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23 marzo, 2015

MAXIMILIAN NISI Recitare… una magnifica avventura che ancora oggi mi diverte e mi insegna tante cose. Intervista di Emanuele Ajello


Maximilian Nisi, attore esperto e talentuoso. Allievo di Giorgio Strehler (diplomato alla scuola del Teatro d’Europa nel ’93) e di Luca Ronconi (Corso di Perfezionamento per Attori/Teatro di Roma '95) vanta una carriera teatrale, televisiva e cinematografica ventennale di grande prestigio.

Ciao Maximilian! Iniziamo subito dalla domanda che interessa di più ai nostri lettori. Dove e quando avremo la possibilità di assistere nuovamente alla tua arte?

In questo momento sono a Rubiera, un paese in provincia di Reggio Emilia. Vivo e lavoro presso la Corte Ospitale, un centro teatrale veramente attrezzato e molto affascinante. Mi sento quasi "in ritiro spirituale", in un luogo magico, fuori dal tempo, immerso nella campagna emiliana. Stiamo provando "Il Giardino dei ciliegi" di Cechov per il Contato del Canavese. Una splendida compagnia di 12 attori capitanata da Corrado D'Elia. Dopo una prova aperta al pubblico prevista il 31 marzo al Teatro Herberia di Rubiera, il 10 aprile debutteremo al Teatro Giacosa di Ivrea e poi in tourneè. Stiamo lavorando sul minimalismo teatrale che mira all'essenziale, sull' espressione naturale dei sentimenti che ricalcano l'andamento casuale della vita e sulla ricerca di una Verità che trascende e scavalca le convenzioni del Teatro.

Parlaci del personaggio che interpreti. Perché hai accettato di interpretare questo ruolo?

Interpreto Trofimov, l' eterno studente. È certamente uno dei personaggi di Cechov più sinistrosi. I suoi discorsi reazionari in seguito furono visti dai funzionari zaristi come una precoce manifestazione delle successive idee bolsceviche e vennero spesso censurati. È un personaggio appassionato, a tratti utopico, denso. Il suo riso è asciutto, pacato, triste. Ho sempre desiderato interpretarlo. Come tutti i personaggi di Cechov parla a raffica, fraintende, urla e a volte piange. È un personaggio umano, troppo umano. A tratti è tenerissimamente ridicolo. Un piccolo eroe in un' immensa casa di campagna in compagnia di altre anime in pena alla ricerca di chissà che

Quali sono i tuoi progetti per il futuro, ammesso che tu possa rivelarli.

A parte questo progetto, al quale auguro lunga vita, vi dico che nel mese di maggio riprenderò "Shakespeare amore mio", un mio recital, musicato dal vivo da Stefano De Meo dedicato al Bardo nel 450 anniversario della nascita, che ha debuttato felicemente a Roma, a Torino e a Borgio Verezzi. Sarà in replica a Sarzana, poi a Vicenza, ed aprirà il festival shakesperiano a Napoli. Curerò in seguito la regia di "Pene d'amore perdute" di W. Shakespeare e quella di "A porta chiusa" di J.P.Sartre. In autunno finalmente si realizzerà un progetto, sempre teatrale, a cui tengo moltissimo, ancora in via di definizione ma certo. Di cui non dico ancora nulla perché nulla ancora posso dire

Che cosa significa, secondo te, recitare?

Giocare. Interpretare. Creare. Dipingere. Immaginare. Approfondire. Studiare. Danzare. Raccontare le nevrosi, le isterie, le debolezze, le paure, le speranze, le follie di mille personaggi diversi. Scolpire parole sonore. Creare silenzi espressivi. Lavorare artigianalmente. Amare tenacemente. Vivere.

Sei attore per scelta o per necessità?
Per scelta e per necessità. Una necessità più che altro spirituale. Mi piace recitare, è un'arte che mi completa e che mi da modo di pensare e di prendere posizioni sempre differenti nei confronti della vita. È una magnifica avventura che ancora oggi mi diverte e mi insegna tante cose.

Quale forma di comunicazione artistica preferisci fra quella teatrale, televisiva e cinematografica e perché?

Il punto di partenza è il medesimo. Cambiano i mezzi per esprimere uno stato d'animo, una relazione, una situazione, una condizione. Direi che il teatro è certamente la comunicazione artistica più appagante perché è la più diretta. La resa nel lavoro teatrale dipende unicamente dall'interprete. In televisione o nel cinema i passaggi sono tanti. Il tuo lavoro passa attraverso mille mani, visionato da cento occhi ed ascoltato da altrettante orecchie. Viene deciso, girato, illuminato, montato e spesso doppiato. Tutte fasi che l'interprete non può controllare. La resa è sempre una sorpresa. Non sempre piacevole però.

Grazie Maximilian per il tempo dedicatoci. A presto!



Curata da Emanuele Ajello

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