Roma,
Teatro Lo Spazio (via Locri 42). Dal 17 al 22 marzo 2015
Nelle
terre estreme, il titolo del libro di Jon Krakauer, si materializza
tra gli inquietanti vicoli dove è situato il Teatro Lo Spazio di
Roma, trincea culturale di una parte di città dimenticata eppure non
periferica. Gli spazi sterminati della natura selvaggia, metafora di
una ricerca esistenziale necessaria per capire e capirsi, prendono
forma grazie ad un curioso esperimento ideato e messo in scena da
Riccardo Mei, voce storica di tanti documentari sulla natura della tv
italiana. Into the wild, che rimanda d’istinto al meraviglioso film
di Sean Penn, è pretesto, avvio e conclusione di un viaggio
immaginario di cui Mei diventa garbato ed entusiasta accompagnatore.
La vera storia di Cristopher Mc Candless, prologo e finale del
percorso sul palcoscenico, nella voce, nei racconti e nelle canzoni
eseguite dal protagonista e dai suoi musicisti, diventa (proprio come
nel film) spunto di innumerevoli riflessioni.
A volte anche troppe, quasi perdendosi nelle mille sfumature offerte da un tema così complesso. Ma la cosa che più colpisce di questo spettacolo è il genuino entusiasmo del suo autore. Si vede, si sente, ne è quasi travolto Mei, mentre passa da una breve recitazione ad una lettura, dall’analisi dei rapporti genitori – figli, causa di tanti malesseri, all’importanza della lettura e della cultura per intraprendere qualsiasi viaggio, dentro e fuori di noi. I libri, sono il viaggio. Quel viaggio che, simbolo della ricerca interiore, ci viene proposto come raramente accade. Figlio di una “rete” invisibile, frutto dell’immaginazione stimolata da tanti autori letterari citati nel corso del recital, una “rete” che si auto genera tra sogno, letteratura, cinema, teatro. In un ciclo infinito. Canta le emozioni, e lo fa molto bene, con le splendide canzoni di Eddie Vedder composte per il film, ci parla delle relazioni umane (è quello, il vero mondo selvaggio) e delle problematiche del rapporto uomo – natura coi brani di Cat Stevens. Cita Thoreau, London, Bonatti, Conrad, Tolstoj, Rodari, Gaber, dando voce e origine al bisogno di ricerca e di libertà dell’uomo, oggi relegato ad “essere comprante” anziché al suo ruolo di “essere pensante”. Un grido di libertà questo spettacolo, un battito d’ali quasi disperato ma incoraggiante a riappropriarci della nostra identità. Liberi dai falsi bisogni. La consapevolezza sarebbe già un grande passo avanti. Per non arrivare agli ultimi giorni scoprendo di non aver vissuto.
A volte anche troppe, quasi perdendosi nelle mille sfumature offerte da un tema così complesso. Ma la cosa che più colpisce di questo spettacolo è il genuino entusiasmo del suo autore. Si vede, si sente, ne è quasi travolto Mei, mentre passa da una breve recitazione ad una lettura, dall’analisi dei rapporti genitori – figli, causa di tanti malesseri, all’importanza della lettura e della cultura per intraprendere qualsiasi viaggio, dentro e fuori di noi. I libri, sono il viaggio. Quel viaggio che, simbolo della ricerca interiore, ci viene proposto come raramente accade. Figlio di una “rete” invisibile, frutto dell’immaginazione stimolata da tanti autori letterari citati nel corso del recital, una “rete” che si auto genera tra sogno, letteratura, cinema, teatro. In un ciclo infinito. Canta le emozioni, e lo fa molto bene, con le splendide canzoni di Eddie Vedder composte per il film, ci parla delle relazioni umane (è quello, il vero mondo selvaggio) e delle problematiche del rapporto uomo – natura coi brani di Cat Stevens. Cita Thoreau, London, Bonatti, Conrad, Tolstoj, Rodari, Gaber, dando voce e origine al bisogno di ricerca e di libertà dell’uomo, oggi relegato ad “essere comprante” anziché al suo ruolo di “essere pensante”. Un grido di libertà questo spettacolo, un battito d’ali quasi disperato ma incoraggiante a riappropriarci della nostra identità. Liberi dai falsi bisogni. La consapevolezza sarebbe già un grande passo avanti. Per non arrivare agli ultimi giorni scoprendo di non aver vissuto.
Into
the wild world – quelli che cercano è uno spettacolo che, con
un ulteriore intervento registico potrebbe diventare, da gradevole,
memorabile. Del resto, uno show è come un viaggio. In continua
evoluzione, cercando di avvicinarsi alla perfezione, alla verità.
Quella raggiunta da Mc Candless, che non ha avuto la fortuna di
poterla raccontare direttamente, ma che in qualche modo è arrivata
fino a noi. Merito di chi ha saputo dare continuità a quella rete
tessuta di sogno, arte ed emozioni. Riccardo Mei offre il suo
contributo ed il suo entusiasmo a questa causa.
Paolo
Leone
Spettacolo
multimediale scritto e diretto da Riccardo Mei.
Con
Riccardo Mei (recitazione, canto, flauto, sax, ukulele); Maurizio
Loffredo alla chitarra; Cinzia Gizzi al pianoforte; Maurizio Meo al
contrabbasso; Ivo Parlati alla batteria.
Video
realizzati da Sergio Vecia e Chiara Cetorelli. Foto di natura di
Barbara Dall’Angelo.
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