Milano,
Piccolo Teatro Studio Melato. Dal 27 gennaio al 1 febbraio 2015
Se
le pietre potessero raccontare… avrà esclamato il creatore di
“Avanim” davanti al monumento “The Warsaw Ghetto uprising” ,
scolpito da Nathan Rapoport e terminato nel 1948, usando le stesse
pietre di granito portate a Varsavia da Albert Speer, capo
architetto del Terzo Reich con lo scopo di celebrare la grandezza del
Führer. Una legge del contrappasso, una espiazione cui le pietre
sono state sottoposte, trasformandosi in un messaggio lanciato a
tutta l’umanità perché il genocidio degli ebrei, perpetrato dai
nazisti, non sia mai dimenticato.
Se
questo era l’auspicio di Yinon Tzafrir, ecco allora, che nello
spettacolo “Avanim” le pietre prendono vita, si muovono senza
parlare, grazie alla bravura degli attori della compagnia israeliana
ORTO-DA, che, con costumi e scene che ricreano alla perfezione la
forma e la consistenza del monumento di granito, diventano i
personaggi scolpiti dall’artista ebreo.
Il
gruppo ORTO-DA, nato nel 1996 da sei mimi attori, specializzati nel
teatro di strada, mutua i proprio nome da “Orto”, radice di
ortodosso, e “Da” come Dada. In ebraico il nome rimanda ad altri
due concetti: “Or” ovvero luce, “Toda” che vuol dire grazie.
In queste radici etimologiche risiede la chiave del lavoro della
compagnia: la loro ricerca mira ad armonizzare le radici culturali
del teatro di tradizione con l’esplorazione di nuovi territori
teatrali. Il gruppo porta in scena una fusione post moderna di mimica
e clownerie con un tocco “dark”, danza e visual art, creando uno
stile unico, non privo di ironia, che raggiunge il pubblico
oltrepassando qualsiasi barriera linguistica e culturale.
In
uno spazio molto limitato, le sei figure adulte e un bimbo, qui un
bambolotto, si stringono nell’atto di resistere alla furia nazista,
durante la sommossa nel ghetto di Varsavia del 1942 e che purtroppo
terminò con la deportazione degli ebrei nel campo di sterminio di
Treblinka.
Dalla
fissità scultorea, lentamente i personaggi si animano, pur rimanendo
in quell’esiguo spazio, come naufraghi su una zattera che cerca di
salpare verso la libertà e la salvezza. Dotati di una gestualità
eccellente, gli attori, “appesantiti” da trucchi e costumi
granitici, eppure leggeri come figure spettrali, intraprendono con
ironia, poesia e dolore, un viaggio dove riconosciamo tante tappe
della vita dell’umanità intera, di ieri e di oggi.
Ci
sono momenti molto lirici come quando le stelline illuminano il buio
della sala, e riconosciamo le stelle di David , quelle che furono
messe al bando, denigrate, umiliate, dilaniate, forse perché ne
avevano capito la forza e la bellezza, e ne avevano paura, loro che
dell’odio e della brutalità avevano fatto l’unica ragione di
vita. O quando da tutta quella massa color piombo, spuntano dei
fiori rossi, come a dire “mettete dei fiori nei vostri cannoni”,
oppure la melodia che si sprigiona dalla rete metallica del filo
spinato, che suona come un’arpa, dolce, pacifica, o quelle bolle di
sapone che escono dalla doccia con la quale venivano gassati i
detenuti nei lager. E poi il rombo degli aerei che passano, il
vento, le intemperie, la fame, gli uccelli che si posano sulle loro
teste. Insomma la scultura vive, soffre, ama e sopporta, e ci
ricorda.
Da
tutto ciò che è male e orrore, i creatori di “Avanim” riescono
a trovare qualcosa di poetico e di bello, dando così vita ad uno
spettacolo che, rappresentato il giorno in cui ricorre il
settantesimo anniversario dell’abbattimento dei cancelli di
Auschwitz, non vuole essere una triste memoria, né un invito alle
lacrime, ma un messaggio di gioia, portato con un sorriso da tutti i
bravissimi interpreti.
lo
spettacolo si chiude con una colomba bianca che si libra sulle ceneri
dell'aquila nazista, e la musica di “La vita è bella “ di Nicola
Piovani ci contagia e ci invita a sorridere, sempre e nonostante.
Daria
D.
AVANIM
( PIETRE)
una
creazione di Yinon Tzafrir
tratta
da "The Warsaw Ghetto Uprising Monument" di Nathan Rapoport
(1911-1987)
drammaturgia
Yifat Zandani Tzafrir
regia
Yinon Tzafrir, Daniel Zafrani
consulente
artistico Avi Gibson Bar-El
scene
Miki Ben Knaan
parrucche
e attrezzeria Tova Berman
suono
Daniel Zafrani, Yinon Tzafrir
luci
Uri Morag
con
Avi Gibson Bar-El, Mott Sabag, Hila Spector, Nimrod Ronen, Michael
Marks, Yinon Tzafrir
produzione
ORTO-DA Theatre Group
lo
spettacolo è presentato a Milano in collaborazione con Ambasciata
d'Israele in Italia
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