Lara
Fabian con “Voce”
Il
Festilval di Sanremo, giunto alla sua 65° edizione, ci lascerà la
presenza di canzoni centrate sul tema della vita quotidiana dei
nostri giorni; del resto, la musica, come l’arte in generale, è
una possibilità per potersi esprimere e poter esprimere un proprio
momento emozionale dal punto di vista personale me contestualizzato
nella nostra quotidianetà.
Questa
edizione condotta da Carlo Conti accompagnato da Emma Marrone, Arisa
e Rocio Munoz Morales è stata caratterizzata dalla presenza di
canzoni volte a dare un messaggio positivo e di fiducia per il nostro
domani.
In modo particolare questo aspetto è stato manifestato dalla canzone interpretata dalla bellissima Lara Fabian. Una canzone in cui si è manifestata non solo un’emozione dei sentimenti da un punto di vista personale dell’artista, ma anche una presenza del senso di filantropia verso la vita; una canzone che a mio giudizio resterà tra i ricordi di questa edizione. “Voce” (questo è il titolo della canzone cantata dalla Fabian, con testo scritto da Cristiano Cremonini, accompagnata dal brano composto da Frio Zanotti in collaborazione con la stessa artista) è un testo di un intenso e profondo significato. Esso racconta che viviamo in un’esistenza in cui nessuno ha “voce” per poter dare un senso ai nostri tempi. Questo in un paesaggio in cui però l’artista sente una voce, cioè il rumore della città, che le entra dentro come il vento; una voce sortile, una voce limpida come se da una parte, oltre ad indicare un tempo, voglia indicare qualcosa o qualcuno che parla da lontano, con una voce sottile e trasparente, piena di filantropia, là dove l’artista canta il silenzio che sta gridando intorno a lei; come se volesse rispecchiare la voce di qualcuno che l’artista conosce, ma allo stesso tempo non sa chi è. Come se volesse riflettere un rapporto con qualcuno molto lontano, probabilmente di qualcuno che non c’è, che aveva molto amore per la vita; qualcuno che si intreccia in un rapporto Io – Esso, come ci insegna il filosofo M. Buber, ossia un rapporto con qualcuno che non conosco perché sta lontano, un rapporto, ad esempio, che abbiamo con Dio (un Esso). Il testo parla di un silenzio che la protagonista vive intorno a sé, un silenzio che sta gridando come se volesse raffigurare la malinconia per la voce di qualcuno che non sente più, ma che sente lo stesso; una voce a cui chiede “Dimmi chi sei, voce nell'aria/Voglio confondermi dentro di te,/Canto per te dal fondo dell'anima.../Con la forza di vincere... che resta in me.../Per vivere ancora, per sognare ancora/Fino a raggiungerti…”: un messaggio in cui si annuncia che, anche se lontano, anche se non si sa a chi appartenga quella voce o meglio cosa sia divenuta o divenuto chi sta lontano, la protagonista è consapevole cosa recita quella medesima voce, o meglio, cosa le sussurra, qui dove c’è la voglia di vincere, di sognare ancora fino a raggiungere quella voce nell’aria. Una voce di filantropia però non volta solamente a una persona cara, ma al mondo intero, che sembra parlare,senza possedere però abbastanza forza per dar senso, per dare un suono d’amore al tempo, per vincere e sognare ancora. Come se in quel “vincere e sognare” si voglia affermare che dobbiamo vincere e continuare a sognare in questa vita, per realizzare un senso a questo tempo, come se quella fosse di qualcuno che amava molto la vita. “Il potere profondo che/La serenità racchiude in sé, racchiude in sé…”: vale a dire una voce serena che va nel vento e che dona la sua tranquillità, in un canto limpido, dove l’artista è rassicurata dalla tranquillità del respiro intenso della persona che non c’è, la stessa che gli parla nell’anima, in questo mondo in cui tutti noi dobbiamo scoprire la felicità chiusa al nostro interno. È come se in questo testo si voglia ricordare un tempo in cui le persone sapevano tirar fuori la loro felicità, e che ora è tornato il tempo di riprendersela.
In modo particolare questo aspetto è stato manifestato dalla canzone interpretata dalla bellissima Lara Fabian. Una canzone in cui si è manifestata non solo un’emozione dei sentimenti da un punto di vista personale dell’artista, ma anche una presenza del senso di filantropia verso la vita; una canzone che a mio giudizio resterà tra i ricordi di questa edizione. “Voce” (questo è il titolo della canzone cantata dalla Fabian, con testo scritto da Cristiano Cremonini, accompagnata dal brano composto da Frio Zanotti in collaborazione con la stessa artista) è un testo di un intenso e profondo significato. Esso racconta che viviamo in un’esistenza in cui nessuno ha “voce” per poter dare un senso ai nostri tempi. Questo in un paesaggio in cui però l’artista sente una voce, cioè il rumore della città, che le entra dentro come il vento; una voce sortile, una voce limpida come se da una parte, oltre ad indicare un tempo, voglia indicare qualcosa o qualcuno che parla da lontano, con una voce sottile e trasparente, piena di filantropia, là dove l’artista canta il silenzio che sta gridando intorno a lei; come se volesse rispecchiare la voce di qualcuno che l’artista conosce, ma allo stesso tempo non sa chi è. Come se volesse riflettere un rapporto con qualcuno molto lontano, probabilmente di qualcuno che non c’è, che aveva molto amore per la vita; qualcuno che si intreccia in un rapporto Io – Esso, come ci insegna il filosofo M. Buber, ossia un rapporto con qualcuno che non conosco perché sta lontano, un rapporto, ad esempio, che abbiamo con Dio (un Esso). Il testo parla di un silenzio che la protagonista vive intorno a sé, un silenzio che sta gridando come se volesse raffigurare la malinconia per la voce di qualcuno che non sente più, ma che sente lo stesso; una voce a cui chiede “Dimmi chi sei, voce nell'aria/Voglio confondermi dentro di te,/Canto per te dal fondo dell'anima.../Con la forza di vincere... che resta in me.../Per vivere ancora, per sognare ancora/Fino a raggiungerti…”: un messaggio in cui si annuncia che, anche se lontano, anche se non si sa a chi appartenga quella voce o meglio cosa sia divenuta o divenuto chi sta lontano, la protagonista è consapevole cosa recita quella medesima voce, o meglio, cosa le sussurra, qui dove c’è la voglia di vincere, di sognare ancora fino a raggiungere quella voce nell’aria. Una voce di filantropia però non volta solamente a una persona cara, ma al mondo intero, che sembra parlare,senza possedere però abbastanza forza per dar senso, per dare un suono d’amore al tempo, per vincere e sognare ancora. Come se in quel “vincere e sognare” si voglia affermare che dobbiamo vincere e continuare a sognare in questa vita, per realizzare un senso a questo tempo, come se quella fosse di qualcuno che amava molto la vita. “Il potere profondo che/La serenità racchiude in sé, racchiude in sé…”: vale a dire una voce serena che va nel vento e che dona la sua tranquillità, in un canto limpido, dove l’artista è rassicurata dalla tranquillità del respiro intenso della persona che non c’è, la stessa che gli parla nell’anima, in questo mondo in cui tutti noi dobbiamo scoprire la felicità chiusa al nostro interno. È come se in questo testo si voglia ricordare un tempo in cui le persone sapevano tirar fuori la loro felicità, e che ora è tornato il tempo di riprendersela.
Un
testo meraviglioso, che forse vuole lanciare un messaggio che da
qualche parte lontano da noi (o vicino) esiste una voce eterna, forse
quella di Dio, che ci dice, come abbiamo accennato prima, di tornare
all’amore, ossia a quella felicità richiusa dentro di noi.
Questo
testo, molto intenso e ricco di significato, da quanto dicono i media
è dedicato alla madre dell’artista, una persona che sicuramente
gli ha insegnato ad amare la vita. Concludo con un grande complimento
alla splendida artista Lara Fabian, che ha interpretato il testo con
la massima dolcezza, in un momento in cui il mondo avrebbe molto
bisogno di voci per dar un senso a questo immenso tempo. Voci dolci,
accompagnate da sogni e sentimenti positivi. Voci che dovrebbero
derivare da noi giovani; noi, che forse dovremmo prendere come
modelli i grandi per costruire un domani migliore, in un contesto in
cui, plausibilmente, sentire la voce un padre divino ci potrebbe
essere anche molto utile.
Raf
con “Come una favola”
Vi
ho parlato già della 65° edizione del festival di Sanremo e della
canzone “Voce” di Lara Fabian, dove ho sostenuto che la musica,
come l’arte in generale, è una possibilità per potersi esprimere
e poter esprimere un proprio momento emozionale, un messaggio di
fiducia, un momento di vita, un sentimento profondo. E in questa
prospettiva si può parlare di un altro artista di questa edizione
del festival, ossia di Raf, che è tornato sul palco dell’Ariston
dopo tanti anni con una poesia d’amore dal titolo “Come una
favola”. Una bellissima poesia che, come la canzone della Fabian,
ci comunica molto: una storia d’amore composta da un legame
profondo, di quella stessa profondità che oggi esiste poco nelle
coppie; l’autore racconta che la sua lei è unica per lui e che non
ce ne può essere nessun altra; una lei che un giorno è entrata nei
suoi sogni, rendendo tutto possibile “e ho imparato tra sogni e
realtà imprevedibili / che l’amore esiste anche al di là dei
nostri limiti”. Una poesia in cui un uomo venera la sua donna che
ama veramente, che gli ha dato luce, rendendo tutto più limpido,
perché il protagonista ha imparato tra sogni e realtà che l’amore
esiste, in un quadro in cui il personaggio racconta che non credeva
nell’esistenza dell’amore, finché un giorno non ha incontrato la
sua lei, che non è più un sogno, ma una realtà. Possiamo pensare,
chiudere una porta all’amore, ma questo arriva a quella porta e non
possiamo mettergli un limite, quando troviamo una bella che ci fa
dire come nella canzone “Sei tutto quello che voglio / anzi sei
molto di più” non abbiamo limiti. Un poesia che, oltre a esprimere
l’amore profondo per la propria donna, evidenzia un aspetto
importante, ossia: l’amore è camminare insieme, stare insieme,
avere qualcuno accanto che ricambia il nostro amore e che ci permette
di trovare le soluzioni ai problemi. Una poesia che esalta la
specialità di una donna che riesce a illuminare ogni momento come se
fosse una favola. Una poesia che grida l’amore, un amore che dona
equilibrio, serenità, voglia di vivere, d’amore; una forza di vita
che è “come una favola / a cui non crede nessuno” in questa
contemporaneità, fatto di amori immediati, non duraturi nel tempo,
in un quadro dove sembra che non si conosca più l’amore, dove
nessuno o pochi sanno quanto è meraviglioso stare davanti a una
strada affrontando il disordine del mondo, qui dove da questa strada
in disordine se ne può inventare un’altra insieme. Insieme si può
affrontare tutto, insieme c’è la vittoria, la felicità. “Le api
che si posano sui fiori /mentre le nuvole disegnano il cielo”, in
questo punto è difficile interpretare questa poesia, ma sicuramente
le api produttori di miele che si posano sui fiori stanno ad indicare
un simbolo di purezza e temperanza, in un itinerario in cui l’uomo
non abbraccia in modo profondo l’amore con la presenza della
temperanza. Una poesia che dice che però questo avverrà, l’amore
riavrà la sua temperanza e il cielo si riempirà di colori. “Ovunque
andrai io ci sarò perchè /Perché è di me che hai bisogno/Ed io ho
bisogno di te / Perché siamo parte di un sogno / Perché è tutto
quello che c'è/E sarà sempre per noi/Come una favola”: il cielo
sarà disegnato perché i due che si amano hanno bisogno dell’uno e
dell’altra e solo se saranno insieme tutto sarà come una favola.
“stringimi forte perché/Ti farò girare girare girare volare/E
splenderemo per sempre/Milioni di anni luce come pianeti/Oltre la
gente oltre l'invidia /Di chi questo mai avrà/E splenderemo per
sempre/Sei tutto quello che voglio/Tu sei molto di più/E ai miei
perché/La risposta sei tu/Vorrei che fosse per sempre/Come una
favola/Come una favola/E girare girare e volare/Una vita si può
raccontare/Come una favola/Come una favola”: in questo passaggio
l’autore vuole esprimere sicurezza alla sua amata, pensando che,
oltre il loro amore, c’è un mondo invidioso e malvagio, ma egli
dice alla sua amata che la loro vita può essere come una favola.
Questa è la mia interpretazione su questa canzone di Raf, a cui
faccio un grande complimento che estendo a tutti gli artisti che
hanno partecipato a questo festival 2015. non dimenticandomi di
estendere tale complimento ai conduttori e a tutti coloro che hanno
lavorato per questa 65° edizione.
Giuseppe
Sanfilippo
Troppi lunghi questi articoli ma sei bravissimo
RispondiEliminagrande dottore Sanfilippo sei un mito
RispondiElimina