05 febbraio, 2015

"Elisabetta I – le donne e il potere". Un eterno, perverso gioco. Di Paolo Leone


Roma, Teatro dei Conciatori (via dei Conciatori, 5). Dal 3 al 15 febbraio 2015

Una donna, una Regina, un simbolo. Sconcertante e seducente, diabolica e prepotente, immagine prevalentemente maschile, quella del potere. Anche se ad incarnarla è una femmina. Sul palco del Teatro dei Conciatori di Roma, fino al 15 febbraio, va in scena l’eterna partita a scacchi degli intrighi, delle strategie, delle tattiche ingannatrici e sporche, del delirio del potere. Giocata si da una donna, Elisabetta I Tudor, ma sempre uguale a se stessa, nei millenni. Cambia l’angolazione del punto di vista, ma non la sostanza. Il popolo beota, che si accontenta di illusioni e ricambia col “vuoto e chiassoso entusiasmo”, bisognoso di idoli.
La solitudine di chi detiene la corona, circondata non da amicizia o affetto, ma solo dal tornaconto, dove anche l’amore è menzogna. Una partita, da sempre immaginata dagli uomini ma in questo caso giocata da una donna. Sola, che parla e risponde ai sussurri della plebe, delle cortigiane e dei cavalieri, in una dimensione onirica e vaneggiante. Tutte pedine che, nella scenografia meravigliosa (di Tiziano Fario) di questo spettacolo, prendono le forme di Re, Regina, cavallo, alfiere e torre, manovrati sopra un’enorme scacchiera. Maddalena Rizzi, l’interprete di questo monologo, è convincente e totalmente nella parte. Al delirio di onnipotenza del personaggio, lei regala toni e mimiche facciali sorprendenti, inquietanti e sensuali. Emoziona e spiazza. Diretta dalla bellissima e suggestiva regia di Filippo D’Alessio e con l’ausilio delle raffinate musiche di Eugenio Tassitano, Maddalena ci trasporta in un’epoca apparentemente definita, ma in realtà sospesa nel tempo, attualissima nella sua essenza. Qualche perplessità suscita il testo, che in alcuni momenti pecca di eccessivo nozionismo, perdendone in ritmo e in capacità di catalizzare l’attenzione del pubblico.
Geniale la messa in scena, dove la scacchiera e le pedine altro non sono che l’infinito, ciclico, perverso gioco del potere, che sfida altezzosamente anche la morte e che, quando finisce, rinasce sempre. Dal letame.

Paolo Leone


Elisabetta I – le donne e il potere, di David Norisco.
Con Maddalena Rizzi.
Regia di Filippo D’Alessio; Scene di Tiziano Fario; Costumi di Silvia Gambardella; Musiche di Eugenio Tassitano.

Si ringrazia l’ufficio stampa del Teatro dei Conciatori, nella persona di Maya Amenduni

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