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03 febbraio, 2015

“Mary Shelley e Frankenstein”. Le passioni di una donna sfortunata. Di Paolo Leone


Roma, Teatro Lo Spazio (Via Locri 42). Lunedì 2 febbraio 2015

Il sodalizio artistico tra Melania Fiore ed Enrico Bernard, in questi ultimi anni, ha prodotto spettacoli particolarmente interessanti, di notevole livello. Testi di impegno civile, interpretazioni appassionate, premi in diverse rassegne teatrali. Nell’unica serata del 2 febbraio, il palco del Teatro Lo spazio di Roma ha ospitato la loro ultima fatica, quel Mary Shelley e Frankenstein che tanto successo aveva riscosso in prima nazionale, poche settimane fa, nel Teatro Stanze Segrete.
 

Un’opera di grande, struggente poesia. Un delicato equilibrio tra la lirica dei versi con cui è composto il testo, le musiche scelte dalla stessa Melania ed una interpretazione sorprendente, appassionata e appassionante come non mai. La tormentata, sfortunata, controversa vita di Mary Shelley, la scrittrice inglese vissuta tra la fine del 700 e la prima metà dell’800, celebre per il romanzo Frankenstein, ovvero il moderno Prometeo, è rappresentata in maniera mirabilmente sintetica nei suoi tratti essenziali. Il dolore, i sensi di colpa per la morte della madre al parto, l’amore appassionato e scandaloso per il suo Percy, il lucido delirio di una mente provata da una serie impressionante di disgrazie, avvolta nei fumi di un fato implacabile, prendono corpo nella grande presenza scenica di una Melania Fiore in stato di grazia, che interpreta con particolare passione ed empatia Mary. La fa sua, si lascia trasportare dalla musicalità del testo e lo arricchisce con veemenza, seguendone la lirica, illuminandola con un “fuoco sacro” d’altri tempi, quasi in trance, e curandone anche la regia, dinamica e suggestiva. Il suo amore per la poesia, frutto degli insegnamenti del suo maestro, l’indimenticato Mario Scaccia, si è materializzato nell’interpretazione di un personaggio studiato nei minimi particolari, ed ha permesso di esaltare l’intima essenzialità della Shelley, donna di grande intelletto e sensibilità fuori dal comune, anticipatrice dei tempi e quindi scomoda, generosa in amore ai limiti dell’autodistruzione, che ha conosciuto e affrontato i suoi mostri interiori, prima ancora di creare il suo, quel Frankenstein grazie al quale ancora oggi è ricordata. Racconta, Mary – Melania, travolgente nel suo eloquio appassionante, i viaggi, gli stenti, gli affanni, la poesia, il lato oscuro, la fredda solitudine di un’anima provata dalla vita sin da piccola, su cui sembra inevitabile l’abbattersi di un destino tragicamente segnato, ma al quale non si rassegnò mai. Con l’ausilio della bellissima voce narrante di Aldo Emanuele Castellani, il monologo di Melania Fiore è uno dei più appassionati e coinvolgenti visti in questa stagione.

Paolo Leone


Mary Shelley e Frankenstein, di Enrico Bernard.
Interpretato e diretto da Melania Fiore.

Con la partecipazione in voce di Aldo Emanuele Castellani; Tecnico audio e luci: Alessio Pascale; Assistente alla regia: Riccardo Santini

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