Cremona, Teatro Ponchielli. Domenica 18 gennaio 2015
A
chi chiede se gli spettacoli del grande clown David Larible sono “per
grandi o per bambini”, vorrei rispondere così:
Primo:
sono per adulti che vogliono sentirsi ancora un po' bambini.
Secondo
: come dice David “il suono più bello è la risata di un bambino”.
Terzo
: sono per sognatori.
Quarto:
venite e capirete.
Conosco
David Larible da più di vent’anni, lo incontrai la prima volta a
Los Angeles, al famoso circo RinglingBros&Barnum. Da allora ho
sempre visto i suoi show, quando ho potuto, sia che fossero
all’interno di un circo, che gli one man show, che le
partecipazioni televisive al Festival del Circo di Montecarlo dove è
stato insignito del Clown d’Argento e del Clown d’Oro.
Per
me il circo è sempre stato uno spettacolo magico, quando ero
piccola, ci andavo accompagnata dal nonno, ora, senza di lui. Quella
dimensione di vita, tra il gioco, la commedia dell’arte,
l’illusione, totalmente fuori dalle nostre convenzioni borghesi,
non priva però di regole, disciplina, rispetto, duro lavoro, mi ha
sempre affascinato, tanto che sognavo di “run away with the
circus”. Ci penso ancora, a dir la verità… Quella dimensione di
vita sotto un tendone che non puoi non notare ovunque sia, gli
artisti che vi lavorano, i costumi, gli animali, sono sempre stati
oggetto di rispetto, di ammirazione, di curiosità ma anche di
spregio e, a volte, di timore.
A
questo proposito, ricordo lo straordinario film del 1932 ambientato
completamente in un circo: Freaks del regista Tod Browning che
ha usato veri fenomeni da baracconi come protagonisti ed eroi, tanto
che i “normali” sono messi in minoranza ed eliminati anche
fisicamente. Un film che mostra la crudeltà cui può arrivare
l’essere umano, e non è certo colpa del circo! Ma c’è anche
molta poesia e una storia d'amore. Oggi i fenomeni da
baraccone non vengono più usati, certo è, che nel circo quelle
anomalie della natura trovavano una famiglia e un ambiente non ostile
dove vivere, insomma erano sicuri, lì dentro. Come pure gli animali,
che sperano facciano sempre parte di questa magia.
David
Larible nasce in una famiglia di circensi da sette generazioni,
perché la vita circense è un destino cui nessuno, concepito, si fa
per dire, sotto un tendone, si sottrae, e non perché vi sia
costretto, ma perché, al di fuori, tutto risulta banale, noioso e
borghese. Alzare gli occhi fin da bambini e vedere persone camminare
su una corda, volare aggrappati ad un trapezio, entrare nella gabbia
con i leoni, vedere sparire belle ragazze, ha un fascino particolare
di cui certamente il piccolo David voleva essere parte. Insomma è
come vedere i sogni diventare realtà.
Nel
nuovo spettacolo “Destino di clown” che ha debuttato a Udine al
Teatro Nuovo, poi è passato al Teatro Ponchielli di Cremona, dove ho
avuto la fortuna di vederlo e poi a Forlì, al Teatro Diego Fabbri,
David porta avanti, pur con varianti, la sua concezione di clown che
comunica senza parole, come facevano Chaplin e Keaton, in un misto di
commedia dell’arte, surrealismo, mimo e altri virtuosismi, creando
numeri che si affidano all’uso di oggetti, che tra le sue mani si
trasformano sempre in qualcos’altro, all’uso della musica su cui
intona i movimenti, a quello della luce, che diventa anch’esso un
personaggio, alla collaborazione degli spettatori di tutte le età,
che, inutile dire, si divertono da impazzire.
David
Larible, ha il talento e la generosità di farci ridere ed emozionare
solo con l’espressione del volto dipinto di bianco e il tipico naso
rosso, o con le movenze del suo corpo introdotto in pantaloni e
scarpe extra size, e con quel cappello che ricorda il
monello di Chaplin e che non è mai nella posizione giusta. Ma sa
anche, improvvisamente, creare momenti di grande poesia assumendo
un’espressione melanconica, da bambino deluso o punito, o da grande
che non vuole crescere, facendo scaturire musica da un bidone della
spazzatura come fosse un carillon, trasformando un fazzoletto
in un burattino, un velo colorato in una nuvola, una ramazza in una
ballerina, un fascio di luce in una palla.
E
poi David non è solo clown ma anche cantante, giocoliere, ballerino,
acrobata, insomma, è un artista completo, che sa far divertire la
gente, qualunque lingua parli, senza parole, complicazioni
intellettuali, marchingegni scenografici, e le uniche lacrime
permesse, sono quelle per il troppo ridere.
Lo
spettacolo “Destino di clown” si chiude con il tenerissimo e
significativo sketch in cui, davanti ad una grande cornice di un
falso specchio, come immagini speculari, David e un bimbo scelto tra
il pubblico, vestito anch’egli da clown, si guardano. Il grande
clown, specchiandosi virtualmente, rivede il bambino che già a due
anni voleva fare il clown e che a forza di duro lavoro, passione e
piacere, c’è riuscito, ma è rimasto quel bimbo che non ha mai
smesso di sognare e di ridere.
Perché
tutto il resto è noia.
L’ultima
canzone che David ci canta e con cui si congeda dal pubblico, è
“Arrivederci” composta da Umberto Bindi.
Allora
arrivederci a presto, David, abbiamo tutti bisogno di te, per
ridere... e sognare.
Bravo!
Daria
D.
David
Larible in “Destino di clown”
Di
David Larible e Alessandro Serena
Regia
di David Larible
Con
Andrea Ginestra
Pianoforte
Stephen Kunz
Luci
di Mirko Oteri
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