ITALIA
1976 91’ COLORE
REGIA: UMBERTO LENZI
INTERPRETI: MAURIZIO MERLI, JOHN SAXON, BARRY SULLIVAN, ELIO ZAMUTO
VERSIONE DVD: SI’, edizione FEDERAL VIDEO
“ALLE VOLTE LA POLIZIA NON PAGA IL SABATO…” (dal film)
Reduce
dall’esperienza romana raccontata nel film Roma Violenta (1975),
il commissario Betti accetta di tornare in prima linea a Napoli, dove
però, a causa dei suoi metodi poco ortodossi per combattere il
crimine, entra subito in rotta di collisione con i superiori. D’altra
parte, le pratiche da sbrigare sono tante e non si può lavorare solo
di fioretto: tra micro e macrocriminalità, Betti non ha un attimo di
pace, e diventa quasi impossibile operare rimanendo entro i confini
della legalità.
L’inossidabile poliziotto dovrà fare i conti con: una coppia di rapinatori col vizio dello stupro; un maldestro topo d’appartamento, che ruba gioielli per conto di un ricettatore più disonesto di lui; lo strafottente bandito Casagrande, ufficialmente agli arresti domiciliari ma in realtà a capo di una banda di rapinatori di banche; il misterioso imprenditore Capuano, uomo ambiguo e dai loschi traffici; il potente boss della camorra ‘O Generale, che gestisce il racket dell’estorsione e fa affari con lo stesso Capuano.
A città finalmente ripulita -al caro prezzo, però, della vita di tre agenti speciali- Betti, stanco e disilluso, medita di mollare. Cambierà idea dopo aver incrociato per strada il piccolo Gennarino, rimasto zoppo e orfano del padre in seguito al raid punitivo degli scagnozzi di ‘O Generale: una volta in ballo, bisogna andare fino in fondo.
L’inossidabile poliziotto dovrà fare i conti con: una coppia di rapinatori col vizio dello stupro; un maldestro topo d’appartamento, che ruba gioielli per conto di un ricettatore più disonesto di lui; lo strafottente bandito Casagrande, ufficialmente agli arresti domiciliari ma in realtà a capo di una banda di rapinatori di banche; il misterioso imprenditore Capuano, uomo ambiguo e dai loschi traffici; il potente boss della camorra ‘O Generale, che gestisce il racket dell’estorsione e fa affari con lo stesso Capuano.
A città finalmente ripulita -al caro prezzo, però, della vita di tre agenti speciali- Betti, stanco e disilluso, medita di mollare. Cambierà idea dopo aver incrociato per strada il piccolo Gennarino, rimasto zoppo e orfano del padre in seguito al raid punitivo degli scagnozzi di ‘O Generale: una volta in ballo, bisogna andare fino in fondo.
Secondo,
forse, soltanto a Fernando di Leo e alla sua mitica “Trilogia del
Milieu” (di cui ci siamo già occupati in questa rubrica con la
recensione de La mala ordina, il capitolo centrale) che, pur
appartenendo al genere noir, ha ispirato il sottogenere
del poliziesco all’italiana, o “poliziottesco”, Lenzi è stato
senz’altro un campione dei B-movies nostrali, cioè del
cosiddetto –e defunto- “cinema di genere” 100% italiano che
andava per la maggiore negli anni ’70. In quel periodo, passati di
moda gli spaghetti western, per quantità di film prodotti
all’anno i poliziotteschi se la giocavano alla pari con le
“commediacce” sexy (Banfi, Fenech, Vitali & Co.), e
con i thriller/horror para-argentiani, genere in cui lo stesso
Lenzi si è cimentato (Gatti rossi in un labirinto di vetro,
1975). Per lo più, si tratta di produzioni mediocri –dai titoli
spesso chilometrici- girate a basso costo e in fretta e furia per
sfruttare l’onda del momento ma, “frugando” con attenzione, si
possono trovare anche delle piccole perle, come il presente Napoli
violenta. Certo, non aspettatevi chissà quale spessore
contenutistico da questo genere di film: non è niente più e niente
di meno che onesto cinema d’azione, caratterizzato da sceneggiature
spesso elementari e dallo sviluppo piuttosto lineare (ma ci sono
alcune eccezioni), con un tasso di violenza solitamente sopportabile.
Una volta precisato ciò, così da chiarire in anticipo cosa è
lecito aspettarsi da questo tipo di opere, ci si può tranquillamente
predisporre per godersi un’ora e mezzo di sparatorie e
inseguimenti, inframmezzati da brevi parentesi di tranches de vie
poliziesca o criminale. In Napoli violenta – film che
non sfugge certo allo schema precedente- come in altre sue opere
Lenzi, sfruttando una storia che si riduce a poco più che a un
collage di episodi, mette in mostra il proprio invidiabile
senso del ritmo e dell’azione, avvalendosi di coreografie
orchestrate magistralmente e adeguatamente supportate dalle musiche
di Franco Micalizzi. Già, perché anche sotto il profilo musicale,
il film non tradisce le convenzioni del genere poliziottesco,
rinomato per l’elevata qualità media delle colonne sonore, spesso
composte per l’occasione dai migliori autori dell’epoca
(Morricone, Trovajoli, Bacalov…). Non va poi trascurata la presenza
di Maurizio Merli –quasi un must per il genere-
nell’abituale veste del poliziotto eroico e solitario interamente
dedito alla causa, ruolo che lo ha reso famoso fino a farlo diventare
il “buono” per eccellenza del poliziesco all’italiana.
Tra
le sequenze da ricordare, cito almeno l’emozionante duello sulla
funicolare tra Betti e Casagrande, oltre alle frenetiche corse
motociclistiche nei vicoli e in mezzo al traffico infernale di Napoli
che lo stesso Casagrande è costretto a fare, dopo le rapine, per
presentarsi al commissariato all’una in punto, ora in cui deve
mettere la propria firma sul registro.
Nessuna
concessione registica alla Napoli “da cartolina”: non è un film
per turisti!
Chiudo,
sulla scia di Quentin Tarantino, invitandovi a riscoprire il cinema
di genere italiano degli anni ’70: cercando bene, è possibile
trovare delle gustose sorprese in grado di soddisfare anche i palati
più esigenti.
Francesco
Vignaroli
Vi
ricordo che potete recuperare le puntate precedenti della rubrica
(compreso l’articolo sul film LA MALA ORDINA) tornando all’ home
page e cliccando sull’icona a forma di ciak in alto a sinistra.
Condivido e mi associo all’appello di Francesco: la riscoperta di un certo cinema degli anni Settanta (superficialmente liquidato come minore), cominciata da Quentin Tarantino, può soddisfare ogni tipo di palato. NAPOLI VIOLENTA è a mio personale parere il film più riuscito del genere definito poliziottesco: ignoro come sia nato questo termine, ma, essendone appassionato, ne conosco bene le caratteristiche distintive. Lo spettatore non si aspetti di vedere un classico poliziesco o noir, o almeno, non soltanto; c’è qualcosa di più che va a firmare questo genere: il clima “anni di piombo” dell’epoca, il commissario borderline e la (eccessiva) violenza. In questo film si tocca l’apice: rapine e sequestri fanno da trama, l’attore Maurizio Merli sfida la malavita agendo ai limiti del consentito per assicurare alla giustizia i criminali “in qualunque modo” come egli stesso precisa al suo superiore, infine, la violenza fa da forma e spesso da sostanza, sebbene in questo film vada di pari passo con l’azione. Concludo consigliando anche io, come Francesco, la visione della trilogia di Fernando di Leo e, in aggiunta, un altro film che ritengo imperdibile per gli amanti del genere, UOMINI SI NASCE POLIZIOTTI SI MUORE di Ruggero Deodato (e scritto da di Leo). Rodolfo
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