Ore
14:15, ho pochissimo tempo per prendere l’autobus, andare alla
stazione, fare il biglietto e partire. Ore 14:55, ho 4 minuti per
arrivare al maledettissimo binario 1 est e riuscire a prendere il
treno. Tiro la valigia, accelero il passo, corro. Hanno annunciato la
partenza del treno, così mi butto, mi scaravento dentro e finalmente
prendo fiato. Ho il cuore in gola, batte a mille, ma ne è valsa la
pensa. Stasera devo assolutamente essere a casa. Ho colto al volo
l’occasione di una lezione cancellata per tornare ad Arezzo e
passare la serata in via de’ Redi. Perché? Quello che un tempo era
il teatrino del circolo artistico, da qualche anno è un Teatro vero
e proprio, il cui nome nasce dall’amore per Novecento di
Baricco ambientato nello splendido transatlantico Virginian.
Ho scelto uno spettacolo forse bizzarro; già il titolo fa ridere alcuni, imbarazzare altri, io ne sono semplicemente incuriosita. Mi aspettavo la storia di una della più note pornostar italiane, mi aspettavo di vedere svelate le contraddizioni di una ragazzina profondamente religiosa e che eppure ha scelto di fare del sesso il proprio lavoro, mi aspettavo di scoprire i suoi pensieri profondi e i conflitti, i litigi, i dubbi, l’ossessione per i soldi e l’incapacità di avere rapporti duraturi, ma Moana porno revolution non è niente di tutto ciò. Irene Serini, unica interprete in scena, è Anita, è Lorenzo, ma mai Moana. Vede tutto dagli occhi degli uomini che Moana Pozzi che ha avuto, dei suoi corteggiatori e della sue ammiratrici. Aspira a essere come lei, con le sue forme, la sua inibizione, ma potrà coronare questo vano sogno solo per qualche minuto.
Ho scelto uno spettacolo forse bizzarro; già il titolo fa ridere alcuni, imbarazzare altri, io ne sono semplicemente incuriosita. Mi aspettavo la storia di una della più note pornostar italiane, mi aspettavo di vedere svelate le contraddizioni di una ragazzina profondamente religiosa e che eppure ha scelto di fare del sesso il proprio lavoro, mi aspettavo di scoprire i suoi pensieri profondi e i conflitti, i litigi, i dubbi, l’ossessione per i soldi e l’incapacità di avere rapporti duraturi, ma Moana porno revolution non è niente di tutto ciò. Irene Serini, unica interprete in scena, è Anita, è Lorenzo, ma mai Moana. Vede tutto dagli occhi degli uomini che Moana Pozzi che ha avuto, dei suoi corteggiatori e della sue ammiratrici. Aspira a essere come lei, con le sue forme, la sua inibizione, ma potrà coronare questo vano sogno solo per qualche minuto.
Un
po’ delusa dalle mie aspettative, riprendo il mio ombrello ed esco
dal piccolo corridoio del Teatro Virginian, colorato da foto e
barchette di carta appese a un filo. Torno a casa e sfoglio il
programma della stagione, pieno di spettacoli di giovani compagnie:
una fortunata rarità ad Arezzo. Scelgo il prossimo spettacolo, in
scena sabato 7 marzo, ma questa volta senza pretese. Amami,
baciami, amami, sposami racconta la storia di tre donne, il cui
obiettivo principale è trovare marito, tanto che sono disposte a
partecipare a un concorso, che le vedrà confrontarsi tra loro in
prove e visite mediche per conquistare l’uomo in palio. In una
società come la nostra in cui il matrimonio è diventato una futile
abitudine da una parte e una lotta sociale dall’altra, lo
spettacolo del Gruppo di Teatro Campestre fa al caso nostro.
Sara
Michieletti
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