degli autori Daniele Prato e Francesca Stasasch, ma il prodotto
finale è reso con grande efficacia dai nostri quattro. Quando
dispiace che lo spettacolo sia finito, è segno che il teatro
funziona, appassiona, coinvolge, e loro ci sono riusciti anche
stavolta. Una commedia che, nel suo essere divertente, graffia sia il
potente che il comune cittadino. Si ride, si sorride, ma la verità
che emerge non è affatto consolatoria. Sopruso, inganno, bugie,
passiva accettazione. Le masse bisognose di comando, di illusioni, i
potenti pronti a sfruttarli per il proprio tornaconto. La verità è
un optional, da tenere ben nascosto. E’ questo l’invito che
proviene da entrambe le epoche rappresentate: quello di fregarsene
della verità, anzi di “impipparsene”.
E se la perfida Regina Germana Brunilde di Santolupo Verdevoglia, interpretata da un Fabrizio Sabatucci in stato di grazia, impartisce le quotidiane Lectio de lo potere al fine di ammaestrare lo corpo e lo spirito per usare lo comando verso lo suddito ne lo giusto modo, il moderno musicante (Riccardo Scarafoni, sorprendente) usa le sue conoscenze, tutte compromesse, per scalare le vette del successo fasullo, grazie a favori che non si possono rifiutare e al cinismo bieco e volgare. Entrambi vanamente contrastati dalla purezza d’animo, dagli ideali di giustizia, della principessa Malvolia Riccarda Terza di Saltimperio da un lato (una credibile e bravissima Veruska Rossi) e da un riflessivo maggiordomo dall’altro (Francesco Venditti, molto abile nell’uso delle pause e dei silenzi). Una grande cornice, gigantesca, sullo sfondo del palco, accoglie la scena ambientata nel 1500, quasi un trompe-l’oeil temporale, in cui il potere, anzi Lo potere, è narcolettico e si sveglia soltanto per esercitare l’abuso, la pragmatica spietatezza necessaria per perpetuare la propria posizione e respingere la paura del nuovo che avanza. Ma avanza veramente? O, come afferma sprezzantemente la Regina, è il “nulla che ristagna”? Sul proscenio la storia dei nostri tempi, in un ping pong, di situazioni ed epoche, divertente e ben condotto dall’attenta regia di Scarafoni.
Foto di Patrizio Cocco |
Quello
che conta è altro. “Il potere non ha, il potere è”! “Il
potere non è, il potere ha!” Signore e signori, benvenuti al
cospetto de Lo Potere. Buio, sipario.
Paolo
Leone
Formi
4 presenta: Lo Potere, scritto da Daniele Prato e Francesca Staasch.
Con:
Veruska Rossi, Fabrizio Sabatucci, Riccardo Scarafoni, Francesco
Venditti.
Regia
di Riccardo Scarafaoni; Scene di Oliver Montesano; Costumi di
Giovanni Ciacci; Luci di Alessio Pascale; Musiche originali di Danilo
Cherni e Maurizio Rizzuto; Sartoria Il Costume; Assistente costumi:
Marina Tardani; bambole di Ornella Leone; Aiuto regia: Leonarda
Imbornone; Corone Pikkio; Comunicazione: Patrizio Cocco.
Si
ringrazia l’ufficio stampa dello spettacolo nella persona di
Claudia Maria Ragno.
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