Maximilian
Nisi, attore esperto e talentuoso. Allievo di Giorgio Strehler
(diplomato alla scuola del Teatro d’Europa nel ’93) e di Luca
Ronconi (Corso di Perfezionamento per Attori/Teatro di Roma '95)
vanta una carriera teatrale, televisiva e cinematografica ventennale
di grande prestigio.
Ciao
Maximilian! Iniziamo subito dalla domanda che interessa di più ai
nostri lettori. Dove e quando avremo la possibilità di assistere
nuovamente alla tua arte?
In
questo momento sono a Rubiera, un paese in provincia di Reggio
Emilia. Vivo e lavoro presso la Corte Ospitale, un centro teatrale
veramente attrezzato e molto affascinante. Mi sento quasi "in
ritiro spirituale", in un luogo magico, fuori dal tempo, immerso
nella campagna emiliana. Stiamo provando "Il Giardino dei
ciliegi" di Cechov per il Contato del Canavese. Una splendida
compagnia di 12 attori capitanata da Corrado D'Elia. Dopo una prova
aperta al pubblico prevista il 31 marzo al Teatro Herberia di
Rubiera, il 10 aprile debutteremo al Teatro Giacosa di Ivrea e poi in
tourneè. Stiamo lavorando sul minimalismo teatrale che mira
all'essenziale, sull' espressione naturale dei sentimenti che
ricalcano l'andamento casuale della vita e sulla ricerca di una
Verità che trascende e scavalca le convenzioni del Teatro.
Parlaci
del personaggio che interpreti. Perché hai accettato di interpretare
questo ruolo?
Interpreto
Trofimov, l' eterno studente. È certamente uno dei personaggi di
Cechov più sinistrosi. I suoi discorsi reazionari in seguito furono
visti dai funzionari zaristi come una precoce manifestazione delle
successive idee bolsceviche e vennero spesso censurati. È un
personaggio appassionato, a tratti utopico, denso. Il suo riso è
asciutto, pacato, triste. Ho sempre desiderato interpretarlo. Come
tutti i personaggi di Cechov parla a raffica, fraintende, urla e a
volte piange. È un personaggio umano, troppo umano. A tratti è
tenerissimamente ridicolo. Un piccolo eroe in un' immensa casa di
campagna in compagnia di altre anime in pena alla ricerca di chissà
che
Quali
sono i tuoi progetti per il futuro, ammesso che tu possa rivelarli.
A
parte questo progetto, al quale auguro lunga vita, vi dico che nel
mese di maggio riprenderò "Shakespeare amore mio", un mio
recital, musicato dal vivo da Stefano De Meo dedicato al Bardo nel
450 anniversario della nascita, che ha debuttato felicemente a Roma,
a Torino e a Borgio Verezzi. Sarà in replica a Sarzana, poi a
Vicenza, ed aprirà il festival shakesperiano a Napoli. Curerò in
seguito la regia di "Pene d'amore perdute" di W.
Shakespeare e quella di "A porta chiusa" di J.P.Sartre. In
autunno finalmente si realizzerà un progetto, sempre teatrale, a cui
tengo moltissimo, ancora in via di definizione ma certo. Di cui non
dico ancora nulla perché nulla ancora posso dire
Che
cosa significa, secondo te, recitare?
Giocare.
Interpretare. Creare. Dipingere. Immaginare. Approfondire. Studiare.
Danzare. Raccontare le nevrosi, le isterie, le debolezze, le paure,
le speranze, le follie di mille personaggi diversi. Scolpire parole
sonore. Creare silenzi espressivi. Lavorare artigianalmente. Amare
tenacemente. Vivere.
Sei
attore per scelta o per necessità?
Per
scelta e per necessità. Una necessità più che altro spirituale. Mi
piace recitare, è un'arte che mi completa e che mi da modo di
pensare e di prendere posizioni sempre differenti nei confronti della
vita. È una magnifica avventura che ancora oggi mi diverte e mi
insegna tante cose.
Quale
forma di comunicazione artistica preferisci fra quella teatrale,
televisiva e cinematografica e perché?
Il
punto di partenza è il medesimo. Cambiano i mezzi per esprimere uno
stato d'animo, una relazione, una situazione, una condizione. Direi
che il teatro è certamente la comunicazione artistica più appagante
perché è la più diretta. La resa nel lavoro teatrale dipende
unicamente dall'interprete. In televisione o nel cinema i passaggi
sono tanti. Il tuo lavoro passa attraverso mille mani, visionato da
cento occhi ed ascoltato da altrettante orecchie. Viene deciso,
girato, illuminato, montato e spesso doppiato. Tutte fasi che
l'interprete non può controllare. La resa è sempre una sorpresa.
Non sempre piacevole però.
Grazie
Maximilian per il tempo dedicatoci. A presto!
Curata
da Emanuele Ajello
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