Teatro Franco Parenti, Milano dal 13 al 25 gennaio 2015
Foto Lucia Baldini |
Dalla
Danimarca, Amleto scende nei vicoli napoletani, sotto una coperta in
stile patchwork, di cui sembra vantarsi come un mantello prezioso,
per mano di due autori, Emanuele Valenti anche regista e Gianni
Vastarella, che interpreta il principe folle, con la collaborazione
della drammaturga Marina Dammacco.
Ispirandosi
all’omonima parodia scritta nel 1810 dal drammaturgo inglese John
Poole, naturalmente al grande Bardo e al “Don Faust” di Antonio
Petito, rappresentante importante del teatro napoletano
dell’ottocento, lui stesso celebre pulcinella e drammaturgo, gli
autori ambientano la vicenda non nella terra d’origine, e del
resto “ò 47 nun arriva a’ Danimarca”, ma a Napoli, ai giorni
nostri.
Se
il destino è nel nome, Amleto Barilotto, figlio di un tenutario di
una bancarella, impazzisce dopo l’uccisione del padre per mano di
usurai. Distaccato dal resto della famiglia, unita, impicciona e
preoccupata, Amleto si aggira come un fantasma lui stesso, declamando
versi e leggendo l’opera di Shakespeare, mentre i parenti
continuano la loro vita di ambulanti, alle prese con i problemi e le
difficoltà che solo nelle strade di Napoli si possono incontrare.
La
scenografia minimalista è efficace a tal punto che le panche di
legno dipinte di rosso, diventano pontile, tomba di Ofelia,
bancarella, letto, dimostrando ancora una volta che il teatro povero
di grotowskiana memoria è la forma più vera e autentica di teatro,
perché quel che conta sono la storia e la recitazione. E qui, in
“Hamlet travestie” le due voci, voci che parlano napoletano, a
volte difficile da capire, ma ci piace lo stesso così, si innalzano,
con toni divertenti, comici, drammatici, ampliati, catturando la
nostra attenzione, la nostra mente, il nostro cuore.
Foto Lucia Baldini |
Ma
torniamo alla storia di questo Hamlet, interpretato con malinconia e
rassegnazione da Valenti, che la famiglia vuole fare rinsavire, con
l’aiuto di Don Liborio/Polonio. Il “geniale” professore, un
po’ caricatura dell’intellettuale, con un megafono da una parte
e il sigaro dall’altra, decide così di rappresentare il dramma di
Amleto, usando espedienti e situazioni farsesche all’insaputa del
delirante Amleto. Nella sua interpretazione, la madre
Amalia/Gertrude dovrà sposare Don Salvatore/Claudio, fratello del
defunto e Ornella/Ofelia simulare il suicidio. Ma non è semplice
dirigere personaggi lontani anni luce dal mondo regale della tragedia
di Shakespeare e così il dramma si fa farsa, la farsa si fa dramma,
ma senza mai forzare la mano sui temi cari all’iconografia
napoletana. In fondo, la storia, poteva parlare un altro dialetto,
essere ambientata nel Bronx o nelle banlieue, ma è solo la
lingua napoletana che ha la forza, l’espressività, la vis comica,
l’ironia capaci di coinvolgerci, di strapparci alla quotidianità
e alla tranquillità della lingua italiana.
C'è
qualcosa di caravaggesco in questo spettacolo, dove personaggi del
popolo, con i loro costumi esagerati e a buon mercato, si riuniscono
intorno ad una figura tragica, la curano, la osservano, la vogliono
salvare, mentre la luce si posa sui loro volti, li taglia, li
sferza, li esplora, mettendo in risalto difetti, lacrime, dolore,
follia.
Gli
attori, tutti bravi e simpatici, espressivi e divertenti, oltre al
già citato Vastarella, sono Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso,
Carmine Paternoster, Valentina Pollice, Emanuele Valenti e fanno
parte della compagnia Punta Corsara che
nasce
nel 2007 come progetto di impresa culturale della Fondazione Campania
dei Festival per il Teatro Auditorium di Scampia e diventa nel 2010
associazione culturale indipendente. Vince il Premio Speciale Ubu
2010 e il premio Hystrio – Altre Muse 2010.
Uno
spettacolo divertente, ben diretto e recitato, fatto da napoletani e
non solo per napoletani, perché Amleto è di tutti come lo è
Napoli...
Daria D.
da
John Poole e Antonio Petito a William Shakespeare
di Emanuele
Valenti e Gianni
Vastarella
con Giuseppina Cervizzi Amalia Esposito Barilotto, mamma di Amleto, poi GertrudeChristian Giroso Salvatore Barilotto, zio di Amleto, poi spettro e re Carmine Paternoster Ciro Liborio, figlio del Professore, poi LaerteEmanuele Valenti Don Liborio detto o' Professore, padre di Ornella e Ciro, poi PolonioGianni Vastarella Amleto Barilotto, poi Amleto principe di Danimarca
con Giuseppina Cervizzi Amalia Esposito Barilotto, mamma di Amleto, poi GertrudeChristian Giroso Salvatore Barilotto, zio di Amleto, poi spettro e re Carmine Paternoster Ciro Liborio, figlio del Professore, poi LaerteEmanuele Valenti Don Liborio detto o' Professore, padre di Ornella e Ciro, poi PolonioGianni Vastarella Amleto Barilotto, poi Amleto principe di Danimarca
dramaturg Marina
Dammacco
disegno luci Giuseppe Di Lorenzo
collaborazione artistica Mirko Calemme
organizzazione Marina Dammacco
aiuto regia Gianni Vastarella
disegno luci Giuseppe Di Lorenzo
collaborazione artistica Mirko Calemme
organizzazione Marina Dammacco
aiuto regia Gianni Vastarella
regia
e spazio scenico Emanuele
Valenti
progetto
nato su commissione del Festival Tfaddal/Milano
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