L’ultima
volta avevamo incontrato Francesco Branchetti ad agosto, per parlare
del premio “Ombra della sera” ricevuto per la sua messa in scena
di “Girotondo” (di Arthur Schnitzler) nell’ambito del XII
Festival Internazionale del Teatro Romano di Volterra, quale miglior
spettacolo della stagione. Ci aveva parlato del suo sostegno al
teatro d’arte, delle difficoltà, di felici collaborazioni. Ora sta
per tornare a Roma ed è sempre impegnato su più fronti, come ha
confidato al Corriere.
Francesco,
rieccoci alla vigilia di importanti appuntamenti. Ci eravamo lasciati
subito dopo aver vinto il Premio “Ombra della sera” per il tuo
Girotondo e ci avevi preannunciato l’avvio di una nuova stagione
ricca di progetti e anche di speranze. Ti chiedo subito come è
andata con lo spettacolo “Sinceramente bugiardi” di Alan
Ayckbourn.
Lo
spettacolo splendidamente interpretato da Debora Caprioglio, Lorenzo
Costa, Federica Ruggero e Fabio Fiori è andato benissimo sin dal
suo debutto al Festival Teatrale di Borgio Verezzi e ha riscosso
ottimi consensi sia da parte del pubblico che della critica, nelle
varie piazze in cui è stato messo in scena. E’ attualmente ancora
in tournée e mi auguro che il bellissimo successo che ha avuto
prosegua ancora a lungo.
Ricordo
che avevi espresso speranze di poter lavorare maggiormente con i
Teatri Stabili. Hai esordito da poco in quello di Trieste con un
importante progetto, ce ne parli?
Il
10 febbraio abbiamo debuttato in prima nazionale al Politeama
Rossetti –Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia con lo
spettacolo CLEOPATRA di Gianni Guardigli, interpretato da Daniela
Giovanetti, magnifica attrice con cui sognavo di lavorare da anni ed
il lavoro che abbiamo fatto e che stiamo facendo mi conferma
pienamente il suo straordinario talento, dalle infinite sfumature
attoriali ed interpretative. Lo spettacolo si avvale delle scene e
dei costumi di Clara Surro e delle musiche di Pino Cangialosi e mi
auguro di riuscire a restituire allo splendido testo di Guardigli la
straordinaria capacità di indagare l’animo femminile fino nelle
sue più recondite sfumature come quello della nostra “Cleopatra”
Anche
Roma ti aspetta. Verso la fine di febbraio, al Teatro dei Conciatori,
tornerai con un tuo cavallo di battaglia, con quel “Senso” di
Guardigli, interpretato da Isabella Giannone. So che ci tieni molto,
c’è qualche motivo particolare?
Il
motivo per cui sono particolarmente legato ed affezionato a questo
spettacolo è perché, come in pochi altri casi, le atmosfere e le
emozioni che scaturiscono da questo spettacolo, la cornice formale,
il lato visivo, le atmosfere musicali, mi rappresentano in pieno nel
mio tentativo di fare un teatro che faccia dell’essere umano
l’unico vero protagonista di ogni intento registico e
dell’allestimento, di fare un teatro che vada dritto al cuore dello
spettatore e credo, con questo spettacolo, di esserci pienamente
riuscito. Sin dal suo debutto nel 2010 e ad ogni ripresa dello
spettacolo (quattro stagioni a Roma tra cui il Piccolo Eliseo e due
a Milano al Teatro Litta e al Teatro dei Filodrammatici) le varie
piazze che abbiamo toccato e gli importanti festival come Asti Teatro
mi hanno sempre confermato l’enorme impatto emotivo sul pubblico e
la forza con cui è sempre riuscito ad “arrivare” al cuore dello
spettatore. Per questo, devo ringraziare soprattutto la magnifica
interpretazione di Isabella Giannone, che in scena ha dato vita ad
una delle migliori interpretazioni femminili dei miei spettacoli.
Sempre
a Roma, dirigerai anche Antonello Avallone verso la fine della
stagione se non erro, in un testo di Giovanni Antonucci: “Io,
Ettore Petrolini”. Un genere molto diverso. Che tipo di spettacolo
sarà?
“Io,
Ettore Petrolini” di Giovanni Antonucci, in realtà è uno
spettacolo che ha debuttato nel 2009 e già allora ha riscosso molto
successo nei vari teatri in cui è stato rappresentato, tra cui
alcuni Teatri Stabili. E’ uno spettacolo che ci fa scoprire un
Petrolini lontano da cliché e stereotipi. A mio avviso la forza
dello spettacolo è proprio quella di raccontare il lato più intimo
e privato del grandissimo artista accanto, ovviamente, alle sue
straordinarie e geniali performances. Insomma, un ritratto di
Petrolini molto originale a cui Antonello Avallone ha saputo dare un’
umanità straordinaria, oltre all’aver saputo magnificamente
ricreare e far rivivere sul palcoscenico le straordinarie “creature”
di Petrolini
Bene
Francesco, il Corriere dello Spettacolo continuerà a seguirti nei
tuoi “movimenti artistici”, ormai siamo reciprocamente
affezionati!
Assolutamente
sì, e di questo vi ringrazio. Voi e i vostri lettori.
Paolo
Leone
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