Calligramma di Guillaume Apollinaire |
Come
sosteneva Heidegger all'interno della lettera sull'Umanesimo, il
linguaggio è la casa dell'essere ed è proprio in questa che risiede
l'uomo. La parola è quell'organismo vivo che è parte integrante
dell'esistenza umana. Cosa sarebbe un soggetto pensante senza la
possibilità di esprimere parole? Forse perderebbe una sfumatura
della propria realtà noumenica, quella di comunicare, di entrare in
contatto con la fenomenicità che lo circonda.
L’uomo
è un essere che possiede un dono meraviglioso ovvero quello di poter
parlare, pronunciare parole: musiche che fondano effetti molteplici,
emozioni che sfoggiano equilibri, squilibri o sentimenti distorti in
base agli effetti provocati da quel suono, ritmo e tono con cui sono
pronunciate.
Di conseguenza le parole hanno una potenza straordinaria sul nostro umore, pensieri e reazioni. Qui, l’uomo genera delle immagini della realtà, di verità, di sé stesso e degli altri.
Di conseguenza le parole hanno una potenza straordinaria sul nostro umore, pensieri e reazioni. Qui, l’uomo genera delle immagini della realtà, di verità, di sé stesso e degli altri.
Le
parole hanno un potenziale, sono entità creatrici. Se ci pensiamo
bene, d'altronde, è una parola a dare l'identità a
persone,sentimenti,oggetti, situazioni. Con le parole costruiamo i
nostri rapporti interpersonali, edifichiamo ed esterniamo le nostre
emozioni. Illuminano la mente umana.
Esse
svelano molte cose di noi; infatti, grazie a loro esprimiamo le
nostre idee, gioie, angosce, dolori, opinioni, collera, ecc... cantiamo, narriamo il nostro inconscio spesso in modo inconsapevole.
Friedrich
Nietzsche scriveva che la parola ha sangue in sé. Ha una propria
sostanzialità, una propria materialità, un proprio respiro. Sono
delle gemme preziose che vanno custodite e tutelate dalla
superficialità della massificazione e dallo scadimento dei valori.
Emettere una parola non vuol dire soltanto mettere insieme suoni
oppure un codice qualsiasi.
Socrate,
facendosi paladino della dialogicità, si limitava ad ascoltare, onde
evitare l'insorgere di immagini e preconcetti. La parola ha una forza
così grande tanto da incastrarsi ovunque. Si insinua nel profondo.
Tocca quella psychè che è la zona più autentica dell'essere umano.
Le parole formano un canto, una narrazione che a volte appassionano o
incantano. La comunicazione fa girare il mondo. Ma questo processo
non è esente da problematiche. Le parole sono sintonie che nessuno
ci ha insegnato ad esprimere nei migliori modi possibili e per tale
ragione è difficile comprendersi. Bisognerebbe educare alla cura del
linguaggio, educare ad una precisa scelta delle parole da usare. Chi
tra di noi sa davvero usare le parole? Parlare,saper parlare è
un'arte. I greci coltivavano la retorica come qualcosa dalla quale
non si poteva prescindere. La parola merita la giusta attenzione, la
giusta collocazione, va saputa maneggiare, ha bisogno di dolcezza. La
parola è soffice, vuole regnare nell'armonia, vuole garantire
equilibrio. La parola è una sinfonia poetica che parte dalle corde
più strette del cuore. Il rischio che si corre oggi è che la parola
diventi una carcassa senza vita. Il compito dei nuovi filosofi ma
anche di tutti coloro che coltivano un'arte, e per arte, intendo
anche quella più importante, ovvero l'arte di vivere, è quello di
conservare l'incantesimo e la magia che è racchiusa nel più grande
dono che ci sia stato fatto.
Giuseppe
Sanfilippo e Vincenza Vitello
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