Napoli,
ZTN - Zona Teatro Naviganti (Vico Bagnara 3A, c/o Piazza Dante). Dal
27 febbraio al 1 marzo 2015
Se
pensiamo all'immensa produzione popolare di testi risalenti al
periodo storico che va dal XIII secolo ai primi decenni del
novecento, testi che comprendono componimenti, libretti e canzonette,
non possiamo dimenticare di certo la vastissima antologia della
tradizione popolare partenopea. Dalle “villanelle” delle origini
alla “tarantella”─ vero e proprio tormentone del Regno delle
Due Sicilie ─ si passa alle arie da camera e all'opera buffa,
fino ad arrivare a Ferdinando Russo e Salvatore Di Giacomo le cui
poesie danno inizio all'epoca d'oro della canzone classica
napoletana.
Ma
tra i grandi nomi che certamente si ditinsero per prosa e per lirica,
si nascondono, rimasti nell'oscurità dell'anonimato, scrittori e
canzonieri autori di una letteratura scomoda e sconcia, una miriade
di testi che trattano di “argomenti” erotici ed osceni.
Essi
costituiscono una collezione di capolavori nascosti, rappresentano il
sottoproletariato poetico, furono ritrovati e raccolti
meticolosamente in una pubblicazione del 1974 ad opera del
giornalista napoletano Angelo Manna dal titolo L'inferno della
Poesia Napoletana.
“Non
vediamo perchè non avremmo dovuto...Sporco? Pulito? Sono aggettivi
che non hanno mai riguardato la poesia! Quando mai gli aggettivi
hanno fatto la storia!”
Cosi
recita l'introduzione scritta dall' On. Manna per la prima edizione
della sua raccolta e da qui parte il lavoro ideato e diretto dal
regista Giovanni Merano, che grazie ad intermezzi dialogati di
Maurizio D. Capuano, porta in scena l'adattamento teatrale del
volume.
Dal
27 febbraio al 1 marzo 2015 nella sala dello ZTN di Piazza Dante a
Napoli ─
il nuovissimo caveau
fondato dalla compagnia teatrale Naviganti InVersi ─
lo spettacolo Versi Proibiti,una lotta. Tra ipocrisia e
autentico naturalismo, ha
letteralmente sconvolto il pubblico dalle risate, ha allietato la
serata riproponendo in chiave cabarettistica le suddette rime
“segrete”.
Il
breve shock iniziale è dovuto non tanto all'effetto “scandalo” ─
che colpisce il più bigotto proprio per denunciare i bivalenti, il
falso perbenismo e moralismo dilagante ─ ma alla dissuetudine
nell'ascoltare termini comunemente ritenuti “volgari” ed
appartenenti ad un dialetto arcaico di per sé difficile, all'interno
di una rappresentazione pubblica. Un conto è discutere in intimità
di determinate azioni che appartengono alla sfera sessuale e di
situazioni decisamente imbarazzanti, un altro è affrontarle in
teatro dove la realtà della vita viene messa doppiamente nudo
toccando nel profondo.
Eppure
alcuni racconti di incontenibile libido ed atti fisiologici
impellenti, appertangono proprio alla mano scherzosa dei già citati
Russo e Di Giacomo ( per esempio Idillio
'e merda o
Miez
'o puorto
) oppure
─ cosa difficile a credersi ─ a uomini di più nobile famiglia
come un certo Raffaele Petra, duca di Vastogirardi e Marchese di
Caccavone (di certo il titolo nobiliare non aiuta a rimanere seri) il
quale scrisse A
cunfessione 'e Taniello.
Quest'ultima
poesia, è uno degli sketch
alla
Viviani più riusciti
della serata e vede le doti macchiettistiche dell'attore Fabio
Balsamo impegnate nella parte di un prete che assolve Taniello,
seduto su un gabinetto a muro come fosse un confessionale!
Ad
affiancare Balsamo, formando uno strepitoso trio, Francesco Saverio
Esposito che attraverso registro e timbro della voce passa da un
illustre e beffeggiato gentiluomo di accento cortese, ad una pulce
disperata o ad un adolescente con gli ormoni in subbuglio; Carlo
Liccardo invece cattura l'attenzione in un momento violentemente
drammatico come quello del monologo di una prostituta nella poesia
Giuvanne
'o stuort', 'o massimo
.
Versi
Proibiti si presta ad essere una
pièce
multisensoriale. Alla bravura degli interpreti si affianca il piacere
della musica dal vivo e della canzone popolare che interrompono di
tanto in tanto la recitazione, offrendo occasione di ripercorrere
perfino la storia dei sovrani della città con Il peto nel
regno di Napoli di Federico
Salvatore.
E'
la voce sensuale, frizzante e potente di Serena Pisa ─ interprete
magnetica e artista a tutto tondo ─ insieme alle note eseguite da
Luigi Castiello (contrabbasso) e Gianpaolo Ferrigno (chitarra) a
coinvolgere gli stanti a ritmo di tammorra, e con il suo italiano
napoletanizzato e lo sguardo ammiccante esercita fascino ed eleganza
verace.
Da
come si evince, l'esperimento azzardato da Merano è risultato
vincente e geniale, smascherando il perbenismo del teatro dei
signori, riportando alla luce diatribe purtroppo ancora oggi
presenti, in quel mondo artistico che troppo spesso è un esclusiva
dei “potenti” alto-borghesi i quali uccidono e sviliscono la
cultura solo per realizzare programmi di sviluppo meramente
economici.
Ed
invece questo ricchissimo patrimonio di testi “apocrifi” è
portavoce di ribellione contro gli ipocriti, mostrando alla
cittadinanza quanto di elevato vi sia in generale in ciò che è
minore; basti pensare non solo ai nomi che compaiono nella
bibliografia del testo di Manna, ma al fatto che lo stesso sia stato
prodotto nel 2006 in formato audiolibro, recitato da un gigante del
palcoscenico e dello schermo quale fu Aldo Giuffré.
Lo
spettacolo punta sull' indecenza per marcare inmodo più evidente il
confine fra il vero ed il falso lirismo , osannando la purezza e la
spontaneità di una Napoli genuina e non poteva che concludersi con
le dolci note di Donna
Cuncetta di
Pino.
Andrea
Arionte
Con:
Fabio Balsamo, Carlo Liccardo, Francesco Saverio Esposito, Serena
Pisa, Gianpaolo Ferrigno, Luigi Castello
Scenografia:
Anna Seno
Grafica:
Daniela Molisso
Addetto
stampa: Emma di Lorenzo
Regia:
Giovanni Merano
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