Trieste,
Il Rossetti-Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dall’11 al 15
marzo 2015
Cosa
sarebbe successo se Sigmund Freud e “Dio” si fossero incontrati
una notte nella Vienna del 1938 invasa dai nazisti? Éric-Emmanuel
Schmitt prova a rispondere in questa piéce scritta nel 1993. Ci si
trova in casa del padre della psicanalisi in un momento molto
difficile: la figlia Anna viene prelevata da un arrogante e
presuntuoso nazista per essere interrogata dalla Gestapo lasciando
l’uomo in preda alla disperazione, aggravata dalla necessità di
decidere urgentemente se restare, e condividere così la sorte dei
tanti che verranno perseguitati, o fuggire grazie al sostegno
dell’opinione pubblica mondiale data ad un uomo della sua fama.
Ecco allora che appare questo misterioso Visitatore: un folle appena scappato dal manicomio o, come si dichiara, Dio? Il dialogo è alto, sulle promesse tradite che la vita fa all’essere umano, sulla solitudine profonda delle grandi menti, ma anche sulla solitudine di Dio, annoiato dai propri proseliti e alla ricerca di un confronto con chi di lui diffida: non va alla ricerca della conversione del proprio ospite, sembra piuttosto desiderare di essere da lui accettato e compreso, capito.
Ecco allora che appare questo misterioso Visitatore: un folle appena scappato dal manicomio o, come si dichiara, Dio? Il dialogo è alto, sulle promesse tradite che la vita fa all’essere umano, sulla solitudine profonda delle grandi menti, ma anche sulla solitudine di Dio, annoiato dai propri proseliti e alla ricerca di un confronto con chi di lui diffida: non va alla ricerca della conversione del proprio ospite, sembra piuttosto desiderare di essere da lui accettato e compreso, capito.
La
regia di Valerio Binasco, che ha curato anche la traduzione e
l’adattamento del testo, fa emergere il lato più umano dei
personaggi, soprattutto di Sigmund, che Alessandro Haber interpreta
dandone l’immagine di un vecchio, indebolito dagli anni e dalla
malattia, sconvolto dagli avvenimenti che è costretto a vivere.
Nicoletta Robello Bracciforti mostra Anna come una donna fragile,
disperata, ma anche esasperata dai tentennamenti del padre rispetto
alla decisione di partire, che interpreta come sciocca testardaggine.
Alessio Boni, il Visitatore, lascia ben trasparire l’ambiguità del
proprio personaggio, mentre Alessandro Tedeschi rende grottesco il
ruolo del nazista. Le musiche di Arturo Annecchino sono presenza
lieve; le scene di Carlo De Marino risultano essenziali. I costumi di
Sandra Cardini sono coerenti con la lettura registica.
Paola
Pini
Il
Visitatore di Éric-Emmanuel Schmitt
Traduzione
e adattamento: Valerio Binasco
Scene:
Carlo De Marino
Costumi:
Sandra Cardini
Musiche:
Arturo Annecchino
Regia:
Valerio Binasco
Produzione:
Goldenart Production
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