16 febbraio, 2015

Intervista con Francesco Branchetti. Impegno senza soste in tutta Italia. Di Paolo Leone


L’ultima volta avevamo incontrato Francesco Branchetti ad agosto, per parlare del premio “Ombra della sera” ricevuto per la sua messa in scena di “Girotondo” (di Arthur Schnitzler) nell’ambito del XII Festival Internazionale del Teatro Romano di Volterra, quale miglior spettacolo della stagione. Ci aveva parlato del suo sostegno al teatro d’arte, delle difficoltà, di felici collaborazioni. Ora sta per tornare a Roma ed è sempre impegnato su più fronti, come ha confidato al Corriere.



Francesco, rieccoci alla vigilia di importanti appuntamenti. Ci eravamo lasciati subito dopo aver vinto il Premio “Ombra della sera” per il tuo Girotondo e ci avevi preannunciato l’avvio di una nuova stagione ricca di progetti e anche di speranze. Ti chiedo subito come è andata con lo spettacolo “Sinceramente bugiardi” di Alan Ayckbourn.

Lo spettacolo splendidamente interpretato da Debora Caprioglio, Lorenzo Costa, Federica Ruggero e Fabio Fiori è andato benissimo sin dal suo debutto al Festival Teatrale di Borgio Verezzi e ha riscosso ottimi consensi sia da parte del pubblico che della critica, nelle varie piazze in cui è stato messo in scena. E’ attualmente ancora in tournée e mi auguro che il bellissimo successo che ha avuto prosegua ancora a lungo.

Ricordo che avevi espresso speranze di poter lavorare maggiormente con i Teatri Stabili. Hai esordito da poco in quello di Trieste con un importante progetto, ce ne parli?

Il 10 febbraio abbiamo debuttato in prima nazionale al Politeama Rossetti –Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia con lo spettacolo CLEOPATRA di Gianni Guardigli, interpretato da Daniela Giovanetti, magnifica attrice con cui sognavo di lavorare da anni ed il lavoro che abbiamo fatto e che stiamo facendo mi conferma pienamente il suo straordinario talento, dalle infinite sfumature attoriali ed interpretative. Lo spettacolo si avvale delle scene e dei costumi di Clara Surro e delle musiche di Pino Cangialosi e mi auguro di riuscire a restituire allo splendido testo di Guardigli la straordinaria capacità di indagare l’animo femminile fino nelle sue più recondite sfumature come quello della nostra “Cleopatra”

Anche Roma ti aspetta. Verso la fine di febbraio, al Teatro dei Conciatori, tornerai con un tuo cavallo di battaglia, con quel “Senso” di Guardigli, interpretato da Isabella Giannone. So che ci tieni molto, c’è qualche motivo particolare?

Il motivo per cui sono particolarmente legato ed affezionato a questo spettacolo è perché, come in pochi altri casi, le atmosfere e le emozioni che scaturiscono da questo spettacolo, la cornice formale, il lato visivo, le atmosfere musicali, mi rappresentano in pieno nel mio tentativo di fare un teatro che faccia dell’essere umano l’unico vero protagonista di ogni intento registico e dell’allestimento, di fare un teatro che vada dritto al cuore dello spettatore e credo, con questo spettacolo, di esserci pienamente riuscito. Sin dal suo debutto nel 2010 e ad ogni ripresa dello spettacolo (quattro stagioni a Roma tra cui il Piccolo Eliseo e due a Milano al Teatro Litta e al Teatro dei Filodrammatici) le varie piazze che abbiamo toccato e gli importanti festival come Asti Teatro mi hanno sempre confermato l’enorme impatto emotivo sul pubblico e la forza con cui è sempre riuscito ad “arrivare” al cuore dello spettatore. Per questo, devo ringraziare soprattutto la magnifica interpretazione di Isabella Giannone, che in scena ha dato vita ad una delle migliori interpretazioni femminili dei miei spettacoli.

Sempre a Roma, dirigerai anche Antonello Avallone verso la fine della stagione se non erro, in un testo di Giovanni Antonucci: “Io, Ettore Petrolini”. Un genere molto diverso. Che tipo di spettacolo sarà?

Io, Ettore Petrolini” di Giovanni Antonucci, in realtà è uno spettacolo che ha debuttato nel 2009 e già allora ha riscosso molto successo nei vari teatri in cui è stato rappresentato, tra cui alcuni Teatri Stabili. E’ uno spettacolo che ci fa scoprire un Petrolini lontano da cliché e stereotipi. A mio avviso la forza dello spettacolo è proprio quella di raccontare il lato più intimo e privato del grandissimo artista accanto, ovviamente, alle sue straordinarie e geniali performances. Insomma, un ritratto di Petrolini molto originale a cui Antonello Avallone ha saputo dare un’ umanità straordinaria, oltre all’aver saputo magnificamente ricreare e far rivivere sul palcoscenico le straordinarie “creature” di Petrolini

Bene Francesco, il Corriere dello Spettacolo continuerà a seguirti nei tuoi “movimenti artistici”, ormai siamo reciprocamente affezionati!

Assolutamente sì, e di questo vi ringrazio. Voi e i vostri lettori.


Paolo Leone

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