Teatro
Auditorium, Trento. Dal 23 al 25 gennaio 2015
Dal
23 al 25 gennaio 2015 anche il pubblico trentino è stato ammaliato
dal toccante spettacolo di Valerio Binasco, Il visitatore, la
commedia che Eric-Emmanuel Schmitt scrisse nel 1993 e che gli fece
vincere ben 3 premi Molière. L’opera è ricca di spunti filosofici
e tratta dell’eterno dilemma dell’esistenza di Dio sullo sfondo
della tragedia della Seconda guerra mondiale.
La
vicenda si svolge in una notte a Vienna nel 1938. L’Austria è
invasa dai nazisti e Sigmund Freud (Alessandro Haber), dopo l’arresto
della figlia Anna (Nicoletta Robello Bracciforti) da parte della
Gestapo, si trova di fronte ad una importante decisione: firmare o no
la carta che permetterà a lui e alla figlia di lasciare l’Austria
e scappare altrove? Proprio durante quella notte Freud riceve la
visita di uno strano personaggio (Alessio Boni), in apparenza un
pazzo dall’aspetto di un clochard, con movenze e loquela del tutto
paragonabili a quelle di un fool shakespeariano. Sono proprio la
solitudine e la fragilità di Freud in un momento così difficile a
permettergli di staccarsi dalla sua razionalità e riflettere con
questo sconosciuto ed intrigante “visitatore” sul senso della
vita, sulla religione, sul bene e sul male. Così i due personaggi si
scontrano in un vero e proprio duello verbale, quasi una “tenzone
filosofica”.
L’ambientazione
è molto semplice: metà palco è occupata dall’interno dello
studio dello psicanalista, con una poltrona e una scrivania in primo
piano, mentre sullo sfondo, in un piccolo corridoio si intravede una
libreria. Alcuni libri sono sparsi su tutto il pavimento della
stanza, segno del passaggio dei nazisti che non hanno rispetto né
per gli esseri umani, né per la cultura. Il resto del palco rimane
completamente vuoto e lasciato al buio, una scelta simbolica che
rimanda alla tematica dello spettacolo: da un parte la realtà
visibile, dall’altra ciò che invece rimane nascosto, ossia
l’interiorità e l’inconscio.
Alessio
Boni interpreta magistralmente il suo personaggio. Il “visitatore”
appare in scena da un telo nero e non rivela mai la sua identità, ma
porta Freud e gli spettatori ad intuire che si tratti di Dio. “Se
anche ve lo dicessi non ci credereste” risponde a Freud quando gli
chiede chi fosse. Boni sa rendere il suo personaggio riflessivo e
intenso, ma anche umoristico, come nella scena in cui lo
psicanalista, curioso di conoscere questo “visitatore”, cerca di
psicanalizzarlo tartassandolo di domande, senza però ottenere alcun
risultato. L’attore mette in evidenza la sua abilità espressiva
soprattutto nel monologo in cui risponde alle domande che Freud gli
aveva posto su Dio. L’uomo è superbo in quanto ha la pretesa di
considerarsi divino, e lo stesso Freud ha commesso l’errore di aver
creduto di poter conoscere razionalmente l’uomo nella sua totalità
sostituendosi a Dio.
Alessandro
Tedeschi è perfetto nella parte dell’ufficiale della Gestapo tanto
da sembrare realmente un nazista. Soprattutto nelle scene in cui
sbeffeggia Freud e gli ebrei, risulta di un sadismo raggelante.
Nicoletta
Robello Bracciforti recita la parte di una figlia devota e protettiva
nei confronti di Freud, una donna forte, decisa e adirata contro ogni
abuso di potere da parte dei nazisti.
Alessandro
Haber interpreta valentemente un Freud ammalato, stanco, tremolante,
dalla parlata concitata, in preda a frequenti attacchi di tosse.
L’attore dimostra abilmente i dubbi e le incertezze del suo
personaggio emozionando il pubblico, quando ad esempio il
“visitatore” alla fine fugge dalla finestra ed egli, sentendosi
abbandonato, lo prega di non andarsene, quasi come abbandonandosi a
quel bisogno di credere che tanto proclamava.
Sara
Bellebuono
Di
Eric-Emmanuel Schmitt
Regia
Valerio Binasco
Musiche
Arturo Annecchino
Scene
Carlo De Marino
Costumi
Sandra Cardini
Con
Alessandro Haber, Alessio Boni, Nicoletta Robello Bracciforti e
Alessandro Tedeschi
una delle cose più belle viste finora in questa stagione! Paolo Leone
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