05 dicembre, 2014

Venerdì 17 ovvero Giggino Passaguai. Speranza e libertà in stile neomelodico. Di Paolo Leone


Roma, Teatro della Cometa (via del Teatro Marcello 4). Dal 2 dicembre al 4 gennaio 2015

Una scenografia suggestiva ci trasporta in terra campana, in una chiesa abbandonata, al buio e in pessime condizioni, strutturali e non. Un quartiere preda del degrado sociale, della malavita, dove il valore di un uomo si misura con i centimetri della lama di un coltello e con la prepotenza. Due giovani preti vengono inviati in quel disastro per risollevare le sorti della triste parrocchia. Due caratteri diversi, uno ottimista e propositivo, l’altro pessimista e disfattista. Incontreranno personaggi che li catapulteranno in una realtà dura, ma in cui solo la speranza e l’onestà potranno compiere il miracolo di rendere il quartiere libero dal malaffare e far fiorire la fiducia e una nuova voglia di aggregazione. I due giovani preti ci riusciranno, addirittura arriveranno a cantare “Tu sei la mia vita” in stile neomelodico, ma su tutta la storia incombe la sinistra minaccia della camorra.
 La commedia di Antonio Grosso affronta tematiche quanto mai attuali nella cronaca quotidiana del nostro Paese. Lo fa col sorriso e con lo stile della commedia migliore, quello che non dimentica mai il pizzico di realismo cattivo che permette alle storie raccontate di non discostarsi troppo dalla realtà, ma anzi di rifletterne con maestrìa i chiaroscuri. In questo caso riesce nell’intento grazie all’armonia dei personaggi disegnati nitidamente dalla sua penna, che brillano di carattere proprio. La figura del tossico Michele (Ariele Vincenti), il primo personaggio incontrato dai due sacerdoti nel buio della chiesa al loro arrivo, minaccioso e in crisi di astinenza, è di grande impatto e simpatia. Giggino (Giuseppe Orsillo), che presta il nome al titolo della pièce è il giovane balordo “scostumato” che cambierà registro nel corso degli eventi. Anna (Carmen Di Marzo) che appare solo nel secondo atto, è una donna decisa, ossessionata dalla pulizia e dall’ordine, l’incarnazione comicissima dell’eccesso di zelo per la restaurata chiesa, ormai affollata dai parrocchiani. Interpretazioni tutte molto naturali, ricche di toni drammatici oltre che brillanti, dirette dalla regia firmata Paolo Triestino, particolarmente dinamica. Antonio Grosso e Antonello Pascale, i due sacerdoti, sono una coppia drammaturgicamente perfetta, complementare. La storia, lineare, si scontra con la presenza invisibile ma costante della malavita, che poco gradisce tutto quel fermento positivo nella popolazione e l’irreprensibilità di don Ezio e don Sabatino e che non perderà l’occasione di far giungere avvertimenti, fino all’epilogo temuto, ma con un colpo di scena finale. Un plauso particolare al disegno luci di Gigi Ascione, bellissimo e complesso, e alla scenografia di Alessandra Ricci, sempre sorprendente. Commedia figlia di una bella idea, ricca di umanità, con un primo atto forse sotto tono rispetto alle attese (non aiutato da un pubblico particolarmente sonnolento stasera), ma in crescendo nel secondo, è esempio di come rendere divertente un argomento molto serio, senza per questo dimenticarne la gravità.
L’epilogo, nella sua amarezza, ha quel tocco di surrealismo poetico che è tipico della cifra artistica dell’autore. Da vedere.

Paolo Leone


Venerdì 17 ovvero Giggino passaguai, di Antonio Grosso.
Interpreti: Antonio Grosso; Antonello Pascale; Ariele Vincenti; Carmen Di Marzo; Giuseppe Orsillo.
Disegno luci di Gigi Ascione; Scene di Alessandra Ricci; Costumi di Maria Marinaro.
Regia di Paolo Triestino
Distribuzione Razmataz Spettacoli.

Si ringrazia l’ufficio stampa della Compagnia nella persona di Daniela Bendoni.

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