Roma,
Teatro dei Conciatori. Dal 4 al 21 dicembre 2014
Una
radura in un bosco. Odore di terriccio, di muschio, di foglie ed erba
calpestate. Una notte di attesa. L’angoscia per la battaglia
dell’indomani. L’equipaggio multietnico di un carro armato
inglese dovrà affrontare, oltre l’attesa, anche la lacerante
divisione tra la certezza della morte o la possibilità di tirarsi
indietro in quella che, si scoprirà, sarà una vera e propria
imboscata, una battaglia inutile per le sorti del conflitto. Dovere o
ragionevolezza. Terrore o senso dell’onore. Ognuno degli otto
apporterà il proprio punto di vista, razionale, religioso o
spirituale che sia. Perché, forse, la realtà, la verità, sono
l’insieme di infiniti punti di vista. Oltre i verdi campi,
in scena al Teatro dei Conciatori di Roma, è il verosimile spaccato
di una notte in un accampamento durante la prima guerra mondiale.
Un testo e un’ambientazione scenica (quest’ultima stupefacente, di Annalisa Milanese) che ben restituiscono allo spettatore il senso claustrofobico del momento, pur essendo rappresentato in un bosco. Non si vede il carro armato, ma il bivio, anche esistenziale, di fronte al quale si trovano gli otto soldati, è quanto mai simile ad una trappola di acciaio. Vita, morte, bugie e verità, sangue e carne, macello preordinato a tavolino, in bilico tra Sacre Scritture e pragmatismo scientifico. Diretti verso il “momento in cui tutto incontra il suo contrario: l’apocalisse”. Agnelli consapevoli di esserlo. La decisione, l’ultima esercitazione prima del sacrificio. Oltre i verdi campi, di Nick Withby, è una pièce di affascinante realismo, condotta dalla bellissima e raffinata regia di Georgia Lepore, che ne ha curato i minimi particolari. Qualche perplessità, del tutto personale, sul testo che non sempre è perfettamente fruibile, ma senza dubbio lo spettacolo è interessante e gli interpreti molto credibili e in parte, dal primo all’ultimo.
Un testo e un’ambientazione scenica (quest’ultima stupefacente, di Annalisa Milanese) che ben restituiscono allo spettatore il senso claustrofobico del momento, pur essendo rappresentato in un bosco. Non si vede il carro armato, ma il bivio, anche esistenziale, di fronte al quale si trovano gli otto soldati, è quanto mai simile ad una trappola di acciaio. Vita, morte, bugie e verità, sangue e carne, macello preordinato a tavolino, in bilico tra Sacre Scritture e pragmatismo scientifico. Diretti verso il “momento in cui tutto incontra il suo contrario: l’apocalisse”. Agnelli consapevoli di esserlo. La decisione, l’ultima esercitazione prima del sacrificio. Oltre i verdi campi, di Nick Withby, è una pièce di affascinante realismo, condotta dalla bellissima e raffinata regia di Georgia Lepore, che ne ha curato i minimi particolari. Qualche perplessità, del tutto personale, sul testo che non sempre è perfettamente fruibile, ma senza dubbio lo spettacolo è interessante e gli interpreti molto credibili e in parte, dal primo all’ultimo.
Dai
Campi Elisi di greca e romana memoria, ai Verdi Campi di Nick Withby,
l’eterno dilemma dell’uomo di fronte all’assurdità della
guerra. Per tentare di andare oltre.
Paolo
Leone
Georgia
Lepore e Sycamore TCompany presentano: Oltre i verdi campi, di Nick
Withby.
Traduzione
di Francesca Silveri e Georgia Lepore; Regia di Georgia Lepore.
Con:
Alessandro Averone, Sonia Barbadoro, Alberto Basaluzzo, Michele
Cesari, Federico Lima Roque, Gianluca Pantosti, Cristiano Priori,
Marco Quaglia, Gabriele Sabatini, Mauro Santopietro. E con Antonio
Serrano.
Aiuto
regia di Emanuela Liverani; Scene e Costumi di Annalisa Milanese;
Trucco di Lucia Pittalis.
Lo
spettacolo ha il patrocinio del British Council e della Struttura di
Missione per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza
del Consiglio dei Ministri.
Si
ringrazia l’ufficio stampa del Teatro dei Conciatori nella persona
di Maya Amenduni
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