Milano,
Teatro Filodrammatici. Dal 13 al 18 gennaio 2015
Foto Filippo Renda |
Due
splendide attrici, Alice Redini e Irene Serini, lanciate fin quasi
all’esagerazione, in una sorta di cabaret espressionista, novella
gotica e “il ritorno degli zombie”, occhi cerchiati di nero,
facce dipinte di bianco, costumi inventivi, interessanti nella loro
semplicità, sono le protagoniste di questo spettacolo liberamente
tratto dal romanzo “La casa del sonno” di Jonathan Coe,
pubblicato nel 1997.
Non
credo sia stato un lavoro facile estrapolare dal romanzo le parti più
visivamente narrabili, trasportare sulla scena racconti di incubi,
insonnie, fobie e disturbi del sonno e le loro interpretazioni.
Infatti il regista Filippo Renda mette in chiaro che ci s' ispira
liberamente, già dal titolo, comunque molto evocativo della vicenda.
Le
due attrici ci conducono in questa clinica del sonno, che, a dir la
verità, sta più tra il manicomio, un ospedale in cui si fanno
esperimenti sui pazienti e un lager: certamente un posto che “non è
allegro”, dove i malati trascorrono “una villeggiatura
controllata”.
Irene
Serini, che interpreta la dott. Cleo Madison è una specie di
marionetta asessuata ma non priva di fantasie erotiche, l’altra,
Sarah la pazza, Alice Redini, è una paziente che soffre di
narcolessia e che parla malvolentieri con lo psicanalista,
interpretato dallo stesso Renda, delle sue fantasie e vicende
sessuali, dei suoi tentativi di relazionarsi con i coetanei e con gli
uomini.
Dietro
una parete trasparente, si muovono freneticamente, istericamente,
timidamente, le due donne, cui si aggiungeranno Robert e Gregory, in
un gioco di dualità tra passato e futuro.
La
storia, ambientata ad Ashdown negli anni ottanta, è quella di un
gruppo di studenti che vivono in un campus ma che dopo dodici anni si
è trasformato in una clinica specializzata nella cura della
narcolessia, diretta dal dott. Gregory Dudden, di cui Cleo è
l’assistente, e che ha l’abitudine di spiare il sonno dei
pazienti e di “godere” nello spingere i globi oculari della sua
donna, mentre dorme.
Foto Filippo Renda |
C’è
il tentativo, da parte dello psicanalista, di interpretare i
comportamenti dei pazienti, e di darci la sua teoria, basandosi sullo
studio di cuore e mente, istinto e razionalità dei personaggi.
Parole,
tante parole che forse lasciano tutto irrisolto, perché l’inconscio
è una materia talmente complessa e delicata, che difficile è
scriverne, difficile portarla sulla scena.
Renda
ci ha provato, con uno spettacolo che, se pur ben fatto, dà emozioni
a tratti, e che manca di una conclusione, di una risoluzione, perciò
non sappiamo se ciò dipenda dalla sua regia o dal romanzo. Non ci
resta che leggerlo, allora, narcolessia permettendo…
Daria
D.
Con Alice Redini, Irene Serini e Filippo Renda
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