Napoli,
Teatro Mercadante. Dal 25 febbraio al 15 marzo 2015
Una
partenza sperata, un ritorno alla felicità di un tempo: l’illusione
che questo sogno possa realizzarsi. Alla fine però bisogna fare i
conti con la triste realtà: la felicità non esiste, è
irraggiungibile e noi uomini siamo condannati a vivere una
triste,piatta e mediocre esistenza. Ecco uno dei pensieri portanti
dell’ideologia di Anton Cechov che si materializza concretamente in
“Tre Sorelle” scritta dal drammaturgo russo nel 1900 e andata in
scena per la prima volta l’anno successivo al Teatro d’Arte di
Mosca sotto la regia di Stanislavksij. A centoquattordici anni dal
suo debutto, il regista Claudio Di Palma ripropone questa
meravigliosa opera al Teatro Mercadante di Napoli,in cartellone fino
al 25 Marzo.
La vicenda racconta delle tre sorelle Ol'ga, Maša e Irina che con il fratello Andrèj vivono in una piccola città di provincia, dove anni prima si erano trasferiti da Mosca insieme al padre, il generale Prozorov, venuto a mancare da un anno. Ol'ga e Irina, la maggiore e la minore delle sorelle, desiderano ardentemente tornare a Mosca, insoddisfatte del mediocre e soffocante ambiente della provincia. Ma nessuno riuscirà nel proprio progetto di vita: Ol'ga, nominata suo malgrado direttrice della scuola dove insegna, deve rinunciare all’idea di Mosca; Irina, che aveva accettato il matrimonio con Tuzenbach al solo scopo di tornare nella capitale, perde anzitempo il futuro marito in duello; Maša è costretta ad interrompere la sua relazione con Aleksàndr Veršinin per il trasferimento del bel colonnello ad altra guarnigione; Andrèj, infine, nominato membro del Consorzio, abbandona le ambizioni accademiche che nutriva su Mosca. La versione che ne fa Di Palma è,a tratti,ben lontana da quella proposta da Stanislavskij nel 1901: obiettivo è far risaltare l’irraggiungibile volontà di cambiamento o quanto meno di ritorno alla condizione di felicità che le tre sorelle provavano un tempo quando risiedevano a Mosca. A proscenio,disposto più avanti, una barca: simbolo della partenza sperata dal paese di provincia,che però non ci sarà mai; la scenografia di Luigi Ferrigno è uno spazio aperto dal quale,in determinati attimi della rappresentazione,i personaggi si “staccano” dal resto della vicenda per vivere momenti di solitudine o di intenso pathos emotivo. La rappresentazione dunque,in due atti anziché dei quattro originali, non ha il carattere “naturalista” proprio delle riletture cechoviane delle quali siamo abituati: quella di Di Palma si avvicina di gran lunga ad una messinscena d’avanguardia,quasi da “Terzo Teatro”. Una scelta coraggiosa dunque,quella di abbandonare i clichè e le “dittature registiche” che si installano quando parliamo di Cechov,che possiamo dire è ben riuscita grazie anche alla bravura di tutti gli attori del cast. Eccezionali Andrea Renzi,nel ruolo di Aleksàndr Veršinin,Federica Sandrini,Gaia Aprea e Sabrina Scuccimarra,rispettivamente le tre sorelle Irina, Maša e Ol’ga. Bravi e degni di lodi il resto degli attori: Paolo Serra,Sara Missaglia,Gabriele Saurio,Giacinto Palmarini,Paolo Cresta,Alfonso Postiglione,Massimiliano Sacchi, Enzo Mirone e Enzo Turrin. Costumi Zaira De Vincentiis,luci Gigi Saccomandi.
La vicenda racconta delle tre sorelle Ol'ga, Maša e Irina che con il fratello Andrèj vivono in una piccola città di provincia, dove anni prima si erano trasferiti da Mosca insieme al padre, il generale Prozorov, venuto a mancare da un anno. Ol'ga e Irina, la maggiore e la minore delle sorelle, desiderano ardentemente tornare a Mosca, insoddisfatte del mediocre e soffocante ambiente della provincia. Ma nessuno riuscirà nel proprio progetto di vita: Ol'ga, nominata suo malgrado direttrice della scuola dove insegna, deve rinunciare all’idea di Mosca; Irina, che aveva accettato il matrimonio con Tuzenbach al solo scopo di tornare nella capitale, perde anzitempo il futuro marito in duello; Maša è costretta ad interrompere la sua relazione con Aleksàndr Veršinin per il trasferimento del bel colonnello ad altra guarnigione; Andrèj, infine, nominato membro del Consorzio, abbandona le ambizioni accademiche che nutriva su Mosca. La versione che ne fa Di Palma è,a tratti,ben lontana da quella proposta da Stanislavskij nel 1901: obiettivo è far risaltare l’irraggiungibile volontà di cambiamento o quanto meno di ritorno alla condizione di felicità che le tre sorelle provavano un tempo quando risiedevano a Mosca. A proscenio,disposto più avanti, una barca: simbolo della partenza sperata dal paese di provincia,che però non ci sarà mai; la scenografia di Luigi Ferrigno è uno spazio aperto dal quale,in determinati attimi della rappresentazione,i personaggi si “staccano” dal resto della vicenda per vivere momenti di solitudine o di intenso pathos emotivo. La rappresentazione dunque,in due atti anziché dei quattro originali, non ha il carattere “naturalista” proprio delle riletture cechoviane delle quali siamo abituati: quella di Di Palma si avvicina di gran lunga ad una messinscena d’avanguardia,quasi da “Terzo Teatro”. Una scelta coraggiosa dunque,quella di abbandonare i clichè e le “dittature registiche” che si installano quando parliamo di Cechov,che possiamo dire è ben riuscita grazie anche alla bravura di tutti gli attori del cast. Eccezionali Andrea Renzi,nel ruolo di Aleksàndr Veršinin,Federica Sandrini,Gaia Aprea e Sabrina Scuccimarra,rispettivamente le tre sorelle Irina, Maša e Ol’ga. Bravi e degni di lodi il resto degli attori: Paolo Serra,Sara Missaglia,Gabriele Saurio,Giacinto Palmarini,Paolo Cresta,Alfonso Postiglione,Massimiliano Sacchi, Enzo Mirone e Enzo Turrin. Costumi Zaira De Vincentiis,luci Gigi Saccomandi.
Alla
luce di tutta la vicenda di “Tre sorelle” ci può sembrare strano
come in realtà Cechov avesse pensato questa sua opera come una farsa
e non come un dramma: difatti dopo la prima lettura agli attori del
Teatro d’Arte di Mosca, di fronte alla commozione e al pianto di
questi ultimi, Cechov,andò via irritato costringendo Stanislavskij a
inseguirlo fino a casa. Quello che ci potremmo domandare infatti è:
dov’è il comico in tutta questa vicenda? Per la regia di Di Palma
il comico nasce da questa inevitabile frattura che si crea tra ciò
che si attende (la partenza per Mosca) e ciò che si verifica (la
disillusione e il proseguimenti di una vita noiosa e piatta). Per
Cechov,in generale,questa frattura è quasi insanabile: non possiamo
mai raggiungere la felicità completa,ma solo dei brevi e transitori
intervalli
Francesco
Pace
Tre
sorelle
di
Anton Cechov, regia Claudio Di Palma
con
Paolo Serra, Sara Missaglia, Sabrina Scuccimarra, Gaia Aprea,
Federica Sandrini, Gabriele Saurio, Andrea Renzi, Giacinto Palmarini,
Paolo Cresta, Alfonso Postiglione, Massimiliano Sacchi, Enzo Mirone,
Enzo Turrin
Scene
Luigi Ferrigno
costumi
Zaira de Vincentiis
luci
Gigi Saccomandi
musiche
Ran Bagno
foto
di scena Marco Ghidelli
produzione
Teatro Stabile di Napoli
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